Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Israele riprende le forniture di carburante a Gaza rassegna di quotidiani
Testata:La Repubblica - Corriere della Sera - Il Messaggero - Il Manifesto Autore: Alberto Stabile - Pietro Del Re - Maurizio Caprara - Eric Salerno - Michele Giorgio Titolo: «Gaza allo stremo, Israele allenta il blocco - Inappropriate le parole del ministro lo Stato ebraico è costretto a difendersi -D'Alema: E' una punizione collettiva - Mancano luce, farmaci e cibo: Gaza è allo stremo - Niente carburante ? Palestinesi a pied»
Alberto Stabile nella sua cronaca sulla ripresa delle forniture di carburante da parte di Israele alla Striscia di Gaza inventa una contaddizione inesistente: Israele non ha mai voluto creare una crisi umanitaria a Gaza, e Olmert lo ha ribadito anche quando ha pronunciato la frase sgli "abitanti di Gaza" che " possono girare a piedi".
Ecco il testo completo:
GERUSALEMME - Alla fine il governo israeliano ha ceduto alle pressioni internazionali. Quando sembrava che la stretta su Gaza stesse per produrre una crisi umanitaria senza precedenti, il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha deciso che le forniture di nafta, gas da cucina e medicinali potranno nuovamente raggiungere la Striscia. L´assedio di Gaza aveva sollevato le proteste di alcuni paesi arabi, dell´Unione Europea e del ministro degli Esteri Massimo D´Alema. Fermo restando che «nessuno può giustificare il lancio di missili Qassam» contro il territorio israeliano, D´Alema ha sottolineato come «le misure di punizione collettiva» adottate da Israele costituissero «una reazione che non può essere compresa dall´opinione pubblica internazionale». Stando a una fonte qualificata della Difesa, Barak avrebbe deciso d´interrompere temporaneamente il blocco di combustibile per uso industriale (pur mantenendo l´embargo totale sulle forniture di benzina), alla luce dei risultati ottenuti dall´azione combinata delle misure militari ed economiche adottate. «Sembra che i palestinesi abbiano capito la lezione» ha detto la fonte, sottolineando la considerevole riduzione registrata nei lanci di missili nel corso del fine-settimana. Nel giro di pochi giorni, infatti, le milizie palestinesi erano riuscite a lanciare oltre cento ordigni, ma sabato soltanto quattro e domenica anche di meno. Se, tuttavia, i lanci dovessero riprendere, ha fatto sapere Barak, il blocco sarà ristabilito. Al di là di queste considerazioni strettamente militari, la decisione di allentare l´assedio è giunta al culmine di una giornata in cui importanti settori della comunità internazionale, alcune organizzazioni umanitarie che a Gaza svolgono un ruolo imprescindibile e parecchie associazioni per la difesa dei diritti umani, tra cui dieci israeliane, aveva fatto sentire la loro voce. Quando paesi arabi come l´Egitto e l´Arabia Saudita, che ricoprono una posizione-chiave nel cosiddetto fronte moderato, protestano contro misure definite «brutali», Israele non può non tenerne conto. Così come non può ignorare la netta contrarietà a «misure di punizione collettiva» espressa prima dalla commissaria europea per le Relazioni Esterne, Benita Ferrero Waldner, e poi da Massimo D´Alema. Quest´ultimo ha voluto aggiungere un ulteriore elemento, quando ha sottolineato la necessità di mantenere vivo lo spirito di Annapolis, dal nome della cittadina americana dove, a fine novembre, è stato rilanciato il processo di pace. Ma «da Annapolis in poi i morti palestinesi sono più di 170», non soltanto militanti ma anche molti civili. A Gaza, la situazione sul terreno era diventata sempre più allarmante. Code ai forni e ai distributori, freddo nelle case, buio pesto dopo il tramonto. Ancora un paio di giorni e gli ospedali avrebbero esaurito le scorte di medicine. Mentre l´Unwra che letteralmente sfama oltre ottocentomila persone annunciava che da mercoledì sarebbe stata costretta a sospendere il suo programma di aiuti alimentari per mancanza di sacchetti di plastica e benzina. Al rapido deteriorarsi della situazione il premier israeliano, Ehud Olmert, aveva risposto in modo contraddittorio. Al telefono con il raìs egiziano Hosni Mubarak, Olmert aveva assicurato che Israele avrebbe fatto di tutto per evitare che Gaza, con la sua popolazione di quasi un milione e 400 mila persone, precipitasse in una grave crisi. Ma coi dirigenti del suo partito, Kadima, aveva usato un tono ben più duro: «Per quanto mi riguarda tutti gli abitanti di Gaza possono girare a piedi».
