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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.04.2008 Nel definire il terrorismo arriva il politicamente corretto
Se passa, la guerra è persa in partenza

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 aprile 2008
Pagina: 14
Autore: Guido Olimpio
Titolo: «La Casa Bianca: non parlate di islamo-fascismo»

La Casa Bianca: non parlate di islamo-fascismo

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 27/04/2008, a pag.14, un servizio di Guido Olimpio sull'arrivo del politicamente corretto nella lotta al terrorsimo. Che i musulmani, in toto e di per sè, non siano responsabili del terrorismo scatenato in nome della loro religione, è cosa ovvia. Ma che si debbano eliminare le definizioni che ci aiutano a capirne le ragioni, lo è molto meno. Sono contrari, ad esempio, Christopher Hitchens e Bernerd-Henry Lévy, per i quali l'islam radicale è da combattere tanto quanto nazismo e comunismo. Nascondere il significato di questa guerra dietro ad eufemismi non può che indebolire la resistenza. Ecco l'articolo, dal titolo " La Casa Bianca: non parlate di islamo-fascismo":

WASHINGTON — Dopo sei anni di «guerra al terrorismo », l'amministrazione Bush ha deciso di cambiare il suo lessico evitando di urtare la sensibilità del mondo musulmano con facili generalizzazioni. Il Centro nazionale antiterrorismo (Nctc) ha preparato un memorandum che verrà distribuito alle ambasciate e alle agenzie federali. Il titolo dice tutto: «Parole che funzionano e quello che non funzionano: guida alla comunicazione antiterrorismo ». Segue una frase chiave — «Non importa cosa dici ma come la prendono» — e le 14 regole che costituiscono le nuove tavole della legge.
La prima è fondamentale e si può riassumere così: «Non mangiate l'esca». I funzionari sono invitati a contenere, se non eliminare, i commenti agli interventi di Osama e dei suoi affiliati. «Se noi amplifichiamo la nostra risposta favoriamo la crescita del loro prestigio nel mondo musulmano ». Regola numero due: «Non compromettete la nostra credibilità con parole che possano conferire motivazioni positive a quanto fatto dai terroristi». Quindi il documento scende nei dettagli. «Nelle conversazioni non usate mai le parole jihadisti o mujaheddin. Definire i nostri nemici jihadisti e il loro movimento una Jihad globale legittima, indirettamente, le loro azioni». Per la stessa ragione è un errore parlare di «movimento Al Qaeda», in quanto è come considerare la creatura di Bin Laden un partito. Così come è sbagliato «califfato», usato per indicare quale sia la meta finale di Osama.
Se il funzionario si trova nel bel mezzo di una discussione deve ricorrere — precisa il memorandum — a termini come «estremisti violenti o terroristi». Due definizioni che sono facilmente comprensibili e non offrono legittimazione a chi mette le bombe. Al bando, invece, espressioni «poco chiare e offensive» in quanto l'obiettivo è comunicare e non «affrontare». Mai ricorrere alla parola «islamo- fascisti», usata in passato dal presidente Bush. In alternativa è consigliabile il più neutro «totalitari».
Grande attenzione è raccomandata a chi affronta questioni religiose. «Non usate salafiti, wahabiti (due correnti ultraradicali, ndr), o ummah (la comunità) e altri termini teologici a meno che non siate in grado di spiegare la corretta interpretazione».
A giudizio dei curatori del «vocabolario» è importante respingere «l'affermazione dei terroristi che sono loro i legittimi rappresentanti dell' Islam». E allora vanno contrastati su questi punti, poiché Bin Laden e altri leader estremisti — sottolinea il documento — temono di essere considerati irrilevanti.
Con sollievo della macchina burocratica le regole si applicano alle conversazioni e non ai documenti ufficiali. Altrimenti sarebbero stati guai e costi per cambiare i testi. Alcuni esperti, poco convinti della scelta del Nctc, hanno rilevato che nel rapporto della Commissione sull'11 settembre la parola Jihad è usata 79 volte e mujaheddin 22 volte. Dalla valutazione tecnica sono poi passati a quella politica accusando le agenzie federali di essere pavide davanti alla sfida integralista. Con una aggravante, ai loro occhi: gli Usa hanno deciso di seguire l'esempio dei Paesi europei in una linea considerata comunque perdente.
Guido Olimpio
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