giovedi` 15 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera - La Repubblica - La Stampa Rassegna Stampa
06.02.2008 Israele alla Fiera del libro
ventunesima puntata

Testata:Corriere della Sera - La Repubblica - La Stampa
Autore: Vera Schiavazzi - la redazione - Sara Strippoli - la redazione
Titolo: «Blitz degli antagonisti in Fiera Sui blog un appello per Israele - Fabio Fazio: Yehoshua presto ospite -Gerusalemme, genesi di un invito - Fiera del Libro, occupata la Fondazione»

Dal CORRIERE della SERA del 6 febbraio 2008

TORINO — Prima l'incursione negli uffici di 14 giovani «antagonisti » che volevano manifestare così la loro protesta contro la scelta di Israele come Paese ospite alla Fiera del Libro, poi un consiglio di amministrazione che ha ribadito la decisione e preso atto della volontà in questo senso dei soci istituzionali. Si va avanti, insomma, anche se la protesta di ieri mattina nel centro della città è apparsa come un piccolo assaggio di quelle che potrebbero arrivare nei tre mesi che ancora mancano alla manifestazione e durante i cinque giorni della Fiera stessa. I giovani, vicini ai centri sociali e al «ForumPalestina », hanno occupato per un'ora e mezza la sede della Fiera e esposto alle finestre uno striscione con la scritta «No Israele» e una bandiera palestinese. Il presidente Rolando Picchioni li ha ricevuti, poi la Digos li ha allontanati senza incidenti. «Siamo rimasti stupefatti» ha spiegato più tardi il direttore Ernesto Ferrero e Picchioni ha aggiunto: «Ora la parola deve tornare ai libri».
E il cda ha ribadito la sua «apertura al dialogo con tutti», senza per altro citare la contestazione avvenuta un'ora prima: un segno del tentativo di riportare la calma. Ma il dibattito prosegue. Ieri è intervenuto lo scrittore israeliano Meir Shalev: «Perché boicottare gli scrittori e non la politica? Provo una grande tristezza, quasi che si volessero cancellare tutti gli israeliani». Su due fronti opposti, entrambi presenti nel mondo islamico, si sono schierati l'anglo-pachistano Tariq Alì (autore di Baldini Castoldi Dalai) — «Non verrò a Torino, quando avevo accettato non sapevo che lì sarebbero stati celebrati i 60 anni di Israele » — e Khalid Chaouki, giovane componente della Consulta per l'Islam: «Basta strumentalizzazioni », ha chiesto Chaouki. Intanto Raul Montanari, Luca Sofri, Daria Bignardi, Tiziano Scarpa, Gianni Biondillo e altri hanno lanciato un nuovo appello che sta raccogliendo firme sui blog letterari: «Solidarietà senza riserve per gli organizzatori della Fiera del Libro. Opinioni critiche verso l'amministrazione israeliana possono coesistere con il più grande riconoscimento per la cultura ebraica. Boicottare è cieco autolesionismo».

A seguito dell'articolo di Aldo Grasso che invitava Fabio Fazio, conduttore della trasmissione "Che tempo che fa" , a parlare della campagna per il boicottaggio della Fiera il CORRIERE pubblica questo breve articolo:

«Mi vanto di avere avuto ospiti a "Che tempo che fa" David Grossman e Amos Oz, e abbiamo già contattato Abraham Yehoshua per ospitarlo nelle prossime settimane. Per quel che mi riguarda, l'appello è assolto da tempo».
Così Fabio Fazio ha risposto all'invito, lanciato da Aldo Grasso sul Corriere di ieri, a parlare della campagna per il boicottaggio della Fiera. E se Corrado Augias si è detto «molto turbato», Neri Marcorè ha annunciato che nel suo "Per un pugno di libri" non si occuperà del boicottaggio: «Non è la nostra missione».

Da La REPUBBLICA, un articolo di Sara Strippoli che spiega com'è nato l'invito a Israele come ospite d'onore della Fiera del libro

