Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Droni contro Israele Hezbollah progetta stragi tra i civili
Testata: Il Giornale Data: 18 febbraio 2008 Pagina: 12 Autore: la redazione Titolo: «Per colpire Israele pronti gli arei bomba»
Dal GIORNALE del 18 febbraio 2008:
La vendetta nel peggiore degli incubi israeliani arriverà dal cielo. Si chiama «drone» nei codici militari è sinonimo di aereo telecomandato senza pilota. I primi a svilupparli e ad utilizzarli furono proprio gli israeliani agli inizi degli anni Settanta. Secondo gli esperti del Mossad e dell’Intelligence militare israeliana quella macchina piccola e insidiosa rischia oggi di diventare lo strumento migliore nelle mani di Hezbollah per vendicare la morte di Imad Mughniyeh, il capo di tutte le operazioni militari e clandestine del Partito di Dio ucciso in un attentato a Damasco la scorsa settimana. I sospetti israeliani si basano su dati concreti. L’unico nemico dimostratosi capace negli ultimi anni di sviluppare adeguatamente la tecnologia dei «droni» è stato l’Iran. E l’unico alleato degli iraniani in grado di imbottirli d’esplosivo e farli penetrare negli spazi aerei israeliani è stato Hezbollah. Fino a oggi il Partito di Dio ci ha provato almeno cinque volte, ma gli esperimenti più pericolosi sono stati messi a segno durante la guerra dell’estate 2006 quando due modellini senza pilota carichi di esplosivo vennero abbattuti in extremis dall’aviazione e uno si schiantò al suolo prima di raggiungere un centro abitato. Oggi il «drone» sembra lo strumento privilegiato per seminare strage in un centro abitato e mettere a segno una vendetta che, a dar retta al ministero della Difesa Ehud Barak, verrà orchestrata d’intesa con la Siria e l’Iran. Nei ragionamenti degli esperti di sicurezza israeliani una vendetta su piazza estera, come quella promessa funerali di Mughniyeh dal segretario generale Hasan Nasrallah, rischia di rivelarsi politicamente e militarmente dannosa sia per l’organizzazione sia per i suoi controllori iraniani. Stragi simili a quelle messe a segno negli anni 90 contro l’ambasciata israeliana e la sede della comunità ebraica di Buenos Aires finirebbero con il mettere sotto accusa il Partito di Dio e giustificherebbero un eventuale raid contro la Repubblica Islamica. Dunque l’unica scelta possibile è colpire Israele sul proprio territorio. Hezbollah non può, però, fare affidamento sui kamikaze palestinesi diventati, dopo la costruzione del muro, sempre più difficili da infiltrare. Anche la scelta di inviare qualche volontario con passaporto europeo è difficilmente percorribile per la difficoltà, una volta dentro Israele, di mettere le mani su adeguate quantità di esplosivo. Dunque la via maestra è quella aerea, magari facendo decollare il modellino imbottito di esplosivo dai meno controllati cieli di Giordania o Egitto e cercando poi di trasferirne la guida elettronica a un centro di controllo libanese capace di guidarlo verso un centro abitato.
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