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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Leggo - La Repubblica - Il Messaggero Rassegna Stampa
13.03.2008 Legittima difesa, non vendetta
rassegna di cronache della morte di Mohammed Shehada, uno dei capi della Jihad islamica

Testata:La Stampa - Leggo - La Repubblica - Il Messaggero
Autore: Francesca Paci - la redazione - Alberto Stabile - Eric Salerno
Titolo: «Israele vendica la strage alla scuola - Notizie - Scuola coranica, bilitz israeliano uccisa la "mente" della strage - Strage di Gerusalemme, ucciso il mandante»

Eliminazione mirata di terroristi della Jihad islamica

Fosse o meno il mandante della strage di Merzak Harav Mohammed Shehada (lo confermerebbero fonti palestinesi) era un terroista attivo, responsabile in passato di attentati contro i civili israeliani, per i quali costituiva ancora una minaccia.

La sua eliminazione non è stata dunque una "vendetta", ma un atto di legittima difesa.
Sbagliato, dunque titolare come fa La STAMPA del 13 marzo 2008 "
Israele vendica la strage alla scuola".

Di seguito, l'articolo di Francesca Paci:


Giovedì notte, poche ore dopo il massacro alla yeshiva Merzak Harav, Mohammed Shehada, leader della Jihad Islamica e punto di riferimento di Hezbollah in Israele, era riuscito a sfuggire alla retata. Ieri sera non ce l’ha fatta: un commando israeliano a bordo di un taxi con targa palestinese ha affiancato la sua automobile nel campo profughi di Duheisha, alla periferia di Betlemme, e ha fatto fuoco. Con Shehada, 43 anni, da otto ricercato per una serie di attentati in Israele e ora sospettato d’aver progettato da lontano quello di giovedì, sono morti altri due miliziani della Jihad, Imad Kamel e Eissa Marzuk, e un leader dei Martiri di Al-Aqsa, braccio armato di Fatah.
Sale così a cinque il numero dei miliziani palestinesi uccisi nelle ultime ventiquattr’ore dai militari israeliani. In mattinata era toccato a un altro capo della Jihad Islamica intercettato a Tulkarem. Ma è di Shehada che l’intelligence israeliana si compiace in modo particolare. Sembra che militasse con al-Fatah prima di convertirsi all’islam sciita sposando la causa della Jihad Islamica. Secondo l’esercito israeliano «riceveva ordini anche dalla leadership della Jihad in Siria» e sarebbe legato a Ala Hisham Abu Dheim, il killer della yeshiva.
I margini di dialogo sono esigui. Per questo l’ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir replica piccato all’invito di Massimo D’Alema all’apertura: «Chi ci invita ad aprire trattative con Hamas ci invita a negoziare sulle misure della nostra bara e sul numero dei fiori da mettere nella corona». E la polemica si allarga subito alla politica italiana. «Capisco la reazione dell’ambasciatore d’Israele, anche se può apparire molto forte. Ma Hamas è considerata dall’Ue una organizzazione terroristica», commenta Gianfranco Fini, ministro degli Esteri del secondo governo Berlusconi. E Fabrizio Cicchitto, di Forza Italia, rincara la dose: «Sul Medioriente D’Alema fa del revisionismo, rivaluta Chamberlain e Daladier».

Sbagliato anche definire l'operazione militare di Israele "dura rappresaglia", come fa il quotidiano gratuito LEGGO: 

Dura rappresaglia di Israele all’attentato del 6 marzo contro il collegio rabbinico di Gerusalemme. Quattro palestinesi sono stati uccisi e altri due feriti nel centro di Betlemme da un’unità speciale israeliana, usata per dare la caccia a ricercati. Tra questi Mohammed Shehada, presunto mandante dell’eccidio della scorsa settimana, costato la vita a otto giovani seminaristi ebrei.

La REPUBBLICA definisce, nel titolo della cronaca di Alberto Stabile, il seminario rabbinico Merkaz Harav "Scuola coranica". La titolazione completa, che rende del tutto incomprensibili gli venti è: "Scuola coranica, bilitz israeliano uccisa la "mente" della strage" (titolo) , Betlemme, l'azione delle forze speciali: quattro morti (occhiello).
Sembra che gli israeliani abbiamo fatto un blitz in una scuola coranica, che ci siano stati quattro morti, che questa sia stata la "strage", che la "mente" dell'operazione sia rimasata uccisa. A ricordare ai lettori la strage vera, quella di Merkaz Harav, è una fotografia dei funerali delle vittime, accompagnata da una didascalia.
La confusione è presumibilmente il frutto di errori involontari.

Nell'articolo di Alberto Stabile, invece, è evidente che di involontario non c' è nulla.
Merkaz Harav era "l´accademia del sionismo religioso", un'espressione che tende a qualificarla politicamente,  
 Mohammed Shehada è presentato come un uomo braccato, coraggiosamente sprezzante della morte. Ad Israele è attribuita la responsabilità della rottura della breve tregua di fatto con Hamas. La quale  in realtà pretende, per non attaccare più da Gaza, la rinuncia degli israeliani a difendersi dai gruppi terroriristici che continuano a operare in Cisgiordania.
La "tregua" di Hamas, in altri termini, prevede che gli israeliani continuino a morire e che i terroristi siano al sicuro ( e liberi di armarsi grazie alla riapertura dei valichi)

Ecco il testo:

 
GERUSALEMME - «Gli israeliani non vogliono arrestarci, vogliono ammazzarci» andava dicendo Mohammed Shehada, latitante da anni e capo della Jihad islamica a Betlemme. Ieri la profezia s´è compiuta e Shehada è stato ucciso assieme ad altri tre miliziani, uno dei quali inquadrato nelle "Brigate Al Aqsa", il braccio armato di Al Fatah, da una delle unità speciali perfettamente mimetizzate nella popolazione locale, che agiscono nei territori palestinesi.
Un´esecuzione mirata come tante altre, se non fosse che, secondo il sito Ynet del giornale Yedioth Aaronoth, Shehada sarebbe stato indicato da non meglio precisate fonti palestinesi come il mandante della strage di giovedì scorso nella yeshiva Markaz Harav, l´accademia del sionismo religioso dove vennero uccisi 8 studenti. Il portavoce militare, pur confermando il raid, non ha tuttavia fatto menzione dell´assalto al collegio rabbinico messo a segno da Alaa Abu Dheim, un giovane gerosolimitano della borgata Jabal Mukaber. Il portavoce s´è limitato a dire che Shehada era ricercato per «una serie di attentati in cui sono morti molti israeliani».
Appena poche ore prima che le forze speciali entrassero in azione a Betlemme, il premier di fatto Ismail Haniyeh, da Gaza, dove Hamas continua a governare, aveva chiarito a quali condizioni il movimento islamico avrebbe acconsentito a stipulare un cessate il fuoco con il governo israeliano. E fra queste condizioni c´è anche la cessazione da parte dello stato ebraico di ogni «aggressione, uccisione, raid» contro il popolo palestinese, tanto a Gaza quanto nella West Bank. «Non vi abbandoneremo» aveva detto Haniyeh rivolgendosi ai palestinesi di Cisgiordania. «Un´aggressione contro di voi è un´aggressione contro di noi».
Del tentativo di mediazione condotto dall´Egitto, con l´avallo della Casa Bianca, si parla da almeno 5 giorni. Da quando cioè la calma è scesa al confine tra Israele e la Striscia di Gaza, dopo l´operazione "inverno caldo" costata la vita ad oltre 120 palestinesi, tra cui molti civili, due soldati israeliani e un abitante di Sderot. Il governo Olmert ha negato l´esistenza di ogni «trattativa diretta o indiretta» che, invece, è stata di fatto confermata dall´Egitto, dal moderato presidente palestinese Abu Mazen e, con le sue ultime dichiarazioni, anche da Haniyeh. Sul fronte dei media, Israele ha deciso di boicottare Al Jazeera, che «riporta solo metà delle notizie e aiuta i terroristi» secondo le parole del viceministro degli esteri israeliano.
Non volendo trattare con Hamas, Olmert sembrerebbe interessato a una tregua spontanea del tipo: «Loro non sparano missili, noi non lanciamo incursioni». Ma dopo l´operazione di Betlemme, anche quest´ipotesi sembra remota. Condannando l´uccisione di Shehada e minacciando vendetta, un portavoce della Jihad ha aggiunto: «Ecco la prova che il nemico sionista non ha interesse ad ottenere la calma». L´operazione di Betlemme appare, dunque, non come un episodio in sé ma come il passaggio di una vicenda più complessa. Testimoni dicono che il commando viaggiava su un taxi con targa dei Territori. Gli obiettivi da colpire erano su un´altra macchina. Il taxi la sperona e dall´interno del mezzo pubblico partono raffiche di mitra che non lasciano scampo. L´auto di Shehada è crivellata di colpi. Veterano della seconda intifada, il capo jihadista si muoveva a Betlemme come un pesce nell´acqua. Benché ricercato, Shehada amava la notorietà. Non disdegnava d´incontrare i giornalisti e ieri mattina, al direttore dell´agenzia palestinese Maan aveva ripetuto la sua profezia. Non è stato l´unica operazione computa ieri dalle forze speciali israeliane. Poche ore prima, a Seida, villaggio vicino a Tulkarem, era stato ucciso un altro militante della Jihad, Salih Karkur di 22 anni, anch´egli latitante. Il padre è stato arrestato con l´accusa di aver ospitato un ricercato.

L'articolo di Eric  Salerno sul MESSAGGERO, intitolato "Strage di Gerusalemme, ucciso il mandante", devia l'attenzione del lettore verso ipotesi, assolutamente non verificate, e smentite da dichiarazioni dei rabbini di Merkaz Harav, secondo le quali nell'ambiente del sionismo religioso si starebbe facendo strada l'ipotesi di una vendetta "privata" per la strage.
Salerno non rcorda che durante l'orazione funebre delle otto vittime, la vendetta è stata esclusa.


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