Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Negoziati di pace tra Israele e Siria ? intanto emerge la verità sui piani atomici del regime di Damasco
Testata:Corriere della Sera - La Repubblica Autore: Guido Olimpio - Fabio Scuto Titolo: «La Cia accusa la Corea del Nord «Ha costruito il reattore in Siria» - Olmert: "Per far pace con la Siria siamo pronti a trattare sul Golan»
Dal CORRIERE della SERA del 25 aprile 2008:
WASHINGTON — In Medio Oriente se tiri un filo ti becchi tutta la matassa. Questo per dire che i dossier sono quasi sempre intrecciati, condizionati da interessi regionali e internazionali. Ciò è quanto sta accadendo attorno al caso dell'impianto atomico siriano di Al Kibar distrutto da caccia israeliani il 6 settembre. Un blitz misterioso protetto da un grande riserbo. Ieri l'intelligence americana ha fatto rapporto al Congresso mostrando filmati e dati — ricevuti da Israele — che documenterebbero il coinvolgimento della Corea del Nord nella costruzione del reattore in Siria. Tre i punti chiave dell'audizione: i lavori erano quasi terminati, l'impianto somiglia a quello coreano di Yongbyon, nel sito operavano tecnici venuti dalla Corea del Nord (un video documenta la loro presenza). Rivelazioni anticipate da mesi dagli analisti americani che hanno acquisito e pubblicato foto satellitari di Al Kibar. Alcuni di loro hanno espresso dubbi sull'operatività dell'impianto («è lontana »), altri hanno espresso timori. Le preoccupazioni di questi ultimi e il rapporto a porte chiuse al Congresso hanno offerto munizioni a quanti negli Usa contestano l'idea del presidente Bush di stringere un accordo con la Corea del Nord. Il regime di Pyongyang si è impegnato a rinunciare all'atomica e a bloccare la proliferazione di tecnologia nucleare — verso Siria e Iran — in cambio di un pacchetto di aiuti e benefits. Tra questi anche l'esclusione dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo. Una promessa che è giudicata «falsa» dai falchi americani, perché Pyongyang non ha fornito i chiarimenti richiesti. Doveva farlo entro la fine dell'anno, ma ha Presidente Bashar Assad cercato solo di guadagnare tempo. «C'è un serio problema di proliferazione», ha commentato il parlamentare repubblicano Pete Hoekstra appena uscito dall'incontro con gli 007. Anche la Casa Bianca in serata ha criticato il regime di Pyongyang definendo la connivenza con la Siria sul reattore «un segnale pericoloso». Sfruttando le polemiche sulla Corea del Nord, i siriani hanno provato a sfilarsi e hanno respinto le accuse. Ma sono stati tirati dentro comunque. L'audizione è infatti coincisa con altre rivelazioni, non meno clamorose. Il presidente Bashar Assad ha sostenuto di aver ricevuto un messaggio dal premier israeliano Ehud Olmert. Questo il succo: «Israele è pronto a restituire le alture del Golan (occupate nel 1967, ndr) in cambio di un accordo di pace». Però, ha aggiunto Bashar, la questione non è per ora sul tavolo e bisogna aspettare la prossima amministrazione Usa. Olmert, in vacanza sul Golan, tra una grigliata e una visita a un vigneto, si è schermito con un «né confermo, né smentisco» limitandosi ad ammettere di aver inviato una lettera. I fini analisti israeliani hanno legato raid e contatti diplomatici. La distruzione dell'impianto nucleare — scrivono — è servita a spazzare via qualsiasi illusione bellica siriana e a ribadire il potere di deterrenza dello Stato ebraico. Gli Stati Uniti non avrebbero dato alcuna «luce verde» a Israele per lanciare l'attacco aereo: secondo fonti dell'amministrazione Usa citate in forma anonima da media americani, Washington era a conoscenza delle intenzioni israeliane, ma non diede alcuna indicazione a compiere il blitz. Ad alimentare le congetture ha sicuramente contribuito l'atteggiamento di Gerusalemme e Damasco. Israele ha mantenuto un profilo basso sul blitz, lasciando che fossero i giornali Usa a fornire dettagli. La Siria, in imbarazzo, si è protetta con una cortina di versioni mai chiare. L'impressione è che tutti volessero nascondere l'episodio, «tanto chi doveva sapere sapeva». Ma tirato dal filo coreano è tornato sotto i riflettori.
Da La REPUBBLICA, un articolo di Fabio Scuto sull'incerta prospettiva di un negoziato tra Israele e Siria:
GERUSALEMME - Dopo le indiscrezioni sulla stampa e l´annuncio di Assad a Damasco, ieri sera l´ufficio del primo ministro Olmert ha fatto sapere che «Israele è fortemente interessato a colloqui di pace con la Siria», confermando quello che la stampa israeliana ha in prima pagina. Negli ultimi sei mesi Israele e Siria si sono scambiati messaggi, lettere e "inviati". Un negoziato segreto che vede offrire a Assad il ritiro dalle colline del Golan, conquistate nella Guerra dei Sei giorni, in cambio di un accordo di pace. Paradossalmente, la conferma della trattativa avviene nel giorno in cui la Cia rivela che lo scorso 6 settembre i caccia israeliani bombardarono e distrussero nel nord della Siria un impianto destinato a ospitare un reattore nucleare. I video nelle mani dell´intelligence americana, la cui esistenza è stata rivelata dal Washington Post, poi confermano la presenza di tecnici nord-coreani nello stabilimento per assicurare il funzionamento del reattore. Israele, secondo la Cia, intervenne colpendo l´impianto poco tempo prima che potesse entrare in funzione. E ieri, per la prima volta la Casa Bianca prende posizione sull´episodio. «La costruzione del reattore nucleare siriano con l´aiuto della Corea del Nord - attacca la portavoce Dana Perino - era uno sviluppo destabilizzante per l´area. La Siria - aggiunge la Casa Bianca - cercò di nascondere le prove della sua esistenza e ora deve chiarire al mondo quali siano le sue attività nucleari». Olmert, però, ora si dice pronto a trattare. Assad, rendendo di dominio pubblico il negoziato segreto, lo accredita. I contatti fra le parti sarebbero stati avviati nel 2007 grazie all´impegno della Turchia e del suo premier Tayyip Erdogan, che vanta ottime relazioni con entrambi i Paesi. Ma l´offerta israeliana a Damasco, in qualche modo contenuta nelle 20 lettere che Olmert ha scritto a Assad in questi mesi, contiene molte domande alle quali la Siria deve rispondere prima di riavere indietro il Golan: la Siria è pronta a tagliare il sostegno militare a Hamas? È pronta a congelare i suoi rapporti con l´Hezbollah libanese e a tagliare i rifornimenti di armi? Quali saranno le future relazioni tra Damasco e Teheran? Intanto i leader delle comunità di coloni che vivono sulle alture del Golan hanno già fatto sentire la loro voce definendo la possibilità della restituzione delle alture come un «attacco alla sicurezza nazionale», raccogliendo la solidarietà di alcuni deputati della Knesset. Sul fronte diplomatico si apre anche un altro spiraglio. Mentre l´Onu annuncia la fine della distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza per mancanza di benzina, Hamas - che della Striscia è il padrone militare - si dice pronto a offrire una tregua con Israele sospendendo gli attacchi in cambio della riapertura dei valichi di passaggio e della fine delle «esecuzioni mirate».