Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Due notizie dalla pagina degli spettacoli convince "Il sopravvissuto di Varsavia", perde credibilità il documentario politicamente corretto
Testata:L'Unità - Corriere della Sera Autore: Stefano Miliani - Alessandra Farkas Titolo: «Il sopravvissuto di Varsavia toglie il respiro - I soldati di Abu Ghraib nel documentario? Pagati»
L'UNITA' del 28 aprile 2008 pubblica una recensione dell'esecuzione de "Un sopravvissuto di Varsavia"di Arnold Schonberg, diretta da Zubin Mehta, con la regia di Peter Grenaway e la recitazione di Charlotte Rampling.
Un pagina così serrata e carica di significato che Mehta si è raccomandato di leggere il testo del libretto e l'ha eseguita - su approvazione del pubblico - integralmente una seconda volta.
Quel passato non è passato, suggeriscono Greeneway e Mehta, quel genocidio non va dimenticato
Dal CORRIERE della SERA, un articolo sul documentario di Errol Morris su Abu Ghraib:
NEW YORK — Bufera sul Tribeca Film Festival di Robert De Niro dopo che Errol Morris, il regista di uno dei documentari in programma — Standard Operating Procedure sullo scandalo degli abusi nel carcere iracheno di Abu Ghraib, presentato per la prima volta al festival di Berlino — ha ammesso di aver pagato i soldati che ha intervistato e che compaiono nel suo cortometraggio. «Sono stato costretto a farlo — ha ammesso in un'intervista al New York Times Morris, vincitore del Premio Oscar per il documentario Fog of War, sulla guerra del Vietnam —. In caso contrario non avrebbero mai acconsentito ad essere intervistati». La confessione ha sollevato un putiferio di polemiche in America dove, al contrario della Gran Bretagna (dove i media si contendono i vip a suon di milioni di euro) pagare i soggetti da intervistare è da sempre tabù. «La pratica rischia di intaccare la credibilità stessa dei testimoni — tuonano i molti detrattori —, perché nella speranza di piacere di più all'audience e dunque di guadagnare di più, gli intervistati abbelliscono o addirittura cambiano i fatti». «In realtà è un'usanza piuttosto comune, anche se Hollywood preferisce non parlarne — ribatte Diane Weyermann, dirigente della società che ha finanziato il documentario di Morris —. Pagare gente che non ha soldi è anche un modo per non sfruttarli». A beneficiare della polemica sono le altre pellicole ambientate nel mondo islamico, improvvisamente gettonatissime. Sette anni dopo l'attacco di Osama Bin Laden contro le Torri Gemelle (a due passi da Tribeca), il festival creato dopo l'11 settembre 2001 proprio per rilanciare la Manhattan «ferita» è diventato un appuntamento chiave per conoscere il cinema dell'Islam. «Quest'anno sono 19 i film legati al mondo musulmano, circa il 10% del programma— spiega il direttore artistico del festival Peter Scarlet —. I film sono l'ultima possibilità che abbiamo per capire cosa abbiamo in comune come esseri umani con i nostri presunti nemici. Il vero scopo di un festival cinematografico è aprire i nostri occhi e le nostre menti». Tra i film in programma: Football Under Cover, storia di una squadra di calcio femminile tedesca che va in Iran dopo aver saputo che alle loro colleghe non è permesso giocare; Headwind, sugli sforzi degli iraniani per bloccare la censura del governo su media e informazione. E Donkey in Lahore, storia d'amore tra un burattinaio australiano e una giovane musulmana proveniente da una famiglia tradizionale pakistana.
Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante