martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.01.2008 L'odio per Israele ferma la visita dell'imam in sinagoga
la cronaca di Paolo Brogi e il commento di Magdi Allam

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 gennaio 2008
Pagina: 23
Autore: Paolo Brogi - Madgi Allam
Titolo: «Ordine dal Cairo, l'imam non va in sinagoga - La fatwa dell'odio anti-Israele che condiziona anche i «moderati»»

La notizia è assente da La STAMPA, dal RIFORMISTA, da EUROPA, dal GIORNALE, dal GIORNO da LIBERO, dal FOGLIO (che chiudei redazione prima degli altri quotidiani).
E' presente sul MESSAGGERO, su REPUBBLICA, su AVVENIRE.
Il fatto che in molti l'abbiano ignorata stupisce, perché è importante e significativa:
L'imam della  moschea di Roma non farà visita alla sinagoga, fermato da una telefonata giunta dall'Università Al Azhar del Cairo

Dal CORRIERE della SERA del 21 gennaio 2008, la cronaca di Paolo Brogi:


ROMA — Una brusca telefonata nel pomeriggio, dicono fonti ben informate. Dall'Università Al Azhar del Cairo, l'alta scuola di formazione degli imam, al Centro Islamico di Forte Antenne, a Roma. Oggetto: stop alla visita programmata per domani nella Sinagoga al Ghetto. E sotto le volte disegnate da Paolo Portoghesi, negli uffici dei dirigenti islamici, è sceso subito il gelo: impossibile replicare al veto venuto da lontano, l'annunciato incontro previsto per domani tra islamici ed ebrei romani destinato a saltare, l'evento che doveva far varcare per la prima volta a un imam la soglia del tempio ebraico sulle rive del Tevere che svanisce come d'incanto.
La conferma è trapelata poco dopo da fonti interne alla Grande Moschea, che hanno collegato l'annullamento alla situazione creatasi in questi giorni a Gaza. Abd al-Fattah Allam, esponente di spicco di Al-Azhar, ha detto che «il dialogo con l'Ebraismo non è contemplato finché non saranno restituiti i diritti a chi ne è titolare ».
A giustificare il rinvio ci ha pensato il segretario del Centro islamico Abdallah Redouane, che insieme all'imam Al Gobashy doveva guidare la delegazione islamica. «È stato deciso — ha detto Redouane, responsabile marocchino del Centro e noto moderato — per ragioni organizzative. Solo per questo. Ci sono state difficoltà, anche perché la delegazione era cresciuta in modo molto forte. C'erano un centinaio di richieste, l'elenco dei prescelti era già arrivato a 25 persone. Ma non possiamo certo far partecipare tutti. Così la visita è stata rinviata. Ora sto aspettando un comunicato del rabbino capo... ».
Espressioni molto diplomatiche, accompagnate da questo strano rinvio a una presa di posizione addossata agli ospiti. Comunicato che ieri sera non c'è stato. L'incontro tra la comunità islamica e quella ebraica della capitale era stato annunciato il 10 gennaio scorso. Ad accogliere l'imam Al Eldin Mohamed Ismail al Gobashy e il segretario generale del centro culturale islamico d'Italia Redouane avrebbero dovuto essere il rabbino capo Riccardo Di Segni e il presidente della Comunità ebraica romana Leone Paserman. Il portavoce Riccardo Pacifici aveva definito la visita un'«occasione storica». L'iniziativa nasceva come prosecuzione della visita che le autorità ebraiche avevano reso un anno e mezzo fa alla Moschea: in quell'occasione però l'imam Shuweita, già gravemente ammalato e poi sostituito dopo la sua morte dall'attuale successore nominato sempre dall'Università Al Azhar, non aveva potuto essere presente all'incontro. Poi a Napoli, nello scorso autunno, durante un meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant'Egidio, le due comunità avevano deciso. A preparare l'evento l'ambasciatore Mario Scialoja, per il centro islamico, e Riccardo Pacifici, per la Comunità ebraica.
«La notizia di questa richiesta di rinvio mi è stata segnalata qui a Londra dove sono in visita — ha detto il presidente Paserman —. Non ho saputo il perché. Quindi non ho commenti da fare. Per me la visita è ancora in piedi». Abbottonato ieri sera anche il rabbino capo. «Non so se ci hanno già comunicato ufficialmente il rinvio — ha spiegato rav Di Segni —. Ora l'ufficio rabbinico è chiuso. Comunque, risponderemo quanto prima con un nostro comunicato ufficiale». No comment, da parte di Riccardo Pacifici. E no comment anche da parte di Mario Scialoja.
«Spero che su questa decisione si possa tornare indietro — ha detto Souad Sbai, presidente dell'Associazione donne marocchine —. Il buonsenso deve superare la miopia. Bloccare un incontro per ragioni di crisi internazionale, se così è stato, è sbagliato. Un grave errore. Anche perché realtà come la Moschea e la Sinagoga di Roma avrebbero potuto dare il loro contributo. Certo, se però si dipende da decisioni altrui...».