Sempre da La REPUBBLICA un intervista a Renzo Gattegna, presidente dell´Unione delle comunità ebraiche italiane sull'ennesima presa di posizione antisraeliana del ministro degli Esteri italiano D'Alema:
ROMA - Renzo Gattegna, condivide le parole del ministro D´Alema quando parla di "punizione collettiva" inflitta dal governo israeliano ai palestinesi di Gaza? «No, non mi sembrano parole appropriate. Credo che il ministro abbia voluto sintetizzare una situazione complessa usando dei termini poco adatti. Detto ciò, ritengo che in questo momento l´impegno italiano in Medio Oriente sia determinante per il mantenimento del cessate il fuoco al confine tra Israele e Libano. Ma da Gaza, dopo la riconsegna dei territori ai palestinesi, non è mai venuto nessun segno di distensione. Ci sono state, invece, solo minacce verbali di distruzione seguite dall´uso effettivo delle armi». E lei, da presidente dell´Unione delle comunità ebraiche italiane, cosa risponderebbe a D´Alema quando dice che il taglio di servizi essenziali è una reazione che non può essere compresa da parte dell´opinione pubblica internazionale? «Che io non capisco perché il lancio quotidiano di missili sui centri abitati israeliani sia ritenuto dalla comunità internazionale come un fatto normale». Ma non tutti i palestinesi che vivono a Gaza sono dei kamikaze. «Certamente. Ma neanche i cittadini israeliani che ricevono i razzi sono tutte persone che hanno attitudini aggressive nei confronti di Gaza». Non crede che l´aver contribuito a creare la crisi umanitaria nella Striscia sia una rappresaglia eccessiva? «Sono i rischi che incombono su chi pratica l´uso delle armi e della violenza. Non so se sia peggio interrompere una fornitura di elettricità o bombardare con dei missili Qassam una scuola o un centro commerciale. Credo, però, che uno Stato debba difendere il suo territorio contro un´aggressione così continua e violenta». Lei giustifica dunque il giro di vite del governo Olmert? «Ritengo che da parte delle forze che controllano Gaza ci sia una politica particolarmente aggressiva nei confronti di Israele. Hamas dovrebbe, una volta per tutte, decidere di risolvere la situazione accettando di sedersi al tavolo delle trattative. Ripeto: non credo che si possa paragonare il taglio della corrente elettrica al bombardamento di un centro abitato da civili. Tanto più che la corrente elettrica è molto facile da riallacciare». Ma nel caso di Gaza il taglio della corrente significa bloccare gli ospedali, i forni, le scuole, insomma, i servizi essenziali alla vita di più di un milione di persone... «Lo so bene. Ma è anche vero che un missile può cadere su un ospedale o su una scuola. È difficile stabilire che cosa sia più grave o quale politica possa provocare più dolore. Il problema è che quando non si accetta una prospettiva di pace, le conseguenze spesso ricadono sui più deboli. Da entrambe le parti».
Dal CORRIERE della SERA l'articolo che riporta la posizione di D'Alema. Per comprenderne l'insostenibilità e la natura di allineamento alla propaganda di Hamas, è bene ricordare che secondo Israele" la fornitura di energia elettrica alla striscia di Gaza dalle reti israeliana ed egiziana (rispettivamente 124 e 17 Megawatt) è sempre continuata senza interruzioni. E questi 141 Megawatt di energia rappresentano circa i tre quarti delle necessità di energia elettrica di Gaza" (fonte israele.net)
RABAT — «Punizione collettiva ». Con un'espressione identica, questa è l'accusa che ieri, dal Marocco, il ministro degli Esteri Massimo D'Alema e il commissario europeo per le relazioni estere Benita Ferrero Waldner hanno rivolto a Israele. Entrambi hanno addebitato allo Stato ebraico di danneggiare tutti gli abitanti palestinesi di Gaza, non soltanto i terroristi, da quando gli israeliani hanno ridotto la fornitura di energia alla striscia di terra nella quale i fondamentalisti islamici di Hamas, l'estate scorsa, sottrassero con le armi il potere ad al Fatah. «Nessuno può giustificare il lancio di missili da Gaza verso il territorio israeliano. Però è anche evidente che la punizione collettiva di un'intera popolazione attraverso il taglio dei servizi essenziali, e misure che mettono in discussione persino il funzionamento degli ospedali, è una reazione che non può essere compresa», ha affermato D'Alema a Rabat dopo aver partecipato a un incontro del cosiddetto «5+5», un