Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Sarà ospite di Ahmadinejad il Berliner Ensemble è il teatro fondato da Brecht, che temeva l'avvento del comunismo ma lo sosteneva
Testata:Corriere della Sera - La Repubblica Autore: Danilo Taino - Andrea Tarquini Titolo: «Berliner Ensemble nella bufera: sarà ospite di Ahmadinejad - BRECHT: "HO PAURA DEL COMUNISMO"»
Dal CORRIERE della SERA del 12 febbraio 2008:
BERLINO — Fino a quando si comprano pistacchi o si esportano macchinari, pazienza. Ma se a Teheran, dove governa un negazionista dell'Olocausto, ci va la compagnia teatrale che fu di Bertolt Brecht, la questione diventa rilevante. E, infatti, così succede: le critiche al viaggio culturale in Iran della Berliner Ensemble — costruita per Brecht dalla ex Germania Est e tutt'oggi in funzione grazie a fondi pubblici — stanno piovendo. Una manifestazione si è tenuta davanti al teatro berlinese e sui blog tedeschi il dibattito è acceso. Per la cancelliera Angela Merkel, che in questi giorni ha ospite in città il primo ministro israeliano Ehud Olmert, è un imbarazzo in più. Succede che il controverso, geniale e molto di sinistra direttore della Berliner Ensemble, Claus Peymann, ha deciso di partecipare a un festival teatrale nella capitale iraniana: lì, da oggi a giovedì, la compagnia interpreterà Madre Coraggio e i suoi Figli, di Brecht. Alla notizia, gli esiliati iraniani in Germania sono scesi in piazza. Una manifestazione con distribuzione di volantini, a Berlino, ha accusato Peymann di legittimare l'antisemitismo del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, il quale nega l'Olocausto degli ebrei compiuto dal nazismo e minaccia di distruzione lo Stato d'Israele. In più, i mani-festanti sottolineano che la Berliner Ensemble, oltre ai lavori di Brecht, mette in scena opere che hanno un chiaro contenuto antirazzista, a cominciare da opere basate sul diario di Anna Frank: è una contraddizione giustificata solo dalla faziosità politica — anti-israeliana e antiamericana — andare a Teheran in questo momento, sostengono. La questione non si è fermata alla manifestazione di piazza. Su alcuni blog tedeschi, il dibattito ha preso piede con interventi tipo «Peymann ha messo il chador ed è partito per Teheran ». La Berliner Ensemble non commenta, ma alcuni suoi esponenti dicono — in forma anonima — che il viaggio ha lo scopo di essere «un segno di solidarietà con gli artisti iraniani ». Insomma, una delle istituzioni culturali di Berlino è sotto attacco: finora, nessun politico si è espresso (in Germania, su queste vicende, trionfa la riservatezza), ma sicuramente l'idea che un teatro finanziato dal denaro dello Stato si avventuri in iniziative del genere crea irritazione. Al cuore della vicenda c'è il direttore e regista Peymann, noto nel mondo teatrale di lingua tedesca (e non solo) per la brillantezza professionale e per le posizioni politiche e artistiche controverse che ama prendere. Sostiene che il teatro deve essere politico, che Brecht è l'unico drammaturgo tedesco degno del nome, che le riunioni dei grandi del G-8 sono provocazioni, che la Turchia ha avvelenato sistematicamente il leader curdo Abdullah Oçalan, che «Bush e Sharon hanno portato oscurità » nel mondo e molto altro del genere. Figura straordinariamente controversa della scena culturale berlinese — una sua produzione di Shakespeare fu così violenta e cruda da provocare manifestazioni di protesta spontanee — Peymann ha questa volta compiuto un passo che è anche politicamente forte e potrebbe avere conseguenze per la stessa Berliner Ensemble. Proprio mentre la maggiore ondata di esecuzioni capitali dal 1984 è in corso a Teheran, dicono i suoi critici.
