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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - La Repubblica - La Stampa - L'Opinione Rassegna Stampa
22.05.2008 Trattative segrete tra Israele e Siria
rassegna di quotidiani

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica - La Stampa - L'Opinione
Autore: Viviana Mazza - Alberto Stabile - Francesca Paci - Dimitri Buffa
Titolo: «Israele e Siria, negoziati segreti - Israele e Siria tornano a trattare svolta sul Golan, media la Turchia - Gerusalemme ammette: trattiamo con la Siria -Olmert tratta con la Siria per farsi perdonare»
Diverse cronache sui negoziati segreti tra Israele e Siria, sui quotidiani del 22 maggio 2008, meritano di essere segnalate, perché forniscono informazioni complementari.
Viviana Mazza sul CORRIERE della SERA accenna ai motivi del fallimento del negoziato del 2000:


GERUSALEMME — «Dopo otto anni di congelamento, le trattative con la Siria riprendono. Vi confesso, è un momento emozionante», ha detto il premier israeliano Ehud Olmert ieri in un incontro trasmesso da tv e radio. È ufficiale: Israele e la Siria si parlano per arrivare alla pace. I «colloqui indiretti», iniziati oltre un anno fa, sono condotti con la mediazione della Turchia, dove si trovano in questi giorni rappresentanti dei due Stati. L'annuncio è giunto a sorpresa ieri, con un comunicato dell'ufficio di Olmert, confermato poco dopo da Damasco e da Ankara.
È la prima conferma ufficiale, da 8 anni, di contatti tra i due Paesi. I negoziati del 2000 fallirono per l'incapacità di accordarsi sulle alture del Golan, territorio siriano conquistato da Israele nel 1967 e annesso. Damasco ne chiede la restituzione fino alle rive del lago di Tiberiade, principale riserva d'acqua di Israele. Il ministro degli Esteri siriano Muallem ha detto ieri che Israele ha promesso il ritiro completo. Lo Stato ebraico non ha confermato. Ma Olmert ha precisato che «le trattative non saranno facili, forse richiederanno molto tempo, forse si renderanno necessarie concessioni non semplici», apparente conferma di una disponibilità a restituire il Golan, dichiarata già in passato a condizione che Damasco rompa i legami con l'Iran, Hamas e l'Hezbollah. «Speriamo che arrivino alla pace», ha detto Abu Mazen. Hamas sostiene che i propri legami con la Siria non cambieranno. La Casa Bianca «non obietta» ai colloqui, ma nota che va risolto il problema dell'«appoggio al terrorismo» della Siria. Dure critiche a Olmert dai coloni nel Golan, dai nazionalisti del Likud (lo accusano di distogliere l'attenzione dall'inchiesta per corruzione che lo vede coinvolto). E il partito ortodosso Shas, un pilastro della risicata maggioranza del premier, ritiene rischioso «trasferire il fronte del Nord all'asse del Male».
Viviana Mazza Indagato
Sotto inchiesta per corruzione, il premier israeliano Ehud Olmert al Times ha detto: «Guardo al modo in cui Blair e Berlusconi sono usciti da situazioni simili alla mia»

Alberto Stabile su REPUBBLICA fa riferimento alle richieste di Israele alla Siria, che includono la rottura dei legamo con l'Iran e la fine del sostegno ad Hamas e Hezbollah.
Nell'articolo si legge che il Golan venne "conquistato dagli israeliani nella guerra del 1967", senza precisare che si trattò di una guerra difensiva, che Israele "considera" Hamas e Hezbollah tra i suoi peggiori nemici (anche Hamas e Hezbollah, a quanto ci risulta, si "considerano " tra i peggiori nemici di Israele) e che l'Iran, "con il suo programma nucleare" è diventato "il peggiore incubo degli israeliani": più che incubo, reale minaccia.

Ecco il testo completo:



GERUSALEMME - L´annuncio è imprevisto. Il modo, spettacolare. Comunicati simultanei a Gerusalemme, Damasco e Ankara per dire al mondo che Israele e Siria hanno deciso di riprendere il negoziato di pace interrotto nel 2000, quando i due antagonisti sembravano ad un passo dall´accordo. Tuttavia, la formula prescelta per riaprire il dialogo suggerisce, essa stessa, cautela: colloqui indiretti con la mediazione della Turchia, che molto s´è spesa, in questi mesi, per riallacciare i fili. Ma la strada da fare è ancora molto lunga.
Riassumendo un capitolo della storia infinita del conflitto arabo-israeliano, ricorderemo che l´oggetto della contesa è l´altopiano del Golan. Si tratta di una enorme terrazza ampia 1800 chilometri quadrati sospesa sul lago di Tiberiade e la Galilea. Questo territorio venne conquistato dagli israeliani nella guerra del 1967 e fu successivamente annesso nel 1981 dal governo Begin, senza che la comunità internazionale abbia mai riconosciuto quest´annessione e senza che la Siria abbia mai cessato di rivendicarne il legittimo possesso.
Tra i due antagonisti, il premier Olmert e il presidente siriano Bashar el Assad, quello che ha fatto il salto più lungo nel decidere di riprendere il negoziato è sicuramente Ehud Omert. Il quale, davanti alle ripetute aperture di Assad, aveva finora subordinato la possibilità di riallacciare la trattativa a due condizioni che con il Golan non c´entrano nulla, ma piuttosto con il ruolo geopolitico acquisito dal regime siriano.
Le due condizioni erano: primo, l´abbandono degli appoggi finora garantiti da Damasco a quelli che Israele considera tra i suoi peggiori nemici, vale a dire il movimento islamico, Hamas e le milizie degli Hezbollah; secondo, la rottura del rapporto strategico che lega la Siria all´Iran. Quest´ultimo paese, con il suo programma nucleare, essendo diventato l´incubo degli israeliani. «I negoziati non saranno facili e potrebbero durare a lungo e alla fine prevedere concessioni difficili», ha detto Olmert.
Cosa è cambiato nell´atteggiamento siriano? Che assicurazioni hanno ricevuto i governanti di Ankara per convincere Olmert a «vedere» le aperture di Assad al dialogo? E possibile che il presidente siriano, come fanno intendere certe fonti israeliane, valuti la possibilità di rompere con Hamas, Hezbollah e Iran, pur di tornare in possesso del Golan? E di contro, è vero, come afferma, il ministro degli Esteri siriano, Walid Mualam, che «Israele s´è impegnato a restituire il Golan», senza di che la Siria non avrebbe mai accettato di sedersi al tavolo delle trattative?
È pressoché sicuro che a Damasco non ci sarà un pubblico dibattito che possa aiutare a chiarire i retroscena della decisione presa da Assad. Cosa che, invece, accadrà, sta già accadendo a Gerusalemme, dove, come sempre quando ritratta di negoziare sulla Terra d´Israele (Erez Israel) ancorché conquistata con la forza, c´è qualcuno, specialmente a destra che solleva obiezioni.
Oltre al Likud, che è all´opposizione, anche un alleato di Olmert, come il partito ultraortodosso sefardita, Shas, ritiene sbagliata e inopportuna la scelta di riprendere il negoziato con un interlocutore, per dirla con il vice premier Eli Yshai, considerato «un fondamento dell´asse del male». Per di più, Olmert non è mai stato così politicamente debole e impopolare, impegnato com´è a pararsi dai contraccolpi di un´inchiesta giudiziaria per presunti illeciti finanziamenti elettorali. Ovvio che qualcuno, a destra e a sinistra, dica che con la storia della Siria, il premier sta cercando semplicemente di «distrarre l´opinione pubblica dalle bustarelle».
Infine Olmert dovrà vedersela con l´alleato George Bush il quale, fino a tre giorni fa aveva indicato nella Siria (e nell´Iran) la causa dell´instabilità del Medio Oriente. Ora, davanti alla decisione israeliana di ripartire con il negoziato, l´Amministrazione avrebbe scelto di tenere un atteggiamento apparentemente distaccato, "aspettare e vedere". «Noi speriamo - ha detto la portavoce di Bush, Dana Parrino - che questo sia un forum cui indirizzare le varie preoccupazioni che tutti noi abbiamo verso la Siria: il sostegno al terrorismo, la repressione del suo stesso popolo e così via».

