Chi sta affamando davvero Gaza Video di Naftali Bennett a cura di Giorgio Pavoncello
Chi sta affamando Gaza? Gli aiuti alimentari da Israele alla popolazione della Striscia sono aumentati ormai del 40% rispetto al periodo pre-bellico. Eppure continuiamo a vedere scene di persone affamate che si accalcano per accaparrarsi il cibo. La realtà è che Hamas usa gli aiuti alimentari come strumento per assoggettare la popolazione. Un video dell'ex premier Naftali Bennett (tradotto con intelligenza artificiale) pieno di dati e prove, ve lo dimostra.
Islamizzazione strisciante della Turchia ? proibiti i cocktail, chiusa l'unica organizzazione per i diritti degli omosessuali
Testata: Corriere della Sera Data: 30 maggio 2008 Pagina: 17 Autore: Monica Ricci Sargentini - la redazione Titolo: «Cocktail al bando in Turchia: «L'Islam vieta l'alcol sfuso» - Turchia Fuorilegge l’unica associazione dei gay»
Dal CORRIERE della SERA del 30 maggio 2008:
Ormai lo chiamano «panico da cocktail». Le vittime sono i gestori dei locali turchi che, da due settimane, vivono con la spada di Damocle di multe salatissime se osano vendere ai loro clienti alcolici «sfusi», cioè al bicchiere o preparati dal barman mischiando diversi ingredienti. Per ora si tira avanti facendo finta di niente. A Istanbul, nel quartiere di Beyoglu, la vita notturna non conosce requie. I bar e i caffé sulla Istiklal sono pieni di gente che sorseggia Margarita e Gin tonic. Bere, però, sta diventando sempre più difficile (e costoso), soprattutto per i turchi. L'altro giorno, nel Golden Horn Hotel a Sultanahmet, una deputata della Spd a Berlino, Delik Kolat, si è vista negare il vino che veniva invece versato tranquillamente agli altri parlamentari tedeschi. A poco sono valse le sue proteste: «Lei non è una turista, è nata qui — si è giustificato il manager dell'hotel —. L'Akp non ci concede le licenze per gli alcolici, noi facciamo un'eccezione per gli stranieri ma, se vengono a sapere che abbiamo venduto a un turco, ci chiudono subito». Un incidente isolato, rassicura il ministro della Cultura Ertugrul Günay. «Ci sono molti alberghi e ristoranti dove si può bere». Ma per i «laicisti», quelli che gridano all'islamizzazione strisciante della società turca, è l'ennesimo segno che il limite è stato varcato e che Istanbul rischia di diventare come Teheran. Ieri, per esempio, un tribunale ha ordinato la chiusura dell'unica associazione per i diritti degli omosessuali esistente nel Paese. E, ancora più inquietante, la Diyanet, la direzione degli Affari religiosi, l'organismo che esercita il controllo sull'Islam sunnita, ha definito il corteggiamento un peccato alla stregua di adulterio e prostituzione. E ha invitato la donna a «coprirsi molto bene prima di uscire di casa». Un chiaro riferimento al velo che ora le studentesse possono indossare nelle università. «In strada ci sono più donne con il capo coperto — dice preoccupata Duygu Güvenç, una giornalista del quotidiano Sabah —. Voglio avere il diritto di bere un bicchiere di vino senza finire in prigione». Fatma lavora in un negozio di tappeti a Istanbul. È talmente timida che quando parla sussurra: «La cosa più impressionante è che ora portano il velo le donne delle classi alte. Prima succedeva il contrario». Sono queste le paure che danno fiato al ricorso contro l'Akp su cui dovrà decidere nei prossimi mesi la Corte Costituzionale. Il partito al governo rischia di essere chiuso e 70 suoi dirigenti, tra cui il premier Erdogan e il presidente Gül, potrebbero essere interdetti dalla vita politica per cinque anni. Un terremoto temuto fortemente dalla Ue e, ovviamente, dall'Akp. «Ma quale islamizzazione — dice Egemen Bagis, vicepresidente del partito —, noi abbiamo rafforzato il secolarismo. La religione è una cosa personale, nessuno può dire che cerchiamo di imporre uno stile di vita. Nella mia famiglia per esempio nessuno porta il velo e io sono stato promosso tre volte».
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