E l'editoriale di Magdi Allam

Che errore essersi illusi che la normalizzazione dei rapporti tra islam ed ebraismo in Italia potesse realizzarsi ignorando Israele.
Ovvero aggirando il nodo cruciale del diritto di Israele all'esistenza. L'annullamento dell'odierna visita dell'imam della Grande Moschea di Roma alla Sinagoga, per una decisione impartita dall'Università islamica di Al Azhar che ha sede al Cairo, una sorta di «Vaticano dell'islam sunnita», conferma che anche i cosiddetti musulmani «moderati» condividono l'ideologia dell'odio, della violenza e della morte nei confronti dello Stato ebraico.
È stata una vera e propria fatwa, un responso giuridico basato sulla sharia, la legge islamica, quella emessa dallo sheikh Abdel Fattah Allam, il braccio destro del Grande imam di Al Azhar, lo sheikh Mohammed Sayed Tantawi: «Il dialogo tra islam e ebraismo non è contemplato finché non saranno restituiti i propri diritti a chi ne è titolare». Traduco: solo dopo che i palestinesi disporranno dell'insieme dell'entità geografica denominata Palestina, quindi solo dopo l'eliminazione di Israele, sarà possibile dialogare con gli ebrei in Italia. Questa è la posizione ufficiale e pubblica di Al Azhar, già espressa nella fatwa emessa il 4 aprile 2002 dallo stesso Tantawi con cui legittima il terrorismo suicida palestinese: «I cittadini israeliani sono forze di occupazione. Quindi le "operazioni di martirio" sono la più elevata forma di Jihad, sono un precetto islamico finché il popolo della Palestina riconquisterà la sua terra e farà arretrare la crudele aggressione israeliana». E in una nota esplicativa di questa fatwa, diffusa dal sito di Al Azhar, si precisò che «ogni "operazione di martirio" contro qualsiasi israeliano, compresi bambini, donne e adolescenti, è un atto legittimo in base alla legge islamica».
Ebbene dal momento che è Al Azhar che designa l'imam della Grande Moschea di Roma, gli è stato ingiunto di rinunciare alla visita alla Sinagoga. Eppure non è affatto una novità. Già il 6 giugno 2003 l'allora imam Abdel-Samie Mahmoud Ibrahim Moussa pronunciò un sermone in cui lanciò appelli infuocati: «O Allah, fai trionfare i combattenti islamici in Palestina! O Allah, aiutaci ad annientare i nemici dell'islam!». Il 26 marzo 2004 si scoprì che nella Grande Moschea di Roma si annidava un gruppo di estremisti islamici, quando decisero di recitare la «preghiera del morto» per commemorare il recente assassinio del leader di Hamas, lo sheikh Ahmad Yassin. E per calmare le acque, si decise di rimandare in Egitto il nuovo imam Abdulwahab Hussein Gomaa. Ed ora, con il nuovo scandalo del divieto imposto all'attuale imam di recarsi in visita alla Sinagoga, si tocca con mano la realtà dell'estremismo ideologico che ispira la guida spirituale della Grande Moschea di Roma.
A questo punto l'Italia non può più restare a guardare. Non possiamo permettere che la realtà e il futuro dell'islam e dei musulmani in Italia siano determinati all'estero dai negazionisti di Israele e dagli apologeti del terrorismo suicida palestinese. Che si prenda atto, una volta per tutte, che Al Azhar è una roccaforte dell'estremismo e del terrorismo islamici. Che il ministro dell'Interno rimandi nei loro Paesi gli imam che si sottomettono a questa ideologia. Che il ministro degli Esteri denunci l'accordo di cooperazione del 15 giugno 2005 tra Al Azhar e cinque università italiane, sottoscritto dall'ambasciatore Antonio Badini con il rettore di Al Azhar, lo sheikh Ahmad Al Tayyeb, che il 4 aprile 2002 disse: «La soluzione al terrore israeliano risiede nella proliferazione degli attacchi suicidi che diffondono terrore nel cuore dei nemici dell'islam ». Che la si smetta di legittimare gli ideologi dei Fratelli Musulmani, a cominciare da Tariq Ramadan. Che lo Stato e gli enti locali la smettano di regalare le moschee all'Ucoii. La lezione che tutti noi dobbiamo imparare dal nuovo scandalo della Grande Moschea di Roma, è che prima di accreditare come interlocutore ufficiale un musulmano, bisogna fargli sottoscrivere una dichiarazione in cui riconosce pubblicamente il diritto di Israele all'esistenza e condanna inequivocabilmente il terrorismo palestinese.

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante
 


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT