Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Cronache e analisi scorrette sul lancio dei katiuscia contro la Galilea rassegna di quotidiani
Testata:La Repubblica - Il Messaggero - L'Unità - Il Manifesto Autore: la redazione - Eric Salerno - Toni Fontana - Umberto De Giovannangeli - Michele Giorgio Titolo: «Dal Libano razzi contro Israele - Bush in Medio Oriente Teheran ci provoca - Israele, missili dal Libano - L'ombra di Al Qaeda sulla missione a guida italiana - Gli Usa devono convincere Israele a fermare le colonie - Bush in Israele, rumori di guerra»
L'8 gennaio 2008 il sito web della REPUBBLICA dà tempestivamente la notizia del lancio di razzi katiuscia contro il villaggio israeliano di Shlomi, in un articolo sostanzialmente corretto che riproduciamo di seguito:
Gli ordigni, del tipo katiuscia, non hanno provocato né vittime né feriti Si tratta di una delle provocazioni più gravi dalla fine della guerra del 2006
Dal Libano razzi contro Israele colpito un villaggio della Galilea
Una veduta del villaggio di Shlomi
TEL AVIV - Due razzi katiuscia sono stati sparati la scorsa notte dal Libano meridionale verso la Galilea, in territorio israeliano. Lo ha riferito la radio militare di Tel Aviv. E' una degli atti ostili più gravi dalla conclusione del conflitto tra Israele e Libano nell'estate del 2006.
I due ordigni non avrebbero provocati né vittime né feriti. Il villaggio colpito è stato quello di Shlomi, nella parte settentrionale di Israele, a ridosso della frontiera con il Libano, dove potenti esplosioni sono risuonate nelle prime ore di oggi. Secondo la polizia dello Stato ebraico, i razzi lanciati da oltre confine sarebbero "del tipo Katyusha da 122 millimetri".
Versione, quest'ultima, confermata anche dal sindaco di Shlomi, Gaby Naaman, che ha affermato alla radio militare di aver rinvenuto sul terreno i resti di due razzi katiuscia. Abitanti della città, ha riferito il sindaco, hanno affermato di aver udito due boati verso le due del mattino locali. Sul posto era in corso una bufera e la popolazione ha pensato che si trattasse di semplici tuoni. Solo oggi si sono notati sul terreno i resti di almeno due razzi, secondo il sindaco Naaman.
L'episodio è avvenuto mentre Israele ha elevato lo stato di allerta nella imminenza della visita del presidente degli Stati Uniti George Bush.
(8 gennaio 2008)
Dato che la notiziaè stata pubblicata sul sito web del quotidiano l'8, è particolarmente sorprendente che non ce ne sia alcuna traccia sull'edizione cartacea del 9, nemmeno nell'articolo a pagina 17 dedicato alla visita di Bush in Medio Oriente, che di seguito riportiamo:
WASHINGTON - George W. Bush ha parlato ancora di rapporti con l´Iran ieri, prima di partire per il suo viaggio in Medio Oriente. A proposito della tensione nello Stretto di Hormuz, dove nel fine settimana cinque lance dei pasdaran hanno minacciato le navi da guerra Usa, il presidente ha detto: «Per quanto ci riguarda, abbiamo visto un atto di provocazione. La situazione è rischiosa e non avrebbero dovuto farlo. Semplicemente. «L´Iran ha cercato di minimizzare i fatti, sostenendo che si è trattato di «una normale identificazione» senza «alcuna minaccia», ma Bush ha ribadito, anche a proposito del programma nucleare di Teheran, che l´Iran «era una minaccia, è una minaccia e rimarrà una minaccia», soprattutto se il paese verrà autorizzato ad arricchire uranio in loco. Nella conferenza stampa nel giardino delle rose della Casa Bianca, subito prima della partenza, il presidente Usa ha poi indicato il programma in tre punti con cui si accinge a sostenere la ripresa del processo di pace tra Israele e Palestina. Occorre «avere lungimiranza - ha detto Bush - in modo da arrivare alla creazione di uno Stato palestinese una volta rispettati gli obblighi della road map». Primo tra questi obblighi, ha sottolineato, la rinuncia al terrorismo. Il presidente americano ha poi detto che deve essere garantita l´esistenza di due Stati che vivano in pace l´uno accanto all´altro. Il secondo punto è l´intenzione di Bush «di lavorare con i nostri amici ed alleati arabi su questo tema», il terzo è l´impegno degli Stati Uniti per la sicurezza nell´area. Ieri, intanto, Israele ha annunciato che in occasione della visita di Bush sarà chiuso l´accesso a tutti i Territori palestinesi fino a sabato e l´esercito ha sospeso le operazioni militari in Cisgiordania.
