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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
17.06.2008 La bufala di Ecclestone sugli "investitori ebrei" nella Formula 1
ricorda vecchi pregiudizi e stereotipi

Testata: Corriere della Sera
Data: 17 giugno 2008
Pagina: 51
Autore: f.van
Titolo: «Eccleston minaccia ancora lo scisma della F1 "Mosley fa allontanare gli investitori ebrei"»
Chi sono  gli investitori ebrei che secondo Bernie Ecclestone  "controllano gran parte del denaro"   e "non sono contenti di avere Max (Mosley, ndr )come rappresentante al vertice della Fia della Formula 1"
Ecclestone non fa i nomi, né li fa l'articolo sulle sue dichiarazioni pubblicato dal CORRIERE della SERA del 17 giugno 2008.

Così com'è, la dichiarazione di Ecclestone non ha nulla a che fare con i fatti, e molto con i pregiudizi e gli stereotipi. 
Ed  appare decisamente come una bufala. Chi sarebbero, nel gran circo della F1, gli
investitori ebrei? Nessuno, a quanto ci risulta, fra le squadre di punta,
che, giova ricordare, sono Ferrari (alias Fiat), Mac Laren (alias Mercedes)
e BMW. E neanche fra le altre squadre di gran nome (Toyota) ci sembra di
trovare ebrei. Di tutte le altre, dove pure non scorgiamo nomi ebrei, ad
Ecclestone importa, da sempre, meno di niente, anche perché non sono in
grado di portare grandi capitali.


Ecco il testo.

MILANO — Dopo aver marinato il matrimonio dell'amico Flavio Briatore («Lo sapevamo, ci aveva avvisato un paio di giorni prima; ignoriamo le ragioni dell'assenza, comunque non era vero che avrebbe fatto il testimone » dicono nel club di mr Billionaire), Bernie Ecclestone è tornato ad azionare la lingua. Sul Times
ha bombardato di nuovo l'ex amico Max Mosley, adombrando lo spettro che, a causa del suo famoso festino sadomaso a sfondo nazista, ci possa essere una fuga degli investitori ebrei dalla F1: «Controllano gran parte del denaro del nostro sport e non sono contenti di avere Max come rappresentante al vertice della Fia» dichiara Ecclestone. Insomma, l'esito dell'assemblea «bulgara» che ha tenuto Mosley al suo posto continua ad essere un rospo indigeribile da parte di chi, all'inizio, era stato se non altro neutro nei confronti del comportamento del presidente.
È chiaro che l'orgia, al di là della facile censura etica, è un pretesto per muoversi su altri scenari. Quello del potere e dei soldi, ad esempio. Ecclestone ci tiene a ricordare a Mosley che la Fia è squattrinata e tutto che quel che ha, circa 38 milioni di euro, «deriva dalla F1». Quindi, i team possono arrangiarsi come meglio credono «e l'ipotesi di un campionato alternativo è possibile, anche se per ora cerchiamo di mantenere gli sponsor dicendo che non si arriverà alla rottura ». Ma qualche giorno fa, preso da maggiore saggezza, Bernie aveva ammesso che lo scisma non è percorribile. Vallo a capire... Comunque, se l'altra F1 nascesse davvero, ben difficilmente avrebbe la Ferrari, che non vuole considerare campionati che esulano dalla giurisdizione dell'autorità sportiva. Ma è possibile, Bernie Ecclestone, un vero Mondiale di F1 senza la Rossa?

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lettere@corriere.it

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