Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Il reato d'immigrazione clandestina è all'ordine del giorno anche in Israele l'informazione del quotidiano arancione, la disinformazione di quello comunista
Testata:Il Manifesto - Il Riformista Autore: Michele Giorgio - Sonia Oranges Titolo: «Anche in Israele i clandestini andranno in carcere. Sì alla legge - Sarà legge in Israele»
Dal MANIFESTO un articolo di Michele Giorgio sull'approvazione da parte della Knesset (in prima lettura) di una legge che rende reato l'immigrazione clandestina. Naturalmente lo scopo del quotidiano comunista è la criminalizzazione di Israele. Così, il fatto che Israele abbia chiesto all'Egitto di fermare ai confini gli immigrati sudanesi e africani diviene la causa dei metodi brutali usati dalla polizia egiziana. Naturalmente, nessun interesse è riservato al trattamento degli immigrati in Egitto e negli altri paesi arabi:
Non c'è che dire. Il governo Berlusconi e quello Olmert viaggiano sulla stessa lunghezza d'onda, non solo in politica estera ma anche sull'immigrazione. E se in Italia si continua a polemizzare sulla decisione del ministro dell'interno Roberto Maroni di introdurre il reato di immigrazione clandestina nel pacchetto di misure sulla sicurezza che il governo si prepara a varare oggi, in Israele neppure si discute del disegno di legge presentato alla Knesset per bloccare, con le maniere forti, il flusso di migranti che entrano nel paese. Lunedì, su proposta del vice ministro della difesa Matan Vilnai, la commissione esteri e difesa della Knesset, con 20 voti favorevoli e uno contrario, ha approvato in prima lettura una bozza di legge che prevede pesanti pene detentive e sanzioni severe per coloro che entrano illegalmente in Israele. La notizia è stata accolta con indifferenza nel Paese e si sono levate poche voci contro una legge che, se approvata, colpirà in modo indiscriminato tutti coloro che proveranno a varcare clandestinamente i confini dello Stato ebraico, inclusi i rifugiati politici. Bersaglio di questa legge non sono, per una volta, i manovali palestinesi che dai Territori occupati si infiltrano alla ricerca di un lavoro anche per pochi giorni al mese, bensì i migranti, specie quelli sudanesi anche se provenienti dal Darfur. Un clandestino rischierà una pena fino a cinque anni di carcere e, se proviene da uno «Stato nemico», ad esempio il Sudan, dietro le sbarre potrebbe rimanerci anche sette anni. Ma non è finita qui perché un migrante che ritorna illegalmente in Israele dopo essere già stato espulso, verrà incarcerato anche per sette anni e mezzo e se proveniente dallo «Stato nemico» fino a 10 anni e mezzo. Se il clandestino verrà trovato in possesso di un'arma - anche solo un coltello, sottolineava ieri il quotidiano Haaretz - rischia una condanna fino a 20 anni di carcere. Senza dimenticare l'ampia libertà di azione di cui godranno polizia ed esercito che potranno detenere un clandestino per 96 ore senza dover chiedere l'autorizzazione ad un giudice e tenerlo in custodia per diciotto giorni senza una accusa specifica. «Con questa legge sarà sufficiente il rapporto scritto da un soldato semplice per eseguire un ordine di espulsione», ha denunciato Oded Feller, dell'Associazione per i Diritti Civili. «E' assurdo che ad occuparsi di immigrazione sia la commissione esteri e difesa della Knesset», ha protestato da parta sua il deputato comunista Dov Khenin, l'unico a votare in commissione contro la proposta di legge, «abbiamo bisogno di una legge completamente diversa, che non neghi ma tuteli i diritti dei rifugiati politici». Il vice ministro Vilnai al contrario non è affatto interessato a proteggere i profughi politici. Per lui i migranti, anche quelli provenienti dal Darfur, sono tutti uguali e tutti un pericolo potenziale. «Negli ultimi 15 mesi ne sono entrati nel paese circa 20mila e questo flusso deve interrompersi», ha spiegato ai 21 componenti della commissione parlamentare. Per il governo israeliano occorre bloccare subito l'ingresso dei sudanesi che, attraverso il Sinai, tentano di infiltrarsi in Israele e le forti pressioni fatte da Tel Aviv sull'Egitto hanno già dato i primi terribili frutti. Dall'inizio dell'anno almeno sei africani sono stati uccisi dalle guardie di frontiera egiziane e molti altri sono stati feriti, gli ultimi due appena due giorni fa (uno è in gravi condizioni). Uccisioni e ferimenti che non scoraggiano chi in Somalia o Sudan vede in Israele il primo Stato ricco a portata di mano, dove trovare un lavoro che permetta di mantenere nei paesi d'origine una famiglia intera. Dopo i 500 profughi dal Darfur accolti legalmente su pressione dei centri per i diritti umani, ora il governo Olmert ha deciso di usare il pugno di ferro contro i clandestini e non esclude di costruire persino un muro (un altro) lungo la frontiera con l'Egitto, dimenticando che Israele ha firmato nel lontano 1951 la convenzione sui rifugiati.
Dall'articolo di Giorgio mancano informazioni essenziali, che si possono trovare sul RIFORMISTA
Sarà legge in Israele. Il reato d'immigrazione clandestina è all'ordine del giorno anche in Israele. La Knesset ha infatti approvato in prima lettura un disegno di legge che prevede pene consistenti per chi entrerà illegalmente nel territorio dello Stato ebraico: fino a cinque anni di prigione per chi attraverserà clandestinamente i confini, compresi i rifugiati e i lavoratori migranti. In particolare, i clandestini provenienti dagli stati considerati nemici (la stampa israeliana ieri citava esplicitamente i sudanesi) rischiano fino a sette anni. Pene che schizzano fino ai 20 anni, in caso gli arrestati siano trovati in possesso di armi, fosse anche solamente un coltello. La legge, però, più che riferirsi ai palestinesi che fanno la spola tra i Territori e Israele (dove spesso lavorano) e che per le improvvise chiusure dei check point per motivi di sicurezza alle volte non riescono a rientrare in Cisgiordania, è rivolta al pericolo crescente di infiltrazioni terroristiche provenienti da paesi terzi. Così, il progetto di legge presentato dal ministro laburista alla Difesa, Matan Vitai, prevede un durissimo giro di vite nei confronti dell'immigrazione non autorizzata: secondo i calcoli del governo, tra l'inizio del 2007 e lo scorso marzo, attraverso il confine egiziano 20mila persone sarebbero entrate illegalmente nel paese. La nuova normativa, tra l'altro, prevede la possibilità per la polizia di trattenere gli arrestati fino a 18 giorni senza alcuna autorizzazione da parte della magistratura, e carcerazione maggiorata per chi reitera il reato. (s.o.)
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