Eric Salerno, a pagina 17 del MESSAGGEROfornisce, nell'esordio del suo articolo una singolare interpretazione del lancio di razzi katiuscia, secondo lui un metodo per ricordare l'urgenza di certe questioni geopolitiche e non un atto di terrorismo contrario alla pace:
Come se non volessero far dimenticare al presidente americano Bush quante sono le tensioni e le crisi concatenate nella regione, dal Libano qualcuno ha lanciato missili katiuscia contro Israele poche ore prima dell'arrivo di George Bush.
Non mancala rituale stoccata contro l'amministrazione, sotto la quale l'America
ha perso credibilità sia presso i suoi amici e alleati tradizionali che presso tutti gli altri
Toni Fontana a pagina 12 dell' UNITA' analizza le implicazioni dell'attentato contro l'Unifil concomitante al lancio di razzi contro Israele. La sua preoccupazione principale è scagionare il gruppo terroristico Hezbollah da ogni sospetto di reponsabilità e di collusione con i gruppi vicini ad Al Qaeda. Che in Libano ( e non solo) sono in realtà legati all'Iran e alla Siria, gli stessi sponsor di Hezbollah. Una circostanza che basta a confutare il teorema innocentista di Fontana. Ecco il testo:
Da ieri Unifil, la forza di pace Onu in Libano, attualmente a guida italiana, si sente sotto tiro. La preoccupazione è inversamente proporzionale alla gravità dell’attentato che ha provocato il ferimento di tre caschi blu irlandesi in viaggio sulla strada che da Beirut conduce a Sidone e prosegue in direzione di Tiro. I due soldati sono stati feriti in modo lieve, ma «il segnale è chiaro - spiega una fonte diplomatico-militare molto ben informata sulla situazione nel «Paese dei cedri» - qualcuno sta cercando di coinvolgere la forza di pace nel groviglio della crisi libanese, cerca di “allargare” il teatro, e molto probabilmente non si fermerà e vi saranno altri attentati». L’allarme è al massimo livello. In tanti sono interessati ad attirare le forze Onu nel vortice delle lotte di potere in corso a Beirut dove le tante anime del Libano non riescono ad accordarsi sulla nomina del presidente. «Non vi sono tuttavia fatti che rendano necessarie modifiche del nostro impegno - avverte il colonnello Enrico Attilio Mattina, portavoce Unifil e, di conseguenza, del generale Claudio Graziano, capo dell’intera forza di pace - manteniamo ottimi rapporti con le autorità libanesi e con la popolazione civile. Di questo abbiamo ampie dimostrazioni. La collaborazione con le forze armate libanesi è costante e continua». Anche nel governo di Roma c’è la convinzione, come conferma il sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri «che la missione Unifil sta andando bene. Anche in una situazione politica incerta, i nostri non stanno con le mani in mano ed oltre a svolgere i compiti definiti dalla risoluzione 1701 sostegono e favoriscono la ripresa della vita economica e sociale, aumentano il senso di sicurezza nella popolazione». Forcieri è tornato da pochi giorni da una visita al contingente: «Ho partecipato ad un’iniziativa dove erano rappresentate molte fedi religiose e che aveva l’obiettivo di favorire il dialogo, ed i nostri soldati hanno