A proposito del Berliner Ensemble riprendiamo da La REPUBBLICA un articolo di Andrea Tarquini sul suo fondatore Bertolt Brecht, comunista che temeva il comunismo, che può aiutare a capire le posizioni del suo attuale direttore. Da Brecht a Paymann sembrano essere sempre l'ideologia e il conformismo degli intellettuali schierati con le parole d'ordine del momento a trionfare:
"Non mi trovo a mio agio nel mondo che auspico". La confessione segreta delle contraddizioni intime - comunista e moralista implacabile in pubblico ma amante del bel vivere e dell´individualismo nel privato - è di Bertolt Brecht. Emerge a sorpresa, decenni e decenni dopo la sua morte, negli appunti dei suoi diari inediti che Peter Villwock e altri studiosi di letteratura dell´accademia delle scienze di Heidelberg hanno decifrato e si accingono a pubblicare. Cinquantaquattro taccuini, nella scrittura indecifrabile a zampe di gallina di Brecht, che per una spesa di 70mila euro il Deutsches Literaturfonds si appresta a digitalizzare. Ne emerge un Brecht inedito, assolutamente in controtendenza rispetto all´immagine di sé che egli scelse di dare ai contemporanei e di trasmettere ai posteri: non marxista duro ma uomo roso dal dubbio, non eroe fideista dell´interesse collettivo bensì intellettuale legato all´individualismo borghese. Non "macho" implacabile ma invece maschio a volte a disagio che si sentiva con le spalle al muro davanti a donne forti, non ateo convinto bensì anima tentata dalla fede. Nei giorni scorsi, Der Spiegel ha dedicato un lungo servizio ai diari inediti di Brecht, con succose anticipazioni. Alcuni passi dei taccuini dell´autore dell´Opera da tre soldi verranno letti tra pochi giorni in un teatro a Berlino. E´ la scoperta sensazionale di un nuovo Brecht, finora sconosciuto. Ecco i dubbi su ideali e lotta del movimento socialista e comunista: «Come potrà essere garantita l´unicità del singolo individuo? Attraverso la sua appartenenza a qualcosa di più che non un collettivo». Il mito marxista dell´intellettuale collettivo è ben servito. Non è finita. «Nel mondo di cui auspico la nascita non mi trovo a mio agio», annota Brecht in uno dei 54 volumetti dei diari. Alcuni sono piccoli taccuini in cuoio nero da giornalista, altri voluminosi quaderni in formato Din A4. Tutti furono vergati con la calligrafia incomprensibile del drammaturgo, spesso a matita. Conservarli, restaurarli, renderli leggibili è stata un´opera difficile e costosa. Solo le moderne tecnologie di oggi hanno reso possibile rivelarci questa verità d´una personalità nascosta, doppia, ambivalente. «Non lo ammetto volentieri, ma disprezzo chi è infelice e in disgrazia», annota Brecht nel 1928, mentre socialdemocratici e comunisti si battono per i poveri, mentre le convulsioni dell´inflazione, della disoccupazione di massa, della guerra civile quotidiana tra i suoi "rossi" e l´ultradestra nelle strade di Berlino già scavano la fossa alla Repubblica di Weimar e spianano la strada alla vittoria di Hitler. L´«io» dei diari è ben diverso dall´«io» autobiografico, eroe della sinistra, che Brecht fece di tutto per tramandare. Proprio in quegli anni in cui la scelta di campo appariva inevitabile, egli riflette di nascosto per iscritto sul rapporto tra individuo e collettivismo marxista: «In un Collettivo che cresce si finirà con una riduzione in brandelli dell´individuo». Brecht amava anche l´edonismo borghese, quel bel vivere spesso rapace e insaziabile dei ricchi nella Berlino di Weimar che in pubblico egli additava al disprezzo morale. Ecco versi dei diari inediti: «Beviamo ancora un bicchiere/poi non andiamo ancora a casa/poi ancora un bicchiere/poi solo una pausa, non la via di casa». Esteta delle beuty farms maschili ante litteram, lodava nei diari segreti la cura del suo corpo, che concedeva poligamo a Helene Weigel, a Ruth Berlau e ad altre donne del suo harem rosso: «Mercoledì bagno in vasca. Giovedì doccia scozzese. Martedì dopo massaggio con l´acquavite terapeutica, poi colpirsi con asciugamani ghiacciati e oliarsi». Difficoltà e sentimento di debolezza, come emerge dai diari finora segreti, "BB" li provava quando una delle sue donne era troppo assertiva per i suoi gusti. Come l´attrice Carola Neher, che interpretò per lui l´Opera da tre soldi e poi volle "avere" il maestro. Ma insieme a lui possedeva altri uomini: «Lei ti prende, poi abbandona la sua voglia di possesso e diventa indistruttibile». Dubbi e confessione d´incertezza affiorano anche sulla religione, in lui ufficialmente ateo convinto. «Come in un esperimento di Pavlov, ogni volta che sento suonare le campane si scatenano in me processi, sicuramente di natura chimica, che mi spingono a pensieri in direzione della metafisica». Oppure: «So bene che c´è qualcosa che non si chiama credere, eppure al tempo stesso è credere, eccome».
Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera e della Repubblica cliccare sul link sottostante