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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.01.2008 Il prete cattolico Patrick Desbois documenta la Shoah in Ucraina
un articolo per la Giornata della Memoria

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 gennaio 2008
Pagina: 19
Autore: Massimo Nava
Titolo: «Padre Desbois disseppellisce la «Shoah delle pallottole»»
Dal CORRIERE della SERA del 27 gennaio 2008 un articolo sulla ricerca sulla Shoah in Ucraina  condotta da un prete francese,  Patrick Desbois: 

PARIGI — Il viaggio nella memoria, Patrick Desbois, prete francese, l'ha cominciato nell' infanzia. «Da bambino, mio nonno raccontava gli anni della prigionia in Ucraina. Quando veniva portato fuori dalla cella, per le ore di lavoro forzato, assisteva tutti i giorni a esecuzioni sommarie di ebrei». Dopo un'esperienza di professore di matematica nell'Alto Volta, Patrick Desbois, oggi cinquantenne, decise di entrare in seminario. Ordinato sacerdote, ha speso gli ultimi dieci anni alla ricerca di tracce e testimonianze che confermassero il racconto del nonno. «Ho sempre sentito la Shoah come un dovere e una responsabilità».
Il viaggio nella memoria si è trasformato in missione di giustizia ed eccezionale risultato storico, perché alza il velo su un capitolo dell' Olocausto quasi ignorato e mai documentato nelle sue spaventose dimensioni: la scomparsa di un milione e mezzo di ebrei dall'Ucraina occupata dai nazisti.
E' uno sterminio sistematico e pianificato, ma il sistema è più rapido e tecnicamente meno complicato delle camere a gas: la fucilazione di massa. «Quando si parla di fucilazione, si è portati a immaginare azioni improvvise e condizionate dagli avvenimenti bellici. Invece — racconta padre Desbois — ho potuto accertare che i nazisti verificavano identità dei prigionieri e origini etniche della popolazione locale prima di passare all'azione. I carnefici erano le truppe speciali inviate a questo scopo da Himmler, ma una parte della popolazione locale fu costretta a collaborare allo sterminio. C'erano gli addetti al trasporto dei cadaveri o alla preparazione delle fosse e ragazzi incaricati di raccogliere i denti d'oro e gli abiti dei morti. I prigionieri ebrei venivano ammassati nei boschi o al centro dei villaggi. Per tenerli tranquilli, girava la voce che si stava preparando un grande trasferimento in Palestina. Fra i civili ucraini, chi non ubbidiva o addirittura nascondeva ebrei veniva condannato a morte. Ma ci sono state uccisioni di ebrei ancor prima che i nazisti occupassero l'Ucraina».
Dopo diversi viaggi in Ucraina, con una piccola troupe di interpreti ed esperti balistici, dopo centinaia di interviste di ultimi sopravvissuti e analisi di documenti che, fino alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, erano occultati o inaccessibili, padre Desbois ha localizzato 2.200 luoghi di sterminio — fosse comuni, canali, cimiteri, boschi — e condotto un'inchiesta dettagliata su 600.
«Il lavoro continua. Ogni viaggio aggiunge pezzi di questo orrendo mosaico. Ho anche trovato un cimitero di prigionieri italiani fucilati — racconta —. All'inizio mi sembrava un' impresa impossibile. I sopravvissuti sono pochi e ancora meno quelli disposti a parlare. L'Ucraina ha subito anche le deportazioni staliniane e fino agli anni Ottanta ci sono stati processi e fucilazioni per collaborazione con il nazismo. La propaganda sovietica non metteva nel conto gli ebrei, ma parlava in generale di vittime civili. Mi hanno aiutato preti locali, sindaci di villaggi sperduti. Poi, a poco a poco, il velo si è squarciato, la gente ha cominciato a ricordare l'orrore: "Dovevamo preparare il pranzo per i soldati incaricati delle esecuzioni. Loro mangiavano sul bordo della fossa e sparavano. Alla fine del pranzo c'erano un migliaio di ebrei in meno", questo è ad esempio il racconto di una donna che lavorava alla mensa. Un altro mi ha raccontato che un ufficiale accompagnava la fucilazione con un'armonica. E' stato incredibile ritrovare quell'armonica dove c'era la fossa comune».
Tutto è stato verificato, filmato in 700 ore di registrazione e repertoriato. La «Shoah delle pallottole» è stata presentata in una mostra a Parigi e raccontata da padre Desbois in un libro («Porteur de memoires», ed. Michel Lafon) in cui sono raccolte le testimonianze più significative.
«Sul bordo della fossa era stata sistemata una scala. Gli ebrei del villaggio dovevano spogliarsi. Ad uno ad uno, famiglia dopo famiglia, completamente nudi, scendevano i gradini e si sdraiavano sui corpi di quelli che erano stati fucilati prima di loro. C'erano uomini, donne e bambini. Un poliziotto tedesco, di nome Humpel, marciava sui corpi e sparava un colpo alla nuca. Indossava un camice bianco, forse per proteggere la divisa dagli schizzi di sangue. Poi risaliva la scala, prendeva un sorso di grappa e ricominciava. Il massacro è durato una giornata intera. Humpel uccise tutti gli ebrei del villaggio. Da solo». Le imprese del soldato Humpel sono ricordate da due sorelle ucraine, Vira e Luba, anziane abitanti del villaggio di Senkivishvka. «I partigiani poi uccisero il soldato Humpel», ricordano.
«Sono un prete cattolico, cresciuto nella Bresse. Come sono arrivato fin qui per ascoltare il racconto di poveri contadini su quanto accaduto nei loro villaggi? Come è stato possibile che il sentiero della mia infanzia s'intrecciasse con il racconto dei crimini nazisti? È ciò che provo a raccontarvi in queste pagine», scrive padre Desbois nella prefazione. «Balbettando », aggiunge.

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