fornito il sostegno logistico». «Ogni giorno escono 90-100 pattuglie - dicono da Tiblin (Libano del Sud) i militari della brigata Ariete al comando del generale Paolo Ruggiero - i nostri soldati, utilizzando mezzi blindati, operano in modo dinamico, istituiscono posti di blocco volanti, sostengono le forze armate libanesi». E tuttavia da ieri gli elementi di preoccupazione sono vertiginosamente aumentati. Fonti dell’intelligence ritengono che i terroristi volessero colpire Unifil e, nello specifico, gli spagnoli (che hanno già perso 6 soldati in un attentato avvenuto il 24 giugno). Il contingente irlandese infatti è stato recentemente ritirato e in Libano sono rimasti solo alcuni ufficiali di collegamento. L’agguato è avvenuto lungo l’autostrada che dalla capitale prosegue verso Sidone e lambisce la città costiera di Tiro. In quella zona si trova uno dei grandi campi profughi palestinesi, quello di Ain-Al-Ilweh, dove si sono inflitrati gruppi radicali come Jund al Sham. Recentemente un capo estremista palestinese, ritenuto morto, è riapparso ed ha fatto intendere che i gruppi più radicali non resteranno ai margini della battaglia politica in corso a Beirut. Sull’autostrada passano carichi di armi di contrabbando destinati non tanto ad Hezbollah quanto alle forze fondamentaliste in contatto con la rete di Al Qaeda. Gli italiani - spiega una fonte dell’intelligence - hanno scelto di operare in modo prudente, hanno optato per la moderazione e per il rispetto delle tradizioni locali. Gli spagnoli e gli irlandesi hanno invece scelto un approccio più aggressivo anche quando si tratta di bloccare i traffici di armi». Si ritiene insomma che alcuni gruppi forse palestinesi, o comunque non legati ad Hezbollah, abbiano mandato un segnale a Unifil infastiditi per i controlli. «Nella zona ovest dove ci sono gli italiani - si fa notare - Hezbollah mantiene un controllo totale del territorio e l’esercito libanese non fa nulla per disarmarli perchè in Libano basta una mossa sbagliata per schierarsi con una fazione contro l’altra. E se crolla l’Esercito, crolla tutto..». Unifil - dice dal comando di Naqura, il colonnello Mattina - schiera 13mila soldati provenienti da 28 nazioni e opera nello spirito della risoluzione 1701». Approvata l’11 agosto del 2006 dopo la guerra condotta da Israele in Libano, ha aperto la strada al dispiegamento della «nuova» forza Unfil nel Libano del sud, tra il fiume Litani e la frontiera.
Un'analisisul Libano che appare più fondataè quella di Fausto Biloslavo sul GIORNALE. Su Informazione Corretta a questo link
Sull'UNITA' la cronaca di Umberto De Giovannangeli sui razzi katiuscia sparati dal Libano è sostanzialmente corretta. Intervistando il negoziatore palestinese Saeb Erekat, però, u.d.g. chiede "Mentre si discute, l'esercito israeliano prosegue le sue operazioni a Gaza e a Nablus". Nessun cenno invece ai razzi kassam e a agli attentati che anche in Cisgiordania i gruppi terroristici cercano di preparare. Erekat non distingue tra costruzione di insediamenti illegali e ampliamento di insediamenti già esistenti, o di quartieri di Gerusalemme. U.d.g. si guarda bene dal correggerlo.
