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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.06.2008 Un plauso a Francesco Battistini
nel suo articolo il ricordo di Hakoah, la squadra di calcio viennese prima della Shoah

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 giugno 2008
Pagina: 50
Autore: Francesco Battistini
Titolo: «Hakoah, la squadra di calcio che faceva sognare gli ebrei viennesi»

La storia Dentro Austria-Germania c'è anche il ricordo di un grande team, cancellato dai nazisti e rinato tre mesi fa

Hakoah, la squadra che faceva sognare gli ebrei viennesi

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 14/06/2008, a pag.50, un bellisssimo articolo di Francesco Battistini, che non vogliamo neppure riassumere, così grande è la commozione che si prova nel leggerlo. Un articolo per il quale l'autore merita un nutrito invio di e-mail per complimentarsi. Ci sono molti modi per scrivere un buon articolo. Battistini, oltre alla professionalità, ci ha aggiunto il cuore. Gli diciamo grazie.

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
BERNA — Un biglietto omaggio, chissà se salta fuori. Eric Sinai ci terrebbe. Non per sé, che ha 89 anni e l'età non è da notturna allo stadio. Solo che un po' glielo devono, ecco. Dentro Austria-Germania, lunedì sera a Vienna, lui ci troverà un sacco di cose. E una sfida tra smutandati non basterà a chiamarla partita della morte, con quel che si porta dietro. Eric se lo ricorda: dove c'è il Prater pascolavano i nazisti, 70 anni fa. L'Anschluss. E dove giocherà Ballack, 70 anni fa vincevano i suoi idoli. L'Hakoah. La squadra degli ebrei di Vienna. L'orgoglio degli ebrei di tutto il mondo. Che i tedeschi sciolsero in due settimane, fecero fuggire, deportarono nei lager. «Per me — dice Eric —, l'Hakoah era una famiglia ». Si sa come andò. La famiglia non c'è più: in Austria vivevano 180 mila ebrei, ne tornarono 6 mila. La notizia però è che i figli e i nipoti dell'Hakoah si sono rimessi insieme, tre mesi fa. Proprio il 12 marzo. Il settantesimo della loro diaspora. La vigilia degli Europei.
Divisa biancazzurra, per logo la stella di David con una H in mezzo: l'Hakoah è rinata dalle ceneri. Di Auschwitz e d'un antisemitismo che non si spegne. Anche sulle curve di Vienna, anni fa, succedeva che gridassero «Juden!» a qualche giocatore poco amato del Rapid. Una strada che costeggia lo stadio e che era intitolata al poeta hitleriano Ichmann, solo adesso è stata ribattezzata col nome di Wiesenthal, il cacciatore di nazisti. S'è dovuto aspettare il 1995 perché il Parlamento austriaco si scusasse con gli atleti ebrei perseguitati: nuotatrici come Judith Deutsch-Haspel, che s'era rifugiata in Israele e che la burocrazia sportiva del dopoguerra, trattandosi di tesserata straniera, aveva cancellato dall'albo dei titoli nazionali. La rinascita passa per 10 milioni di capitale, trattative sulle proprietà confiscate, un centro sportivo finanziato dal governo, l'ipotesi d'una fusione con un'altra società gemella, il Maccabi di Vienna... Anche se non è stato semplice rifondare la società, mettere insieme una squadra. Perché l'Hakoah non fu una paginetta qualunque del calcio europeo. Uno che tifava per lei era Franz Kafka. Uno che ci giocava era il danubiano Bela Guttmann, che poi sarebbe venuto ad allenare il trio Gre-No-Li e un Milan da scudetto. Gente tosta. Quando andarono a Londra e legnarono in casa il West Ham, 5-0, quel 1923 fu la Corea degl'inglesi: non era ancora capitato che qualcuno osasse vincere nella patria del football.
Vienna, anno zero. Tornato a casa, mentre in giro per il mondo erano nate tante Hakoah della diaspora, da New York a Buenos Aires, da Los Angeles a Shangai, Eric Sinai non trovò più nessuno. La comunità, 20 mila ebrei in tutta l'Austria, oggi è fatta da ucraini, russi, «giovani che sanno poco». Lunedì sera, prima della partita, a Vienna resterà aperta una mostra. La storia di quegli 11.
Foto ingiallite, stelle gialle. Ci hanno scritto davanti «Hopp Hakoah!», forza ragazzi. Perché in ebraico il nome vuol dire proprio quello: forza.
Francesco Battistini Il ritorno Sopra, la squadra di calcio dell'Hakoah Vienna. A destra, lo stemma del club sciolto dai nazisti dopo l'annessione dell'Austria

 
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lettere@corriere.it

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