Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Nessun mistero e nessuna "Eichmann's list": una bufala giornalistica quotidiani a confronto
Testata:Ansa - Corriere della Sera - La Repubblica - La Stampa Autore: la redazione - Francesca Paci Titolo: «Shoah: mistero su 800 risparmiati - Mistero Eichmann: «Salvò 800 ebrei» - Quando il nazista Eichmann salvò 800 ebrei»
ANSA (nel suo sito) , CORRIERE della SERA e La REPUBBLICA presentano la vicenda degli 800 ebrei sopravvissuti alle persecuzioni in un ospedale di Berlino negli stessi termini, incompleti, scandalistici, completamente falsi in alcuni particolari (non è affatto certo che si debba ad Eichman la salvezza degli ottocento) riprendendo un falso scoop del Sunday Times
Solo Francesca Paci, su La STAMPA si è presa la briga di approfondire la vicenda. Dal suo articolo emergono chiaramente i contorni della vicenda. Come pure quelli della bufala storico-giornalistica che intorno ad essa è stata montata, e acriticamente recepita.
Un lancio ANSA
(ANSA) - LONDRA, 16 MAR - Adolf Eichmann e altri alti esponenti del regime nazista risparmiarono la vita di oltre 800 ebrei.I militari dell'Armata Rossa li trovarono nelle cantine di un ex ospedale ebraico nel centro di Berlino. La storia, avvolta dal mistero, viene raccontata dal 'Sunday Times'. Quello che piu' stupisce e' che non solo questo gruppo di ebrei sfuggi' all'Olocausto, ma lo fece con la piena consapevolezza dei vertici nazisti, per motivi che restano poco chiari.
Un articolo dal CORRIERE della SERA
LONDRA — Adolf Eichmann — l'«architetto dell'Olocausto » il cui processo, celebrato a Gerusalemme nel 1960, è al centro dell'opera La banalità del male di Hannah Arendt — e altri alti esponenti del regime nazista risparmiarono la vita di oltre 800 ebrei che l'Armata Rossa trovò nelle cantine di un ex ospedale ebraico nel centro di Berlino. La storia, piuttosto misteriosa, viene raccontata dal Sunday Times. Secondo il domenicale britannico, questo gruppo di ebrei sfuggì all'Olocausto con la piena consapevolezza dei vertici nazisti, per motivi che restano oscuri. I documenti furono bruciati dalla Gestapo poco prima dell'arrivo dei sovietici, ma il Sunday Times scrive che molti erano ebrei sposati con tedeschi non ebrei. La vicenda è narrata nei diari di Walter Lustig, direttore dell'ospedale berlinese, poi recuperati dalla segretaria Hilde Kahan. Si scopre così che «in molti casi questi (gli ebrei risparmiati ndr) erano amici di importanti personalità del Terzo Reich». Per Aubrey Pomerance, responsabile degli archivi del Museo ebraico di Berlino, alcuni restarono in vita pagando i gerarchi nazisti: «Mazzette pagate da ebrei che avevano contatti con i nazisti furono parte della storia dell'Ospedale ebraico. Una storia strana, che nessuno conosce bene». La sola cosa che sembra certa è che fu Eichmann, architetto della «soluzione finale», a decidere di non ucciderli.
Da La REPUBBLICA:
LONDRA - Adolf Eichmann e altri alti esponenti del regime nazista risparmiarono la vita di oltre 800 ebrei che trovarono nelle cantine di un ex ospedale ebraico nel centro di Berlino. La storia, avvolta dal mistero, viene raccontata dal Sunday Times. Quello che più stupisce in questa vicenda, racconta il giornale domenicale britannico, è che non solo questo gruppo di ebrei sfuggì all´Olocausto, ma lo fece con la piena consapevolezza dei vertici nazisti, per motivi che restano poco chiari. E che sarà molto difficile rendere noti. La storia è conosciuta grazie a Hilde Kahan, segretaria del direttore dell´ospedale che ebbe accesso ai documenti segreti dei sopravvissuti. Quello che è certo è che la sopravvivenza di queste persone avvenne per decisione di Eichmann - l´architetto della "Soluzione Finale", cioè dello sterminio degli ebrei - e di altri alti gradi del regime.
Da La STAMPA :
Nell'opprimente galleria fotografica dello Yad Vashem, il museo dell'Olocausto di Gerusalemme, Adolf Eichmann è l'architetto della soluzione finale, la mente dello sterminio programmatico degli ebrei, l'immagine immortale dell'assoluta «banalità del male» davanti alla quale sfilerà stamattina il cancelliere tedesco Angela Merkel prima di ricordare ai parlamentari della Knesset «le storiche responsabilità della Germania» nella sua lingua, la più problematica per Israele, quella dei nazisti. La vicenda degli ottocento ebrei «salvati» da Eichmann durante la seconda guerra mondiale raccontata ieri dal quotidiano britannico Sunday Times in un lungo articolo intitolato «Eichmann's list», rimbalza sulle homepage dei giornali israeliani online a mo' di flipper. Eichmann come Schindler? Nella terra dei sopravvissuti alla Shoah non c'è spazio per il revisionismo. Non quando si tratta dell'uomo simbolo del genocidio processato a Gerusalemme nel 1960, 14 anni dopo Norimberga, e impiccato nel 1962 nel carcere di Ramla. «E' un episodio noto che non cambia la Storia», dice il professor David Vankir, responsabile del Dipartimento di ricerca dello Yad Vashem. Materia già archiviata. Nel 1945 l'Armata Rossa entra trionfante a Berlino e trova nelle cantine di un ospedale della Gestapo, nel distretto di Wedding, ottocento ebrei risparmiati inspiegabilmente dalla deportazione. Perché? A fare un po' di luce sul mistero ci pensa nel 2005 uno studioso americano, l'avvocato Daniel B. Silver, che mette insieme le testimonianze dell'epoca e i documenti sopravvissuti al rogo «riparatore» appiccato dalle SS alla vigilia dell'invasione alleata e pubblica un saggio tradotto in italiano da Marsilio, «Rifugio all'inferno». Secondo Silver tutto ruoterebbe intorno al direttore dell'ospedale, il dottore ebreo Walter Lustig, incaricato dalle SS della spietata selezione per i treni della morte. Sarebbe stato Lustig a intercedere presso Eichmann per gli ottocento «inquilini» della sua struttura, infermieri, medici, membri di facoltose famiglie tedesche, qualche collaboratore. Il professor Vankir non nega i chiaroscuri di quegli anni tragici, molti tedeschi nascosero amici e vicini ebrei rischiando direttamente, i loro nomi sono incisi negli alberi dei giusti piantati nel giardino del museo dell'Olocausto. Ma Eichmann no: «E' paradossale. Sarebbe come sostenere che nel 1945 Hitler abbia risparmiato 10 mila ebrei, mentre li teneva in ostaggio pensando che potessero essere merce di scambio con gli inglesi». I figli della Shoah non dimenticano, il passato è presente, carnefici e vittime non sono sovrapponibili: «Senza la consapevolezza delle responsabilità è vero tutto e il suo contrario. Anche affermare che, se non l'ha ucciso, Hamas in fondo ha salvato la vita al caporale Gilat Shalit». Israele si prepara a festeggiare i suoi primi sessant'anni d'esistenza fondata su una certezza granitica, aver sconfitto con la vita l'eredità del genocidio. Il processo ad Eichmann, l'SS-Obersturmbannführer al servizio di Hitler e del male, è considerato una vittoria esistenziale: quella della giustizia esercitata dalle vittime non più bisognose del mondo ma protagoniste della Storia. «Rimettere in discussione il ruolo di Eichmann non porta a niente», osserva Dan Michman, docente di Storia dell'ebraismo e presidente dell'Istituto di Ricerca sull'Olocausto dell'Università Bar Ilan. «L'ospedale di Berlino non è l'unico esempio di interessata "cecità" del nazismo. Accadde a Budapest, in Belgio, in Polonia. Quando gli ebrei servivano temporaneamente a qualcosa, generalmente un particolare lavoro, veniva "sospesa" loro la pena». Banchieri, medici, operai, tutti arruolati a costruire la propria tomba. Lo racconta con scientifica lucidità lo scrittore francese Jonathan Littell ne «Le Benevole», il romanzo che sta turbando la Germania, gli orrori dello sterminio descritti dai carnefici, efficienti funzionari della macchina della morte. I giornali discutono, gli editorialisti polemizzano, gli storici precisano. Ma per Israele assolvere l'architetto della soluzione finale è inaccettabile. Neppure se quegli ottocento ebrei dovessero davvero a lui l'uscita dal tunnel. E in molti ne dubitano. Adolf Eichmann, l'unico che avrebbe potuto raccontare la verità sull'ospedale di Berlino, non fu mai interrogato su questo. «Nel giudizio sullo sterminio - scrive in un editoriale il quotidiano Haaretz - la questione sembrò irrilevante».