Michele Giorgio sul MANIFESTO riesce a mettere in dubbio la stessa realtà dell'attacco"non confermato dalle autorità di Beirut ", a chiamare le organizzazioni terroristiche palestinesi "organizzazioni impegnate nella lotta all'occupazione", ad accusare gli Stati Uniti di essere loro a minacciare l'Iran (anche il titolo dell'articolo, che è "Bush in Israele, rumori di guerra",seguito dalla notizia che "la Rice attacca l'Iran" nel sottotitolo dà questo suggerimento al lettore) , a deprecare l'ipotesi tra forze di sicurezza israeliane e palestinesi per arginare il terrorismo contro i civili dello Stato ebraico. Ecco il testo:
Tra migliaia di poliziotti israeliani e palestinesi schierati tra Gerusalemme, Ramallah e Betlemme, comincia oggi la visita di George Bush in Israele, Territori occupati e alcuni Paesi arabi. Il presidente americano atterrerà in tarda mattinata all'aeroporto di Tel Aviv e proseguirà con un corteo di limousine blindate per Gerusalemme, dove potrebbe recarsi in visita al capezzale dell'ex premier e suo stretto alleato Ariel Sharon, in coma profondo dopo essere stato colpito due anni fa da un ictus cerebrale. Ad accogliere Bush non saranno solo il premier israeliano Olmert e, domani a Ramallah, il presidente dell'Anp Abu Mazen. A dargli il «benvenuto» troverà anche manifestanti palestinesi, arabi-israeliani, della sinistra ebraica anti-imperialista, nonché attivisti della destra nazionalistica israeliana che già ieri ha organizzato raduni per ribadire che la colonizzazione ebraica a Gerusalemme e in Cisgiordania proseguirà e che a fermarla non saranno certo le deboli critiche americane all'espansione delle colonie ebraiche. La tensione ieri è salita alle stelle, non solo per il lancio dal Libano - non confermato però dalle autorità di Beirut - di due, forse tre, razzi katiuscia verso la città israeliana di Shlomi, dove hanno fatto danni lievi, ma anche per uno scontro a fuoco a Gaza fra una motovedetta israeliana ed una postazione di Hamas situata sulla costa. Nelle ultime ore Israele e le forze di sicurezza dell'Anp hanno continuato ad agire in parallelo in Cisgiordania effettuando rastrellamenti e fermi di attivisti di Hamas e di organizzazioni impegnate nella lotta all'occupazione, in particolare nella zona di Nablus. I soldati israeliani da parte loro hanno arrestato due dirigenti di Hamas in Cisgiordania, Hussein Abu Kwik e Faraj Abu Rummaneh, che pure nei mesi scorsi avevano criticato la leadership del movimento islamico per aver preso il potere con la forza a Gaza. È saltato invece un incontro fra il premier dell'Anp Salam Fayad e il ministro della difesa israeliano Ehud Barak. I due avrebbero dovuto discutere il piano elaborato dal governatore di Nablus, Jamal Muheisen, che prevede addirittura pattugliamenti congiunti Israele-Anp in città, in cambio soltanto della rimozione di qualche posto di blocco israeliano. Un piano in linea con l'idea enunciata qualche giorno fa da Olmert sulla «necessità» per Israele di mantenere una presenza militare concreta in Cisgiordania anche dopo un eventuale ritiro nel quadro di un accordo con l'Anp, per evitare un «vuoto di sicurezza». Si è svolto invece l'ennesimo faccia a faccia tra Olmert e Abu Mazen volto ad ufficializzare i team di negoziatori delle due parti. «Quella di George Bush è una visita storica», ha dichiarato con enfasi Abu Mazen, non nascondendo le sue aspettative evidentemente destinate ad andare deluse. Il presidente Usa è stato vago sugli obiettivi del suo viaggio e ha già fatto capire che non intende «imporre» la visione americana ma solo facilitare la trattativa. «Il presidente non farà annunci clamorosi» ha previsto il consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Hadley e non devono trarre in inganno le dichiarazioni del Segretario di stato Condoleezza Rice che, intervistata dal Jerusalem Post e da Ynet, ha sostenuto che gli Stati Uniti «non fanno distinzioni» le colonie a Gerusalemme Est e quelle in Cisgiordania, e quindi vogliono da Israele il blocco dell'ampliamento degli insediamenti ebraici. Ma le parole restano tali quando gli Usa osano criticare la colonizzazione israeliana. Bush non viene in Israele e in Medio Oriente per fare pressioni su Olmert - che mette in campo i rischi per la caduta del suo governo se obbligato ad evacuare anche solo alcuni degli avamposti colonici in Cisgiordania - ma per consolidare il fronte anti-Iran e preparare una nuova guerra. Nella stessa intervista Condoleezza Rice ha lanciato un pesante avvertimento a Teheran. «L'Iran è la minaccia più grave alla pace in Medio Oriente...e deve cessare di impegnarsi in provocazioni. Gli Stati Uniti difenderanno i loro interessi e i loro alleati» ha detto in riferimento all'incidente di due giorni fa nello Stretto di Hormuz. In Israele sono convinti che Bush punterà a «piccoli risultati» sul fronte israelo-palestinese per concentrarsi invece sulla questione iraniana.
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