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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
16.02.2008 Non è mai troppo tardi
per fare giustizia

Testata: La Repubblica
Data: 16 febbraio 2008
Pagina: 15
Autore: Piero Colaprico
Titolo: «Torna in Italia il boia di Bolzano»
Su REPUBBLICA di oggi, 16/02/2008, a pag. 15, con il titolo " Torna in Italia il
 boia di Bolzano", Piero Colaprico racconta come l'SS Seifert sia stato
estradato in Italia dal Canada, paese nel quale ha vissuto tranquillamente
fino a ieri. Ecco l'articolo:
 
Torna in Italia il "boia di Bolzano"
 
 
L´ex Ss Seifert estradato dal Canada. Torturò e uccise decine di ebrei
 

MILANO - «Stanote s´è smorsada l´ebreeta, come ‘na candeleta de seriola consumà», recitava una vecchia poesia, scritta nel lager di Bolzano, per raccontare l´orrore che circondava Misha. E oggi Misha, e cioè Michael Seifert, «il boia di Bolzano», torna in Italia. Sbarca stamani a Roma, accompagnato dai funzionari dell´Interpol, e finisce nella prigione militare di Santa Maria Capua Vetere, per scontare la condanna all´ergastolo, inflitta dai tribunale militare di Verona.
Per persone come Misha si usa l´espressione «nemico privato»: uomini e donne che, «coperti» dalla guerra, scatenano gli istinti più infernali. Seifert, nato nell´ormai lontano 1924, era di questi. Era un ucraino, passato nei ranghi dei nazisti, nominato Gefreiter, o Rottenführer delle SS, e cioè caporale. Tra il dicembre del 1944 e l´aprile 1945, mentre il nazifascismo era agli sgoccioli, diventò il custode del campo di concentramento di transito di Bolzano.
È vero, tanto tempo è passato, ma uno dei testimoni del processo veronese raccontò di un prigioniero, un ragazzo accusato di aver rubato del pane, che venne acchiappato da Misha e dal suo complice preferito, Otto Sein: «Lo uccisero il giorno di Pasqua, sbattendolo a turno con la testa contro i muri della cella. Nessuno del blocco celle dimenticherà mai quel giorno, urlo per urlo, colpo per colpo. Altri vennero strozzati. In quelle occasioni, i due circolavano per i corridoi con i guanti di pelle nera. Erano diventati un simbolo, e quando li vedevamo in quel modo...».
Dalla «giovane prigioniera ebrea non identificata», ferita «con colli di bottiglie spezzati» a Bartolo Pezzuti, che si vide squarciare il ventre da Misha, l´elenco delle nefandezze è ampio. Però è impossibile non ricordare che un giorno Misha uccise insieme mamma e figlia, le ebree Giulia e Augusta Leoni: due ore di torture, terminate con lo strangolamento.
«Misha il boia» era stato rintracciato a Vancouver, dove aveva lavorato come operaio in un mulino. Era arrivato in Canada nel ‘51, s´era arrangiato, ma proprio la sua immigrazione clandestina ha rappresentato il grimaldello giuridico utile alla corte di Ottawa per rispedirlo qua, dove la sua storia criminale non è mai stata dimenticata. «Sapere che la giustizia colpisce i colpevoli anche dopo tanti anni può dare speranza a chi oggi soffre di ingiustizie», dice Federico Steinhaus, della comunità ebraica. E il procuratore capo militare di Verona, Bartolomeo Costantini, preannuncia un interrogatorio. Vuole arrestare anche il complice di Misha, Otto Sein, «coinvolto nell´uccisione di undici prigionieri nel campo di Bolzano», e mai più rintracciato.

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