Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Al Zawahiri rivendica l'11 settembre ma i deliri complottisti contiinuano anche di fronte a quest'ultima evidenza
Testata: Corriere della Sera Data: 23 aprile 2008 Pagina: 15 Autore: Guido Olimpio - Monica Ricci Sargentini Titolo: «Zawahiri: «11 settembre, basta teorie del complotto» - «Ci spieghi i suoi rapporti con gli 007 Usa»»
Da Il CORRIERE della SERA, un articolo di Guido Olimpio:
WASHINGTON — «Giù le mani dall'11 settembre». Potrebbe essere un nuovo slogan per Al Qaeda. Il suo ideologo principe, Ayman Al Zawahiri, in un lungo intervento audio, ha infatti contestato le teorie cospirative che credono ad un coinvolgimento di Israele nell'attentato. È una «bugia», afferma il medico egiziano passato alla Jihad, diffusa dal movimento libanese filo-iraniano Hezbollah. Per Al Zawahiri è stata la tv del partito, Al Manar, a lanciare la tesi, poi ripresa dai media iraniani. «L'obiettivo della bugia è chiaro — afferma —. Vogliono insinuare che non esistono eroi in campo sunnita capaci» di creare danni all'America. Al Zawahiri ha usato la polemica con l'Iran, accusandolo di favorire le manovre di Washington, nella seconda risposta — alle domande inviate da giornalisti e simpatizzanti. Ed è chiaro che il capo estremista gioca la «carta iraniana» per serrare i ranghi sunniti — inquieti per l'avanzata di Teheran e il successo Hezbollah — non solo in Iraq, dove gli sciiti sono vittime delle stragi qaediste, ma nell'intera regione. La polemica indiretta sull'11 settembre, però, non è la sola novità. Replicando ad un'intervistatore che chiedeva lumi sulle gerarchie interne, Al Zawahiri ha precisato che «il mullah Omar è l'emiro dell'Afghanistan e dei mujaheddin che ne fanno parte» mentre «lo sceicco Osama è uno dei soldati dell'emirato afghano». Parole che hanno destato qualche interrogativo tra gli internauti di fede islamista. Bin Laden, secondo alcune interpretazioni, ne uscirebbe ridimensionato. Del resto, non c'è dubbio che Al Zawahiri abbia utilizzato il sistema dell'intervista per affermare il suo primato nel dettare i precetti dottrinari ed operativi di Al Qaeda. Come fonte di ispirazione non ha citato i testi del Califfo ma il suo ultimo libro. Ad Osama ha dedicato fugaci citazioni, compresa quella che «sta bene». È ormai da tempo che molti esperti considerano Al Zawahiri come la vera mente. L'audio è poi servito al «dottore » per affermare che «non c'è spazio » per le donne in Al Qaeda. Affermazioni che contrasta con le tattiche usate, ad esempio, dai seguaci in Iraq che hanno impiegato molte donne-kamikaze — l'ultima ieri pomeriggio a Baquba — e dai separatisti ceceni. Quindi l'egiziano ha esortato a sostenere i fratelli iracheni affermando che "la vittoria è vicina" e ribadendo che il capo della branca locale è Omar Al Baghdadi, figura che secondo gli americani non esisterebbe ma sarebbe un nome di copertura usato da terroristi diversi. L'ideologo ha quindi promesso altri attacchi in Occidente e invitato ad espellere i «crociati dal Libano». Un riferimento diretto e ripetuto alla presenza delle truppe Onu. Infine, Al Zawahiri ha contestato la scelta di Hamas di non escludere un accordo con lo stato ebraico ed ha condannato l'idea del referendum sull'eventuale intesa. Una citazione riferita ad eventi di questi giorni e dunque che permette di datare l'intervento
I complottisti non si danno per vinti nemmeno di fronte alle rivendicazioni esplicite. Monica Ricci Sargentini intervista Giulietto Chiesa, che rilanciaacrobaticamente le sue speculazioni sull'11 settembre
MILANO — Si sente chiamato in causa Giulietto Chiesa, lui che su un 11 settembre diverso dalla versione ufficiale ci ha fatto un film documentario di successo Zero. «Certo — dice con la voce gongolante — la nostra teoria del complotto comincia a diventare molto diffusa nel mondo, immagino siano in molti ad essere preoccupati. Se ad esserlo è Zawahiri sono molto contento». Cosa risponde a Zawahiri? «Penso che il signor Ayman Al Zawahiri farebbe meglio a spiegarci i suoi rapporti con i servizi segreti americani. Negli anni '90 fu lui a ricevere 50 milioni di dollari da un alto ufficiale dei servizi per tutelare gli interessi Usa nei Balcani. Inoltre, secondo Jürgen Elsässer, Zawahiri avrebbe partecipato all'armamento dell'Uck e al reclutamento dei militanti islamici che combatterono in Bosnia. Nel film è anche documentato un suo viaggio negli Usa per trovare finanziamenti ai mujaheddin islamici». Con questo cosa vuole dire? «Io non so chi ci sia dietro l'11 settembre ma penso che l'ultimo a poter dire cose pulite su questo argomento è proprio Al Zawahiri. Non credo alla sua rappresentazione dei fatti. Al Qaeda avrà pure colpito gli Usa ma con la complicità di chi? Perché gli americani non hanno ancora catturato né Bin Laden né Zawahiri? Non lo trova sospetto?» In questi mesi avete raccolto altri tasselli a supporto della vostra teoria? «Come no? Su YouTube troverà il misterioso aereo della Difesa che volava sulla Casa Bianca in contemporanea con l'aereo che cadde sul pentagono. Vedere per credere».
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