Francesca Paci su La STAMPA  del 22 maggio 2008 descrive l'opposizione dei coloni del Golan alla cessione dell'altipiano:

Ieri sera Naftali ha preso la pala e ha piantato un ciliegio accanto al suo Franguk Cafè, una decina di chilometri da Qazrim, nel cuore del Golan. «Faccio sempre così, ogni volta che parlano di mandarci via semino un albero», dice. Quassù, a quasi mille metri, la notizia del disgelo tra Israele e Damasco arriva come un terremoto. L'aveva anticipato un mese fa il presidente siriano Assad in un'intervista al giornale qatariota Al Watan, ma tra i vigneti più celebri del Medio Oriente gli arabi non godono di grande fiducia. Le alture del Golan sono il nocciolo del dialogo tra i due Paesi: occupate da Israele nel '67 e annesse nell'81, accolgono oggi 25 mila coloni israeliani e 13 mila drusi siriani.
Il premier israeliano Ehud Olmert, il primo ieri mattina ad annunciare l'avvio di colloqui indiretti con l'arcinemico, non nasconde l'entusiasmo: «Dopo otto anni di congelamento le trattative con la Siria riprendono. E' un momento emozionante». I negoziati, bloccati dal 2000 per divergenze sul Golan, ripartono ora grazie alla mediazione della Turchia, partner strategico del quartetto insieme agli Stati Uniti. Ankara avrebbe infatti tutto l'interesse a mettere pace tra l'alleato Israele e la confinante Siria con cui condivide il problema del separatismo curdo.
Gli abitanti del Golan non hanno preso bene il trasporto del ministro degli esteri siriano Walid al-Muallim, secondo il quale l'intesa prevederebbe «il ritiro dal Golan fino alla linea del 4 giugno 1967»". Israele, su questo, tace.

La trattativa con la Siria è pericolosa e legata ai problemi giudiziari di Olmert. E' l'analisi di Dimitri Buffa, pubblicata da L 'OPINIONE:


La prima notizia, ufficializzata dal gabinetto del primo ministro Ehud Olmert, è che Israele ha riaperto ufficialmente i colloqui di pace con la Siria interrotti nel 2000. Colloqui che avverranno sotto l’egida del premier turco Recep Tayyp Erdogan. La seconda notizia è che i servizi di sicurezza israeliani stanno seguendo con molta apprensione la missione di una delegazione di Damasco di altissimo livello recatasi a Mosca per concordare l’acquisto di armi di altissimo potenziale tra cui sottomarini, missili anticarro, caccia Mig di ultima generazione e missili balistici. Per la cronaca la delegazione siriana è guidata dal comandante dell’Aeronautica Akhmad al-Ratyb e si fermerà nella capitale per cinque giorni. Mentre fonti dell’intelligence israeliana hanno fatto sapere al Jerusalem Post la preoccupazione di Israele per la richiesta di Damasco di missili terra-aria S-300. Desta infine timore fra gli esperti israeliani la possibilità di una vendita del sistema missilistico terra-terra Iskander, erede dello Scud e superiore ai missili al momento presenti nell’arsenale siriano. Queste due notizie fuse insieme danno una sintesi: anche in Israele, non solo in Italia, i governi di sinistra provocano o possono provocare veri e propri disastri per la sicurezza dei propri cittadini. Come si può infatti aprire trattative di pace con chi si sta armando per distruggerti?

Purtroppo, e bisogna dirlo, dietro questa frenesia diplomatica di Olmert c’è il tentativo, tanto scoperto quanto maldestro, di fare dimenticare le gravi accuse di corruzione piombategli addosso da qualche settimana. Per la cronaca, nel febbraio 2007, Olmert si era recato in visita ad Ankara ed assieme al primo ministro turco Recep Tayyp Erdogan aveva concordato l’avvio di una mediazione turca con la Siria nel tentativo di giungere ad un accordo di pace. I colloqui fra Israele e Siria, condotti con la mediazione americana, si erano storicamente interrotti nel 2000 attorno all’esatta estensione del territorio del Golan da restituire a Damasco. Il 6 settembre del 2007 però, il bombardamento da parte delle forze di aviazione israeliane del reattore nucleare in allestimento in Siria con materiale trafugato dalla Corea del Nord aveva fatto pensare che la trattativa in questione fosse ormai giunta a un punto morto di non ritorno. L’inchiesta dei magistrati israeliani su Olmert ha evidentemente fatto il “miracolo” di riaprirla.

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