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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - Il Giornale - Il Messaggero - La Stampa - L'Unità - Avvenire - Il Manifesto Rassegna Stampa
25.04.2008 C'è chi dà troppi meriti all'Italia e anche chi non dà demeriti alla Libia
rassegna di cronache sul dibattito all'Onu

Testata:La Repubblica - Il Giornale - Il Messaggero - La Stampa - L'Unità - Avvenire - Il Manifesto
Autore: Arturo Zampaglione - Roberto Fabbri - la redazione - Francesco Semprini - Franca Gandolfi - Michele Giorgio - r.zan.
Titolo: «Tripoli: Gaza come i lager, scandalo all´Onu - La Libia: Gaza un lager. E l'Italia blocca il vertice Onu - Tripoli Gaza come i lager Roma blocca il vertice Onu -Gaza come i lager. E l'Italia ferma l'Onu -»
Gaza come i lager nazisti, bufera sulla Libia. E l'italia sospende la seduta all'Onu - Stopo al gasolio, Gaza senza cibo - Stop agli aiuti umanitari, su Gaza è scontro all'Onu - Parole contro cibo
 
Arturo Zampaglione, su REPUBBLICA del 25 aprile 2008, definisce "clima caotico" le proteste contro il paragone libico tra Gaza e i lager nazisti. Clima caotico ? Diremmo piuttosto doverosa indignazione.
Il sottotitolo "L´Italia blocca il Consiglio di sicurezza dopo gli insulti a Israele", non corrisponde ai fatti, dato che l'Italia ha chiesto la sospensione della seduta del Consiglio di Sicurezza solo dopo l'abbandono dell'aula da parte di altri paesi.

Ecco il testo completo :



NEW YORK - Alcune dichiarazioni oltraggiose della Libia, il cui rappresentante ha paragonato la situazione di Gaza con quella dei campi di sterminio nazisti, hanno riportato l´Onu ai tempi dei gesti plateali e delle scarpe sbattute sui tavoli. Tutto è successo mercoledì sera nel dibattito a porte chiuse del Consiglio di sicurezza sull´esame della situazione umanitaria a Gaza e sull´eventuale approvazione di una dichiarazione del presidente. Quando il vice-ambasciatore libico Ibrahim al-Dabashi si è lasciato andare allo sproloquio, la reazione dei paesi occidentali è stata ferma e indignata.
Guidati dal francese Jean-Maurice Ripert, gli ambasciatori degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, del Belgio, oltre che della Costa Rica, hanno cominciato a battere i pugni per l´indignazione, a togliersi l´auricolare per la traduzione simultanea e ad alzarsi in piedi per lasciare l´aula in segno di protesta. In questo clima caotico, l´ambasciatore italiano Marcello Spatafora ha immediatamente fatto capire al presidente di turno del consiglio, il sudafricano Dumisani Kumalo, che era opportuno chiudere al più presto la seduta. E così è stato: non appena il libico ha finito il suo intervento, Kumalo ha battuto il martelletto, anche se c´erano ancora alcuni iscritti a parlare. Conclusione: il dibattito si è chiuso con l´ennesimo nulla di fatto su Gaza e con molto rancore tra i due schieramenti.
La Libia, che è l´unico paese arabo rappresentato nel consiglio di sicurezza, ha insistito sulle sue posizioni: senza pentirsi, anzi, rincarando le dosi. «La situazione di Gaza è anche peggiore di quella dei campi nazisti, perché i palestinesi vengono bombardati quotidianamente dagli israeliani», ha detto ieri Dabashi commentando la quasi rissa all´Onu. L´ambasciatore siriano Bashar al-Jaafari si è detto del tutto d´accordo, mentre al-Jazeera ha ricordato la frustrazione delle delegazioni arabe al Palazzo di Vetro per l´immobilismo dell´Onu sui problemi dei palestinesi e l´incapacità di condannare Israele per i bombardamenti. Già altre volte, infatti, il Consiglio di sicurezza si è trovato diviso sull´ipotesi di un documento comune.
Gli Stati Uniti hanno criticato duramente la posizione libica. «Invece di trattare la questione di Gaza in modo onesto e costruttivo», ha osservato Alejandro Wolff, il diplomatico che mercoledì rappresentava Washington nel Consiglio di sicurezza, «il delegato della Libia è stato tendenzioso, di parte e moralmente oltraggioso». Israele ha parlato di «cinismo» criticando la presenza di «uno Stato terrorista nel Consiglio di sicurezza». Ricordando che «frasi simili non aiutano i processi di pace», anche l´ambasciatore della Gran Bretagna Karen Pierce si è rallegrata per la sospensione del dibattito all´Onu.

Roberto Fabbri del GIORNALE attribuisce all'Italia la sospensione della seduta. Il contenuto dell'articolo è ripreso dal titolo

Anche Il MESSAGGERO istituisce una relazione causale diretta tra le parole del rappresentante libico e la richiesta italiana di sospensione.

"Gaza come i lager. E l'Italia ferma l'Onu" è il titolo scelto da La
STAMPA.
La cronaca di Francesco Semprini però riporta il reale svolgimento dei fatti.

Umberto De Giovannangeli scrive sull'UNITA' "Ed è stata l'Italia a chiedere la sospensione immediata della riunione dedicata al Medio Oriente", "subito dopo" l'intervento delll'ambasciatore libico,.... ma anche dopo l'abbandono dell'aula da parte dei paesi che hanno realmente protestato, e questo u.d.g. non lo scrive. 

Dai giornali che attribuiscono all'Italia un merito che non ha avuto, passiamo a quelli ambigui  o contigui nel riferire delle parole del rappresentante libico.

Franca Gandolfi su AVVENIRE scrive che il rappresentante libico "ha paragonato senza mezzi termini i campi profughi palestinesi di Gaza ai campi di concentramento nazisti".  Inaccettabile far passare un'insultante menzogna per assenza di cautela diplomatica.

Michele Giorgio sul MANIFESTO sostiene  che il rappresentante italiano avrebbe chiesto la sospensione della seduta con l'"appoggio" di Francia, Usa e Gran Bretagna (che avevano lasciato l'aula poco prima).
Poi riporta le parole con le quali il delegato libico ha "rincarato la dose" e, come a dar loro credibilità, conclude

Ma a lanciare l'ennesimo allarme sulla situazione di Gaza erano state poche ore prima le agenzie della Nazioni Unite

In particolare l'Unrwa, che è di fatto un'agenzia palestinese per nulla neutrale. Il cui scopo, per altro, è mantenere i palestinesi nei campi profughi, per usarli come massa di pressione ed elemento di delegittimazione contro Israele.

Un breve editoriale  firmato r.zan, "Parole contro cibo" lamenta un' eccessiva attenzione alle "parole" dell'ambasciatore libico, di contro all'indifferenza alla (falsa) circostanza che i palestinesi "muiono di fame" a Gaza.
In particolare, sotto accusa è il blocco della benzina che Israele forniva a Gaza. E che ha cessato di fornire, il quotidiano comunista lo dimentica,in  seguito a un attacco di Hamas al  terminal di Nahal Oz, dal quale i rifornimenti partivano.


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