Se Parigi ha scelto la via del «top down», dai vertici della politica agli stand della Fiera di aprile, Torino si è mossa invece in direzione opposta. A dirla da anglofoni la via del «bottom-up», dalla base a salire. Mentre a Parigi Sarkozy incontrava in pompa magna Perez e siglava l´accordo per dedicare la Fiera di Parigi ad Israele, il presidente Rolando Picchioni riceveva una proposta
A contattarlo era un gruppo di rappresentanti della società civile torinese vicina alla cultura ebraica: «Perché non scegliete Israele per la Fiera del libro del prossimo anno?».
Era l´estate dello scorso anno ed era da tempo tramontata l´idea dell´Egitto. Troppo affascinante il progetto di rimandare al 2009 per costruire un percorso culturale che comprendesse anche la Fiera partendo dalla grande mostra alla Reggia di Venaria sui Tesori sommersi di Alessandria d´Egitto. Prima era stato il Cile, un contatto nato alla Fiera dello scorso anno, con un colloquio che si è arenato poco dopo. Già impegnato con la Fiera di Lima, il Cile non aveva risorse e mezzi sufficienti per due appuntamenti importanti nello stesso anno. C´erano primi abboccamenti con l´India, si discuteva di altre ipotesi. A metà luglio, emissari dell´ambasciata romana di Israele avevano contattato anche il patron del Grinzane Cavour Giuliano Soria: si poteva costruire un progetto comune nell´anno del sessantennale di Israele? «Gli ho raccontato del mio progetto di organizzare un Grinzane Gerusalemme - ricostruisce Soria - ho detto che si poteva pensare ad un convegno su cinema e letteratura. Ho offerto la mia collaborazione come faccio con tutti, d´altronde abbiamo premiato i migliori autori israeliani e palestinesi». Il passo con la Fiera è arrivato nei giorni seguenti.
Con l´estate la proposta, portare a Torino la cultura di Israele, con il grande valore letterario dei suoi autori, cominciava a concretizzarsi. La tappa successiva è stato l´incontro con Elazar Cohen, ministro plenipotenziario e numero due dell´ambasciata israeliana a Roma. Primi contatti anche per rendersi conto di cosa volesse dire per la Fiera avere un Paese ospite. Oneri e onori da chiarire. Nessun contatto con ministri e tantomeno governi: solo ambasciata, istituti di cultura e adesso case editrici, scrittori.
Israele nel 2008 e un Paese arabo come l´Egitto nel 2009? L´ipotesi che ci sia stato un tacito patto di par condicio, di alternanza politically correct, da qualche giorno circola negli ambienti vicini alla Fiera. Un´ ipotesi subito smentita dal presidente e dai suoi collaboratori: «in questi giorni ne sentiamo di tutti i colori. Ma questa idea non ci ha neppure sfiorato».
La fase successiva, le riunioni del consiglio di amministrazione, del comitato di presidenza quest´anno guidato da Mercedes Bresso, del comitato di garanti che si è incontrato a Bose a settembre, non ha prodotto ombre, non ha alzato ostacoli. «Nessuna voce contraria, nessuna posizione che mettesse in discussione quella scelta», racconta il direttore della Fiera Ernesto Ferrero. Certo, c´era la consapevolezza che si trattasse di una scelta che qualcuno avrebbe potuto anche contestare «ma non ci aspettavamo che si potessero fraintendere le ragioni profonde che da sempre caratterizzano il nostro lavoro: un costante confronto fra le culture di tutto il mondo», dice Rolando Picchioni.
Se Parigi sarà la Fiera del sessantesimo anniversario di Israele, Torino sarà la Fiera del dibattito aperto, il messaggio rinnovato anche dal consiglio di amministrazione che si è riunito ieri. E nella ricostruzione della genesi di una scelta vale la pena anche citare un ultimo punto che dovrebbe allontanare ogni tentazione di lasciarsi trascinare in dietrologie fascinose: la data di apertura della Fiera 2008 è stata decisa alla chiusura dell´edizione del 2007. Sarà l´otto di maggio, lo stesso giorno della nascita dello Stato di Israele. Pura coincidenza, insomma. Per quanto, per citare il titolo di un bel libro dell´americano Paul Auster, la «Musica del caso» possa in alcuni casi contribuire a complicare la vita.

Una cronaca sull'occupazione della sede della Fondazione della Fiera del libro da parte di gruppi dell'estrema sinistra torinese:

Con la bandiera palestinese, cartelli e uno striscione con la scritta «No Israele», un gruppo di giovani antagonisti e dei centri sociali (Collettivo universitario autonomo, Askatasuna, Csa Murazzi) ieri mattina hanno occupato la sede della Fondazione della Fiera del libro per protestare contro l´invito rivolto a Israele. Le intenzioni erano quelle di improvvisare una conferenza stampa, ma gli agenti della Digos non hanno consentito che l´incontro si svolgesse all´interno degli uffici. Con loro ha parlato il presidente della Fiera Rolando Picchioni. Erano le 11 quando il gruppo - 14 persone (4 donne) subito identificate - è salito negli uffici della Fondazione dove alle 12,30 era in programma la riunione del cda. «Per noi Israele non è un ospite d´onore - hanno scritto in un comunicato - Ci consideriamo avversari del governo e dell´esercito israeliano e sosteniamo la lotta di resistenza dei palestinesi». In mattinata anche l´annuncio che il 29 marzo e il 10 maggio ci sarà una manifestazione di protesta. Con un´ora di ritardo il cda della Fiera si è poi svolto regolarmente. «Prendiamo atto del pronunciamento dei vertici delle tre istituzioni che compongono il comitato di coordinamento della Fondazione e sottolineiamo il carattere rigorosamente culturale della manifestazione e della partecipazione dei suoi ospiti», il messaggio del cda.
Ieri, un attacco informatico ha colpito il sito internet della casa editrice Lindau, che pubblica saggi di attualità politica. Lo firma un sedicente «hacker turco» che si proclama filo-islamico. Tutti i titoli dei libri presenti sull´homepage sono stati sostituiti dalla firma del pirata. «Non possiamo non sospettare che si sia trattato di un gesto di natura politica nei confronti di una casa editrice che, nel suo piccolo, cerca di essere libera», spiega l´editore.

Da La STAMPA (nelle pagine di Torino) la cronaca di Giovanna Favro:

Hanno suonato il campanello, e giocando sull’effetto sorpresa sono entrati alla Fondazione per il libro, srotolando dalle finestre di via Santa Teresa 15 due bandiere della Palestina: «Siamo qui per protestare contro l’invito ad Israele alla Fiera del Libro. Non danneggeremo nulla, ma vogliamo tenere nel vostro salone una conferenza stampa».
Così hanno detto gli autonomi agli sbigottiti vertici della Fiera del Libro che ieri mattina avevano in agenda la riunione del Consiglio d’amministrazione. E’ cominciata così, verso le 11, l’occupazione-lampo della Fiera, conclusasi alle 12,30 senza violenze né dagli autonomi né dalla polizia. Ai giovani del «network antagonista» (Askatasuna, Csa Murazzi e Collettivo universitario autonomo), i vertici della Fiera hanno negato la conferenza stampa, svoltasi poi in strada. Al secondo piano del palazzo è così iniziata la seduta del cda, che ha ribadito la partecipazione di Israele, ma anche il taglio culturale e non politico dell’evento e «la disponibilità al dialogo con tutte le posizioni». Poi dal presidente Rolando Picchioni è arrivata una preoccupazione: «Ci rimettiamo al lavoro con il massimo impegno, mirando al successo dell’anno scorso. Speriamo che questo clima non spaventi gli editori e il pubblico».
I giovani promettono cortei il 29 marzo e il 10 maggio, «un controsalone con le voci palestinesi e azioni di boicottaggio e di disturbo durante la Fiera». Iniziative portate avanti con il forum per la Palestina: «Esprimiamo amicizia e solidarietà ai palestinesi che stanno patendo un embargo disastroso. Israele commette crimini di guerra, tortura gli oppositori, erige muri. Chi festeggia i 60 anni celebra anche la Nakba, quando 850 mila profughi dovettero fuggire. La Fiera ha scelto da che parte sta: i libri non c’entrano, perché ospitano uno Stato».
Rolando Picchioni ed Ernesto Ferrero hanno ribadito «il carattere non politico, celebrativo o propagandistico» della presenza di Israele. «L’episodio di stamane mi ha sorpreso, anche un po’ preoccupato - ha detto Picchioni -, anche se siamo disponibili a confrontarci con chiunque». Ernesto Ferrero sospira: «Vorrei una gioventù che comprenda che la realtà è sempre più complessa delle prese di posizioni manicheiste». L’assessore Fiorenzo Alfieri, membro del cda, rivela che «sono stato il primo a suggerire di sostituire l’Egitto come ospite del 2008, perché nel 2009 inaugureremo le scuderie di Venaria con una mostra sull’antico Egitto. Nessuno l’ha cacciato malamente per ospitare Israele, ma si finge di non capire».
Ieri un sedicente hacker turco ha preso di mira il sito Internet dell’editrice Lindau, inneggiando contro «i nemici dell’Islam». E, «considerato il clima di questi giorni - hanno detto alla Lindau - non si può che pensare alle polemiche sulla Fiera del Libro». Sulla querelle ha riflettuto anche Alain Elkann al Circolo dei lettori, che alla presentazione di «Essere laico» che firma con Umberto Veronesi ha parlato di «polemica strumentale, alimentata da estremisti. Spero che a breve nasca lo Stato palestinese, e possa essere ospitato alla Fiera».

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera, La Repubblica e La Stampa, cliccare sul link sottostante


lettere@corriere.it
rubrica.lettere@repubblica.it
lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT