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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - La Stampa Rassegna Stampa
06.05.2008 Nell'Università di Torino raduno del branco degli odiatori di Israele
Ramadan, D'Orsi, Vattimo: la protesta di Ugo Volli

Testata:La Repubblica - La Stampa
Autore: Paolo Griseri - Marina Cassi
Titolo: «Scontro tra Volli e Pelizzetti -Universicrack»
Ugo Volli docente di semiotica all´Università di Torino , protesta contro il convegno antisraeliano che vi è stato organizzato.
La cronaca dalle pagine torinesi de La REPUBBLICA del 6 maggio 2008:

Il rettore autorizza convegni «che sono in realtà manifestazioni politiche anti-israeliane»? Il professor Ugo Volli, docente di semiotica all´università, protesta e annuncia che, per ritorsione, non parteciperà alla prossima elezione del successore di Pelizzetti. Un gesto solo simbolico perché Pelizzetti è l´unico candidato a succedere a se stesso nelle elezioni che si terranno il 14 e il 15 maggio prossimi. Volli si scaglia contro il rettore accusandolo di aver consentito «una grottesca militarizzazione rivoluzionaria dell´ateneo» e sostenendo che l´univeristà sarebbe stata coinvolta in «un attivismo fanatico e unilaterale che contraddice la sua natura di istituzione pubblica neutrale». Il violento j´accuse di Volli contro il rettore si conclude affermando che Pelizzetti avrebbe messo in atto «una politica di accondiscendenza nei confronti dei gruppetti estremisti che è continuata durante tutto il suo rettorato».
Alla reprimenda di Volli Pelizzetti risponde con ironia: «Anche il collega Volli intende protestare attuando il boicottaggio, in questo caso delle elezioni universitarie. Me ne dispiaccio perché considero il boicottaggio uno strumento sbagliato di protesta». Pelizzetti ricorda che «la concessione delle aule non coincide con l´adesione delle autorità accademiche alle tesi di chi le occupa», anche perché, in quel caso, verrebbero concesse le sale solo a chi esprime opinioni coincidenti con quelle del rettore o del preside di facoltà. In questo modo l´università cesserebbe di svolgere il suo ruolo di garante della libertà del dibattito: «In questi anni - precisa Pelizzetti - ho sempre cerato di fare in modo che l´ateneo offrisse a tutti la possibilità di esprimere in modo civile il loro punto di vista. Così è stato anche per il seminario che si svolge in questi giorni presso la facoltà di Scienze politiche. Quando il preside, professor Garelli, me ne ha parlato, ho dato il mio assenso perché nel programma erano previsti interventi di autorevoli accademici italiani e stranieri. Non avrei avuto motivo per dire di no. Quanto ai timori di militarizzazione rivoluzionaria di cui parla il professor Volli, non mio paiono fondati. Il dibattito si è finora svolto nella massima tranquillità».
Non è la prima volta che lo scontro tra Israele e Palestina provoca polemiche all´università. Due anni fa, il 20 aprile 2005, fu duramente contestata la scelta della professoressa Daniela Santus di portare a Torino un diplomatico israeliano per partecipare a una lezione del suo corso di geografia culturale. Nell´occasione venne impedito l´accesso ad alcuni studenti di un collettivo autonomo che protestarono lanciando uova sull´auto del diplomatico. Due giorni dopo la professoressa annunciò che intendeva interrompere il corso in seguito alle minacce subite: «Non voglio rischiare la mia vita in aula».

Da La STAMPA

Non voterà. Alle elezioni della prossima settimana per il rettore il filologo Ugo Volli resterà a casa, non vuole dare «la fiducia a Pelizzetti», unico candidato ufficiale. E così invita a fare «tutti i colleghi che si sentono umiliati da una Università diventata base dei violenti». E’ furioso, e non è la prima volta da quando si è scatenata l’onda di polemiche sulla scelta della Fiera del Libro di ospitare la letteratura israeliana proprio nell’anno del sessantesimo anniversario di fondazione di Israele con il seguito di boicottaggi e manifestazioni.
Ce l’ha con l’atrio di Palazzo Nuovo colmo di «striscioni minacciosi, bandiere palestinesi, foto truculente, molte delle quali semplici falsi propagandistici». E non gli va giù neppure che nella sala laurea di Scienze Politiche si svolga il seminario con Tariq Ramadan. Lo definisce «non scientifico», lo giudica una manifestazione politica anti israeliana.
E ironizza: «Ponendo, e non sono assolutamente d’accordo, che Palazzo Nuovo debba diventare una sorta di Hyde Park dove ciascuno dice la sua, non credo proprio che senza scorta di polizia io potrei esporre le mie tesi. Basta vedere che cosa è accaduto all’ex presidente della Camera Bertinotti il Primo Maggio». E assicura: «C’è un clima di intimidazione a cui il rettore non si oppone».
Insomma, la rotta di collisione con il rettore è totale. Non che Ezio Pelizzetti sia più turbato di tanto. Serafico come d’abitudine ribatte: «Mi spiace che il collega non voti. Mi sarebbe sembrato più democratico candidarsi anziché boicottare, proprio lui che è contrario ai boicottaggi». Ma non è a questo annuncio di mancato voto - sugli oltre 1800 elettori di cui 1338 tra ordinari e associati - che Pelizzetti vuol ribattere. Gli interessa di più ribadire un principio: «Ci sono stati colleghi al seminario con Ramadan, si è garantita la discussione. Che cosa si vuole? La censura? E poi dove ci si ferma?». E gira una domanda a Volli: «Non è meglio discutere? Non è meglio andare avanti con l’opera che da anni svolge l’Università di Torino facendo incontrare rettori e studiosi israeliani e palestinesi che qui tessono un dialogo?».
Non ha dubbi: «Con la discussione si evitano gli eccessi; si può cercare di evitare che si arrivi a bruciare bandiere in piazza». Ma le contestazioni di Volli sono dure: «Se il rettore non riesce a impedire, chiedendo al personale di togliere le cose esposte, il suk che è diventato Palazzo Nuovo allora chiami il 113». La risposta è netta: «E’ singolare questa contestazione; ho sul tavolo un volantino del comitato Free Palestine che mi accusa di essere un rettore di polizia e di non firmare appelli di solidarietà ai palestinesi».
E aggiunge: «Sulle sedi non ho avuto segnalazioni di problemi particolari; l’atrio di Palazzo Nuovo è una delle 120 sedi universitarie della città. Comunque abbiamo approvato un nuovo, sofferto regolamento che consentirà alle sole organizzazioni studentesche registrate di utilizzare gli spazi. Farà chiarezza. Ma è sempre meglio stare all’Università che nelle piazze».
E Daniela Santus - la docente contestata nel 2005 per aver invitato il vice ambasciatore di Israele - difende la polizia accusata da alcuni blog di discriminare gli ebrei. Ribatte: «Ha garantito la libertà di parola del diplomatico israeliano Elazar Cohen e la incolumità mia e del professor Volli quando portammo all’Università le bandiere di Israele».

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