Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
"Inutile un intervento militare a Gaza" per Amos Oz Israele deve trattare con Hamas
Testata:Corriere della Sera - La Repubblica Autore: Amos Oz Titolo: «La trappola dell'invasione di Gaza - Amos Oz: "Serve coraggio ora Israele tratti con Hamas"»
Dal CORRIERE della SERA del 13 febbraio 2008, a pagina46, un articolo di Amos Oz:
La rabbia, la frustrazione, le proteste furibonde ci stanno dando alla testa. Israele non deve cadere nella trappola che gli ha teso Hamas e marciare su Gaza. Il numero delle vittime di un'invasione come questa sarebbe infatti molto più alto di quello delle persone colpite dai razzi Kassam negli ultimi sette anni. Per cinque di questi ultimi sette anni Israele ha avuto il controllo dell'intera striscia di Gaza eppure centinaia di razzi Kassam sono stati lanciati sulla cittadina di Sderot mentre nella striscia venivano compiuti attacchi sanguinosi contro i coloni. Probabilmente questo lo abbiamo dimenticato. L'occupazione della striscia di Gaza non porrebbe necessariamente fine ai lanci di razzi su Sderot e dintorni e le forze di occupazione diventerebbero il bersaglio quotidiano di ordigni esplosivi, di attacchi con armi da fuoco e di brutali attentati kamikaze. E c'è dell'altro: l'occupazione della striscia di Gaza raggrupperebbe intorno a Hamas — che ora è isolato e visto di mal occhio dalla maggioranza degli arabi — moltissimi palestinesi e una larga parte del mondo arabo e musulmano. Un'invasione delle forze israeliane a Gaza consacrerebbe i miliziani di Hamas agli occhi dei palestinesi, del mondo arabo e dell'opinione pubblica mondiale come i combattenti di una Massada palestinese: pochi contro tanti, rioni popolari contro un esercito, campi profughi contro caccia-bombardieri, ragazzini contro carri armati, Davide contro Golia. In veste di occupanti saremo sempre sulle spine, le nostre forze di occupazione non avranno un solo giorno di tranquillità. E non lo avranno neppure Sderot e dintorni. Anche in questi momenti di rabbia, in cui il cuore si spezza per la prolungata sofferenza degli abitanti di Sderot e dell'intera zona, non dobbiamo dimenticare che alla radice del problema di Gaza ci sono le centinaia di migliaia di persone che marciscono nei campi profughi: vivai di povertà, di disperazione, di ignoranza, di fanatismo religioso e nazionalista, di odio e di violenza. Da un punto di vista storico non c'è soluzione al problema di Gaza senza che vi sia un orizzonte di speranza per quella gente disperata. Che cosa si può fare allora? Si può e si deve arrivare a una tregua con Hamas che avrà, naturalmente, un prezzo politico non indifferente. Ma fra tutti i prezzi che Israele potrebbe pagare per una decisione sbagliata e precipitosa, questo sarebbe il meno fatale e il più sopportabile.
Da La REPUBBLICA, a pagina 17, un'intervista ad Amos Oz:
GERUSALEMME - Israele non porrà fine ai bombardamenti di missili Qassam contro il Negev invadendo la Striscia di Gaza, ma negoziando una tregua con Hamas. Per quanto possa sembrare un prezzo alto da pagare al Movimento islamico, questa soluzione è senz´altro preferibile alle perdite che una grande operazione di terra, di cui si parla con sempre maggiore insistenza in questi giorni, comporterebbe. Questo dice Amos Oz in un intervista al canale Reshet Bet della Radio israeliana nel giorno in cui lo scrittore riceve il premio «Dan David», uno dei massimi riconoscimenti riservati alle attività umanistiche. Signor Oz, come vede ciò che sta accadendo a Sderot e a Gaza dalla sua casa di Arad (nel Negev settentrionale)? «Israele non può e non deve in alcun modo mandare il suo esercito dentro la Striscia di Gaza, per diverse ragioni: prima di tutto, vi saranno molti più morti di quanti ve ne siano stati nei sette anni di missili Qassam. Temo che in un solo giorno di invasione il numero di morti e di feriti supererà tutto ciò che abbiamo visto fin qui. In secondo luogo, non servirà a nulla, perché piovevano Qassam su Sderot anche negli anni in cui controllavamo la Striscia di Gaza: la nostra presenza non ha impedito il lancio dei missili su Sderot. Inoltre, la forza occupante sarà fatta oggetto di attacchi giorno e notte: mine sulle strade e sparatorie, attentati di terroristi suicidi. Non solo non riusciremo a risolvere nulla, ma ci impantaneremo fino al collo e compatteremo tutto il popolo palestinese intorno a Hamas». Quindi, secondo lei, che cosa si deve fare? I civili sono sul fronte e l´esercito ne sta fuori. «So benissimo che i civili si trovano sul fronte e le sofferenze sono gravi. Penso però che si possa arrivare ad un cessate il fuoco con Hamas. Se ne parla e ci sono segnali in questa direzione. La tregua con Hamas ha un prezzo politico, ma di tutti i prezzi che Israele potrebbe pagare, questo è il prezzo meno letale e meno pericoloso». Ma Hamas è un´organizzazione che non riconosce l´esistenza d´Israele. «Per trent´anni abbiamo fatto tregue con i Paesi arabi, che pure non riconoscevano la nostra esistenza e volevano la distruzione di Israele. Eppure lo abbiamo fatto e siamo vissuti in queste tregue». Lei che sta a sinistra dell´arco politico israeliano, non è deluso, arrabbiato, con i palestinesi, che anche negli ultimi anni non sono riusciti a migliorare la loro situazione e rendere un po´ più facile la nostra vita? «Il problema non è rendere la vita più facile a noi, ma renderla più facile a loro stessi. Certamente sono arrabbiato con la leadership palestinese, con la loro mancanza di coraggio, e sono arrabbiato con gli elettori palestinesi, coloro che hanno votato per Hamas contro il loro stesso interesse. Le voglio tuttavia ricordare che la maggioranza dei palestinesi non ha votato per loro, e solo a causa di un sistema elettorale distorto Hamas ha ottenuto la maggioranza dei seggi. Alle elezioni non ha ricevuto più del 35% dei voti. Questo significa che il 65% dei palestinesi ha votato contro Hamas». Molta gente identificata con la sinistra, negli ultimi anni si è spostata verso il centro e persino verso la destra, perché, dicono, «abbiamo tentato, abbiamo dato, abbiamo fatto, abbiamo evacuato Gaza ed in cambio abbiamo ricevuto una sberla». «Capisco benissimo questa sensazione di delusione e di amaro in bocca, ma quello che io vedo è che il centro e la destra si spostano a sinistra. Olmert e Tzippi Livni parlano oggi come venti o trenta anni fa parlavamo solo io ed i miei amici: nemmeno il partito Laburista arrivava a tanto. Netanyahu e il Likud oggi accettano l´idea di "due stati per due popoli", espressione che una volta era lo slogan della sinistra radicale. Il grande spostamento non è quindi verso la destra o verso il centro, ma verso la parte moderata. Quando tutto ciò si concretizzerà e darà frutti, non glielo posso dire, perché non sono un profeta». In quanto cittadino israeliano, lei ha fiducia in Olmert e nel suo governo, dopo la Seconda Guerra del Libano e dopo il verdetto della Commissione Winograd sulla conduzione della guerra? Ritiene che possano rimanere al governo? «Io non sarei andato alla guerra con il Libano. Penso che l´uccisione di due soldati e il rapimento di altri due siano il casus per un´operazione militare limitata, una rappresaglia di due o tre giorni e non una guerra totale. Per cui non ho un´opinione sulla Commissione Winograd, perché penso che tutta la guerra sia stata un´esagerazione. Per quanto riguarda questo governo, in questo momento non ne vedo uno migliore». Significa che lo considera il male minore? «Lo considero il male minore». Ha sentito quello che ha detto il Ministro Meir Shitrit (Interni, ndr), che bisogna cancellare un intero quartiere di Gaza, perché provino anche loro quello che proviamo noi ogni giorno? «Penso che sia isteria. Una reazione isterica». Secondo lei c´è una possibilità di un qualche tipo di pace, tregua o qualcosa di simile con i palestinesi? «C´è una possibilità di pace, di cessate-il-fuoco. La stragrande maggioranza degli israeliani sa già quale sia la soluzione e lo stesso vale per la stragrande maggioranza dei palestinesi. Forse non gli piace troppo, ma sanno qual è. Tutti conoscono il prezzo e le condizioni. Tutti sanno, chilometro più, chilometro meno, quale sia la mappa definitiva dell´accordo. È solo una questione di leadership coraggiosa dalle due parti, per realizzare quello che i due popoli già sanno in cuor loro». (Traduzione di Mila Rathaus)