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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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L'Opinione - L'Occidentale Rassegna Stampa
14.03.2008 La pazienza ha un limite
Massimo D'Alema l'ha fatta perdere all'ambasciatore d'Israele Gideon Meir

Testata:L'Opinione - L'Occidentale
Autore: Dimitri Buffa - la redazione
Titolo: «Persino Gideon Meir si ribella a D’Alema - L'ambasciatore d'Israele ha capito D'Alema»
Da L'OPINIONE del 14 marzo 2008:

Per riuscire a fare infuriare l’attuale ambasciatore di Israele in Italia Gideon Meir, al punto da fargli dire “Ci chiedete di trattare sulla misura della nostra bara”, il ministro degli Esteri ancora in carica Massimo D’Alema deve avere fatto uno studio lungo e accurato. Meir, infatti è un uomo di Olmert e di Barak. Non di Sharon come il suo predecessore Ehud Gol, sempre pugnace e con la battuta pronta. Da quando è in Italia Meir, un po’ meno di due anni, avrà rilasciato tre o quattro interviste in tutto, di cui due al “Corriere della Sera”. Inoltre ancora non parla l’italiano bene come Gol e quindi si astiene volentieri. Ma D’Alema farebbe perdere la pazienza a Giobbe e Meir non ha ancora la pazienza del noto profeta. Così quando mercoledì in una sola botta l’interessato ha prima sentito l’ennesimo appello di “baffino” a trattare con Hamas per la pace in Medio Oriente e poi il plauso di Ismail Haniyeh, leader della formazione terroristica in questione, alla dichiarazione di cui sopra, non ce l’ha fatta più ed è sbottato platealmente: “chi ci invita ad aprire trattative con Hamas in effetti ci invita a negoziare sulle misure della nostra bara e sul numero dei fiori da mettere nella corona”.

Meir ha poi anche detto che in questa maniera le prospettive di pace si allontanano e non si avvicinano facendo capire che con Hamas non si può fare lo stesso ragionamento, comunque sbagliato, che si è fatto dopo la fine della guerra del Libano dell’estate 2006. Oggi non c’è spazio né per Unifil, né per passeggiate a braccetto con qualche ministro terrorista a Gaza. Qui è esattamente una questione di vita o di morte. Cosicché, quando “l’Unità” mercoledì sera ha mandato una giornalista a stuzzicare il portavoce della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, sull’ormai troppo gonfiato caso di Ciarrapico, candidato del PdL, la suddetta si è sentita rispondere che “Ciarrapico candidato è stato certamente un errore, ma per noi ebrei in questo momento la priorità è il rapporto con Israele e quindi D’Alema che vuole trattare con Hamas ci preoccupa anche di più, per non parlare della scomparsa dei deputati amici di Israele dalle liste del Pd”: da Peppino Caldarola passando per Umberto Ranieri per arrivare a Furio Colombo. Come a dire “chissenefrega di Ciarrapico se l’alternativa è D’Alema”.

Conscia del significato delle dichiarazioni di Pacifici “l’Unità” ci ha messo una pezza tagliando del tutto, a detta dello stesso portavoce della Comunità Ebraica romana, la domanda e la risposta sugli amici di Israele non candidati nel Pd e sfumando moltissimo quella in cui si da a Ciarrapico ciò che è di Ciarrapico e a D’Alema ciò che è di D’Alema. In fondo anche il glorioso quotidiano fondato da Gramsci, specie sotto elezioni, non si vergogna di comportarsi come un tg Rai o Mediaset qualsiasi. Rimane la sostanza dell’arrabbiatura di Meir e della preoccupazione di Pacifici e degli altri rappresentanti delle comunità ebraiche in Italia: ieri il Neghev, Sderot e Ashkelon sono state di nuovo sommerse con una pioggia di Kassam. “Spiegateci voi – dicono a Portico d’Ottavia - come diavolo si può trattare con chi ogni giorno cerca di uccidere altri inermi cittadini israeliani”. E non state a guardare la pagliuzza Ciarrapico negli occhi di Berlusconi quando c’è la trave D’Alema in quelli di Walter.

Il sito L'OCCIDENTALE riporta per intero le dichiarazioni dell'ambasciatore Meir:


 

Ci sono dichiarazioni che vale la pena riportare per intero: "Chi ci invita ad aprire trattative con Hamas - ha detto l’ambasciatore d’Israele in Italia, Gideon Meir all'Ansa - in effetti ci invita a negoziare sulle misure della nostra bara e sul numero dei fiori da mettere nella corona".

"Fino a quando Hamas non cambierà le sue posizioni e non accetterà le condizioni della comunità internazionale, chi invita ad un dialogo con quest'organizzazione terroristica in pratica blocca il negoziato tra Israele e Abu Mazen. Il fatto che il leader di quest'organizzazione terroristica si congratuli per queste posizioni non depone a favore di chi le sostiene", ha aggiunto il diplomatico israeliano, riferendosi alle parole di "apprezzamento" espresse dal leader di Hamas, Ismail Haniyeh, in merito alle dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano.

"La pace - ha proseguito Meir - si fa sì con il nemico, ma con un nemico che desidera la pace e la convivenza dell'uno accanto all'altro. La posizione di Hamas è nota e non è cambiata. Non sono disposti a riconoscere il diritto di Israele ad esistere e non sono neanche disposti a parlarci. I loro leader continuano ad invocare la distruzione dello Stato di Israele. Gli inviti per un cessate il fuoco sono solo una fase del piano per completare il sogno di Hamas di distruggere lo Stato di Israele e di fondare uno Stato religioso fondamentalista musulmano tra il fiume Giordano e il Mediterraneo".

"E' un peccato - ha chiosato il diplomatico israeliano - che durante il giorno di lutto per gli otto ragazzi che sono stati uccisi nella scuola rabbinica in Gerusalemme c'è chi invita ad un negoziato con barbari e assassini".

L'ambasciatore israeliano ha già detto tutto il necessario, forse lasciando di stucco tutti quelli che avevano tirato un sospiro di sollievo per la partenza del predecessore, Ehud Gol, uno che non le mandava a dire.

Meir ha avuto bisogno di qualche tempo per ambientarsi e capire la situazione italiana. Ma ora ha dimostrato di averla capita perfettamente e la descrive in modo vivido: oggi l'Italia ha un ministro degli Esteri che tratta Israele come un impresario di pompe funebri con la salma del defunto.

L'unica cosa che resta inspiegabile è che molti ebrei italiani inorridiscano per la candidatura di Fiamma Nirenstein o protestino per quella di Ciarrapico nel centro-destra, ma si sentano perfettamente a posto con la coscienza votando D'Alema o il suo partito.

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diaconale@opinione.it
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