forum di dialogo tra cinque Paesi europei del Mediterraneo e cinque del Nord Africa. «Sono contro questa forma di punizione collettiva», ha dichiarato l'austriaca Ferrero Waldner. Prima di annunciare in serata un allentamento nelle restrizioni, il governo di Ehud Olmert ha sostenuto di far arrivare a Gaza oltre il 60% dell'elettricità fornita di solito, e di ricevere in cambio il fuoco dei razzi. La presa di posizione del titolare della Farnesina da Rabat indica la linea che D'Alema seguirà a Bruxelles nel Consiglio affari generali di lunedì prossimo, giorno nel quale parlerà di Medio Oriente con i suoi 26 colleghi europei. «Da Annapolis in poi i morti palestinesi sono oltre 170. Certo, come dice la stampa israeliana in maggior parte sono "militanti", ma ci sono molti civili. È inquietante », ha fatto notare D'Alema. Ad Annapolis, in novembre, ci fu una riunione che avrebbe dovuto dare impulso al negoziato di pace tra Israele e palestinesi. Ieri era stata l'Unità, intervistando il premier palestinese Salam Fayyad, uomo di al Fatah, a dare voce alla richiesta di migliorare la vita degli abitanti di Gaza. Il ministro italiano l'ha fatta sua: «Fayyad è uno degli esponenti più moderati e ha lanciato un appello drammatico. Intendiamo muoverci. Abbiamo discusso sere fa a Cipro una proposta greca per un aiuto umanitario diretto, in particolare per i civili feriti negli attacchi aerei...». Nel frattempo, giovedì a Roma uno degli appuntamenti di D'Alema è con un consigliere del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, Mojtaba Hashemi Samareh.
Sempre dal CORRIERE, una fotografia che reca la didascalia "ressa di fronte a una delle poche panetterie aperte a Gaza", che suggerisce che a Gaza, con milione e mezzo di abitanti, siano in funzione "poche panetterie".
Sempre il CORRIERE pubblica una scheda informativa intitolata "Prigionieri nella Striscia ". Prigionieri del terrorismo e dei lanciatori dei razzi kassam, si sarebbe dovuto precisare. Apprendiamo dall testo che "ll reddito medio per famiglia non arriva ai 60 dollari al mese: il 63 per cento dei palestinesi di Gaza vive sotto la soglia di povertà. La disoccupazione arriva al 70 per cento " E gli aiuti internazionali giunti nella Striscia ? Chi li ha intascati ? Per che cosa sono stati spesi ?
Ecco il testo completo:
Prigionieri nella Striscia I palestinesi a Gaza La popolazione Nella Striscia di Gaza vive circa un milione e mezzo di palestinesi su un territorio di 360 chilometri quadrati Reddito Il reddito medio per famiglia non arriva ai 60 dollari al mese: il 63 per cento dei palestinesi di Gaza vive sotto la soglia di povertà. La disoccupazione arriva al 70 per cento Governo A metà giugno 2007, Hamas ha assunto il controllo della Striscia con un colpo militare. I lanci di missili Qassam verso Israele non sono mai stati fermati
Eric Salerno sul MESSAGGERO riprende acriticamente la propaganda di Hamas. L'esordio del suo articolo è più appropriato a un proclama ideologico che a un pezzo di cronaca
Così come Maria Antonietta invitava i sudditi della corona di francia a mangiare dolci se non avevavno pane, Ehud Olmert ha sollecitato il milione e mezzo di palestinesi "prigionieri" a Gaza ad andare a piedi se non hanno più carburante nei serbatoi delle loro auto
Michele Giorgio sul MANIFESTO gioca sulla falsa contrapposizione tra il discorso di Olmert al presidente egiziano Hosni Mubarak e al ministro degli esteri olandese Maxime Verhaghen e quello al partito Kadima:
Dopo le assicurazioni con il cuore in mano date ieri mattina al presidente egiziano Hosni Mubarak e al ministro degli esteri olandese Maxime Verhaghen - «Noi non provocheremo una crisi umanitaria a Gaza», ha detto ad entrambi - nel pomeriggio il premier israeliano Ehud Olmert ai suoi compagni di partito (Kadima) ha spiegato, senza peli sulla lingua, che «per quanto mi riguarda che tutti gli abitanti di Gaza vadano a piedi...Non vogliamo una crisi umanitaria, ma non abbiamo neppure intenzione di rendere facile e piacevole la loro vita». Vita facile? Quando a Gaza hanno sentito queste parole, a tanti palestinesi è venuto l'amaro in bocca, pensando all'esistenza «meravigliosa» che conducono in un sistema che li vede imprigionati, strozzati dall'assedio militare israeliano da quando è stato deciso l'isolamento totale di Hamas al potere.
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