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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Messaggero - Il Manifesto - La Stampa - Avvenire Rassegna Stampa
13.06.2008 Esplosione a Gaza: neanche Hamas crede alla propria versione
quotidiani a confronto

Testata:Il Messaggero - Il Manifesto - La Stampa - Avvenire
Autore: la redazione
Titolo: «Esplosione e razzi tregua lontana tra Israele e Hamas - ESPLODE DEPOSITO DI HAMAS, QUATTRO MORTI A GAZA - Gaza, esplode la casa di un leader di Hamas - Esplosione a Gaza: 7 morti. Pioggia di razzi su Israele»

Sul MESSAGGERO, che abitualmente ospita le cronache di Eric Salerno,  leggiamo, il 13 giugno 2008, in un articolo non firmato:

Hamas, al potere nella Striscia di Gaza, ha denunciato l'uccisione per mano di Israele di almeno cinque palestinesi, quattro dei quali, incluso un bimbo di pochi mesi, nel crollo di uno stabile di due piani a Beit Lahiya. I feriti sono circa una quarantina stando alle fonti locali. Per il movimento islamico palestinese la casa è stata attaccata da un aereo israeliano con l'intento di uccidere un capo locale delle Brigate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas. Ma un portavoce delle forze armare ha respinto nettamente l'accusa, affermando che al momento del crollo nessuna unità militare si trovava nella zona d Beit Lahiya, e ha insinuato che la micidiale esplosione sia piuttosto dovuta a "cause interne" alludendo all'accidentale deflagrazione di un ordigno nelle mani dei miliziani.

Volendo riportare i fatti noti, il giornalista avrebbe scritto di un'esplosione dalle cause ancora non definite, per poi fornire le due versioni.
Invece, nell'articolo viene subito riferita la versione di Hamas. Che è un' "accusa". La tesi di Israele invece è un'"insinuazione".
Un modo chiaramente fazioso di fornire la notizia.

Se quasi tutti i quotidiani presentano le due versioni, senza sbilanciarsi per l'una o per l'altra è addirittura  Il MANIFESTO
a fornire un particolare chefavorevole alla tesi israeliana

Hamas ha aperto un'inchiesta sull'esplosione di una casa a due piani avvenuta ieri a Beit Lahiya (Gaza) in cui è morto un suo comandante militare, Ahmed Hamouda, e altri tre palestinesi, tra cui due bambini. In un primo tempo Hamas aveva accusato Israele di aver colpito l'abitazione - dallo Stato ebraico hanno negato ogni coinvolgimento - ma la successiva decisione di avviare una indagine conferma indirettamente la versione secondo la quale Hamouda sarebbe morto maneggiando dell'esplosivo. L'esplosione è stata seguita da un nutrito lancio di razzi da Gaza verso Ashqelon e varie località del Neghev. Una israeliana è rimasta ferita. Nel corso della giornata sono stati uccisi a Gaza altri quattro palestinesi, tutti colpiti dall'aviazione israeliana.


(Nella frase finale viene omesso il fatto che i raid dell'aviazione israeliana erano diretti contro i lanciatori di kassam).

Su La STAMPA si apprende che Hamouda era "considerato come uno degli esperti palestinesi di esplosivo"

Sostanzialmente corretta la cronaca di AVVENIRE:

U n’esplosione, di cui non è stata chiarita la natura, ha distrutto l’abitazione a Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza, di un dirigente di Hamas, Ahmed Hamouda, considerato co­me uno degli esperti palestinesi d’esplosivo. Lo scoppio ha causa­to la morte di sette persone, tra cui un bambino di pochi mesi, e il fe­rimento di altre 50, compresi mol­ti piccoli. Non è chiaro che cosa ab­bia provocato la deflagrazione: per Hamas è stata causata da una bomba sganciata da un F16 israe­liano. Ma i militari hanno negato o­gni responsabilità e un portavoce ha detto che si è trattato di un er­rore nel manipolare l’esplosivo o di un incidente domestico.
  Hamas ha risposto all’esplosione con uno sbararramento di fuoco
contro il sud di Israe­le, sparando 21 Qas­sam (tre dei quali di ti­po Grad, più potenti) e 18 colpi di mortaio. Una donna israeliana è stata leggermente ferita vicino ad Ashke­lon. Nel sud della Stri­scia, invece, un mili­ziano palestinese è stato ucciso e tre altri sono stati feriti in un nuo­vo raid aereo israeliano sul villag­gio di Khuzaa, a est di Khan Yunis, Un portavoce militare ha confer­mato il raid, precisando che è sta­to colpito un gruppo di miliziani che stavano sparando razzi.
  Intanto, per la prima volta nella storia, un’araba israeliana di reli­gione musulmana, Amal Car­miyeh, è divenuta membro a pie­no titolo, assieme ai due figli, di un kibbutz: quello di Nir Eliahu, nel centro di Israele. La decisione di accogliere Carmiyeh è stata ap­provata dalla maggioranza dei membri di Nir Eliahu che cono­scevano la donna da diversi anni per la sua attività di infermiera nel nido di infanzia del kibbutz. Qui i­noltre Carmiyeh aveva iscritto a
scuola anche i suoi due figli, pro­venienti da un villaggio arabo vici­no. Aviv Leshem, portavoce del Movimento dei Kibbutz, ha detto che la decisione di accogliere Ca­miyeh prova che i kibbutz, le cui origini risalgono a un secolo fa, hanno «un orientamento di vita li­berale e aperto a tutti».
  Netta Bèeri, direttrice dell’Ufficio assorbimento membri di Nir E­liahu, ha precisato però che la de­cisione di accogliere Carmiyeh non deve essere interpretata come un atto politico o come l’inizio di un trend. «Le vogliamo bene a Car­miyeh, è una di noi – ha detto – . Non vogliamo però che diventi un simbolo. È una donna aperta che ha provato di essere capace di vi­vere con noi ma non ci saranno molti esempi del genere.

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