Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
La commissione per i diritti umani dell'0nu è un cancro antisemita le parole chiare del figlio di Woody Allen e Mia Farrow, Ronan Farrow
Testata: Corriere della Sera Data: 30 gennaio 2008 Pagina: 15 Autore: Alessandra Farkas Titolo: «Il figlio prodigio di Woody Allen «L'Onu? Un cancro antisemita»»
Dal CORRIERE della SERA del 30 gennaio 2008:
NEW YORK — Suo padre, Woody Allen, è stato accusato per anni dalle organizzazioni ebraiche di essere un «self-hating jew», un ebreo che si odia in quanto tale. Sua madre, Mia Farrow, è una cattolica praticante. Ciò non ha impedito al loro unico figlio biologico, Ronan Seamus Farrow, di firmare sul Wall Street Journal un editoriale pro-Israele e anti-Onu tanto appassionato da meritargli il ringraziamento personale dell'ambasciatore di Gerusalemme al Palazzo di Vetro. «La scorsa settimana il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, in una sessione di emergenza organizzata dai Paesi arabi e musulmani, ha condannato Israele per le incursioni a Gaza — tuona il 21enne Farrow —. Che il Consiglio sia stato capace di una reazione rapida è una benvenuta sorpresa. Non lo è però che Israele sia la sola nazione capace di provocare tale azione ». «Nei 17 mesi dalla sua creazione, il Consiglio dei Diritti Umani ha approvato 13 condanne: 12 di queste contro lo Stato ebraico», prosegue l'editoriale, che accusa il Consiglio dell'Onu, nato due anni fa sulle ceneri della screditata Commissione per i Diritti Umani, di essere «un cancro antisemita altrettanto maligno del suo predecessore». E invita i Paesi membri a buttare tutto alle ortiche «per ricominciare da capo». La passione delle sue argomentazioni non è passata inosservata alla Missione d'Israele alle Nazioni Unite. «È una ventata d'aria fresca in mezzo ad un mare di fango antisemita — spiega l'ambasciatore di Gerusalemme all'Onu Dan Gillerman —, Farrow fa bene a chiamare il Consiglio un cancro. È un cancro mostruoso, perché mentre calunnia Israele ignora i genocidi e gli abusi dei diritti umani veri, in aumento in tutto il mondo ». Nel suo editoriale Farrow dice anche questo. Una presa di posizione a sostegno dello Stato ebraico in netto contrasto con le politiche di suo padre, accusato per anni di schernire la cultura ebraico-americana e di avere una predilezione per le «shiksas », o donne non ebree. «Mi accusano di essere un ebreo che si odi» si difende Allen in un'intervista al Jerusalem Post dove spiega che «se è vero che sono ebreo e non mi amo molto, la religione non c'entra nulla». Anche in questo il giovane Farrow è insomma l'opposto del padre, cui non rivolge la parola dai tempi della traumatica separazione dalla madre, nel 1992, e la successiva battaglia legale per la sua custodia, vinta dall'attrice. «È un amorale, ha sposato mia sorella Soon Yi e mi ha reso al tempo stesso suo figlio e cognato», ha proclamato in un'intervista. Mentre il regista di «Manhattan» e «Mariti e mogli » si è sempre vantato di non aver terminato gli studi (fu espulso dalla New York University nel 1953) suo figlio è una sorta di enfant prodige, corteggiato per anni dalle università più prestigiose del Paese. A 11 inizia a frequentare i corsi universitari al Simon's Rock College del Massachusetts, a 15 diventa il più giovane laureato nella storia del Bard College. L'anno dopo, a 16, viene accettato alla prestigiosa Yale Law School ma rinvia la frequenza per lavorare come «Assistente Speciale» dell'ex ambasciatore americano all'Onu Richard Holbrooke. La sua grande musa: sua madre, da anni attivista dell'Unicef. Con lei viaggia nel Sudan dilaniato dalla guerra civile e in Nigeria ed Angola, lavorando sul fronte dei diritti umani e scrivendo articoli impegnati dalla prima linea che vengono pubblicati da testate quali l'International Herald Tribune e il Washington Post.
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