mercoledi` 14 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Il Giornale - L'Opinione Rassegna Stampa
11.04.2008 La strategia di Hamas
le analisi di R.A. Segre e Dimitri Buffa

Testata:Il Giornale - L'Opinione
Autore: R.A. Segre - Dimitri Buffa
Titolo: «Hamas cresce e Israele sta a guardare - Hamas vorrebbe abbattere ancora il confine con l’Egitto»
Da Il GIORNALE dell'11 aprile 2008:

L'attacco lanciato giovedì scorso da un comando di Hamas contro il kibbutz di Nahaloz presso la frontiera di Gaza ha due dimensioni: una militare e una psicologica.
La dimensione militare sta nella vittoria riportata dal governo islamico di Gaza nel dimostrare la capacità di rompere l'assedio israeliano penetrando impunemente attraverso le sue frontiere. Per Israele è una dimostrazione della propria impreparazione ad affrontare questo tipo di guerra "sotto casa" . Il commando islamico non è solo tornato alla base dopo aver ucciso due israeliani ma ha attraversato due linee di difesa senza essere scoperto usando uno sbarramento di mortai per fare asserragliare nelle case, su ordine dei responsabili della sicurezza, gli abitanti del kibbutz mentre gli attacanti si muovevano indisturbati.
La dimensione psicologica sembra creata da un teatro dell'assurdo. Hamas parla di vittoria nel rompere un assedio che non esiste perché è da Israele che riceve "per motivi umanitari" petrolio, medicinali, latte farina, eccetera. Minaccia l'Egitto (che non concede aiuti ai palestinesi) di penetrare sul suo territorio sapendo che non lo farà dal momento che il governo egiziano ha ordinato di sparare su chi violerà la frontiera, ma facendo ricadere su Israele la responsabilità di questa assurda situazione.
In Israele c'è chi si rallegra del "miracolo" che ha fatto risparmiare al commando di Hamas il grande deposito di carburante indifeso di Nahaloz evitando un disastro umano ed ecologico. Non si tratta di un miracolo ma del fatto che gli attaccanti non volevano danneggiare il deposito che fornisce, per motivi umanitari, ad Hamas il petrolio che questi incamera sottraendolo alla popolazione per i suoi bisogni militari.
Non c'è da stupirsi se in questa situazione crescono le critiche contro il premier Olmert. E' accusato di dirigere un governo incapace di difendere i propri cittadini dal tiro quotidiano dei razzi di Hamas, indeciso ora su come usare la sua forza per rispondere all'attacco sia per tema di perdere soldati, sia per dover affrontare critiche americane alla vigilia delle manifestazioni in onore del 60°  anniversario della creazione dello Stato (15 maggio9. Il  presidente Bush ha promesso di partecipare  utilizzando l'occasione per organizzare una nuova conferenza di pace in loco coi palestinesi, giordani e gli egiziani. Nonostante lo sforzo del primo ministro di guadagnare tempo  cercando di raggiungere entro la fine dell'anno un accordo con il presidente dell'Autonomia palestinese, Abu Mazen, la situazione dopo l'attacco di Hamas diventa per lui insostenibile.
Se Israele non reagirà entro maggio dovrà farlo in seguito affrontando un nemico che accresce giornalmente, secondo un recente rapporto dell'intellugence israeliano, il suo potenziale militare con l'aiuto della Siria e dell'Iran.

Da L'OPINIONE

Israele e l’Egitto temono un nuovo sfondamento del muro che divide Gaza dal deserto del Sinai. I terroristi di Hamas potrebbero riprovarci oggi stesso, visto che ieri il piano era saltato dopo l’attacco armato a Nahal Oz in cui sono stati uccisi due cittadini israeliani. Come è noto esiste un precedente in tal senso che risale allo scorso 23 gennaio quando migliaia di palestinesi approfittarono della breccia fatta a colpi di esplosivo dai militanti di Hamas per sciamare in Egitto e approvvigionarsi di generi alimentari e di vestiario di prima necessità, vista la situazione che si era venuta a creare dopo il temporaneo blocco israeliano alla Striscia, dovuto ai continui attacchi dei terroristi islamici con missili Qassam nei centri abitati di Ashkelon e Sderot. Il problema è che, oltre al rifornimento di viveri qualcuno ha fatto anche un bel pieno di armi ed esplosivo contrabbandati dall’Egitto a Gaza con grande facilità, vista la situazione di anarchia totale determinatasi dopo l’abbattimento del muro di confine con l’Egitto.
Inoltre la dirigenza di Hamas ha sfruttato abilmente a livello mediatico le scene apocalittiche dei palestinesi affamati che si riversavano in territorio egiziano per colpire l’immagine di Israele e dello stesso Egitto.

Per cui, tanto le autorità di Moubarack, che promettono il pugno di ferro con quei palestinesi che dovessero ritentare l’impresa, quanto quelle di Israele, preoccupate dalle conseguenze di un nuovo flusso di armi entro i confini di Gaza, stanno molto in campana da ieri quando si è sparsa la voce che era già tutto pronto per il nuovo sfondamento. Inoltre proprio negli scorsi giorni era stato ritrovato un enorme deposito di armi e di esplosivo proprio in Egitto a pochi chilometri dal confine. E le tracce “calde” del passaggio di persone hanno fatto ritenere all’intelligence egiziana che possano esserci complici dall’altra parte del muro di confine, magari proprio tra gli estremisti dei Fratelli Musulmani, che aiutano i loro cugini di Hamas, nel compimento delle proprie imprese.
Di fatto il ministro degli esteri di Moubarack ha già assicurato le autorità israeliane di avere predisposto, insieme al collega alla difesa, la mobilitazione di qualche migliaio di soldati lungo il confine dove sta il muro che potrebbe venire fatto saltare. E si è già avvertita la popolazione palestinese di non farsi sobillare da quelli di Hamas, se ha a cuore la propria incolumità. Martedì l’esponente politico di Hamas Khalil al Haya aveva descritto pubblicamente la situazione interna di Gaza come “non più a lungo sopportabile”. A qualcuno la cosa era sembrata una sorta di segnale all’azione. Poi c’è stato l’attacco, fortunatamente abortito, al deposito di carburante di Nahal Oz che paradossalmente portava benzina proprio a Gaza. Se nei prossimi giorni si dovessero verificare interruzioni di corrente a Gaza, perciò, ancora una volta i “poveri palestinesi” non potranno fare altro che prendersela con coloro da cui si fanno soggiogare da decenni.

Per inviare una e-mail alla redazione del Giornale e dell'Opinionecliccare sul link sottostante

lettori@ilgiornale.it
diaconale@opinione.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT