I giornali di oggi, 02/01/2008, riportano in poche righe le vittime palestinesi a Gaza della guerra Hamas-Fatah. Fanno eccezione L'UNITA' e MANIFESTO, con due articolo che qui confrontiamo, dolo aver osservato che se le vittime sono il rislutato della guerra civile inter-palestinese, qui interessano meno. Diventano rilevanti se di mezzi c'è Israele.
L'UNITA', dovuto forse all'assenza della firma di Umberto De Giovannageli, pubblica un articolo molto corretto, arriveremmo a dire il primo dopo una lunga tradizione ostile e disinformante, come sano i lettori di Infromazione Corretta. Prendiamo atto con piacere del cambiamento. Sperando che duri e che non sia solo il risultato di una < disattenzione >.
IL MANIFESTO, invcece, malgrado il titolo corretto < Capodanno di sangue a Gaza fra Hamas e Fatah >, non rinuncia a tirare in ballo Israele, dedicando solo un quarto dell'articolo alle otto vittime palestinesi. Fatto compresibile se si considera che Israele non ne è responsabile. Il resto è una sequela in stile Michele Giorgio, che non può scrivere un articolo raccontando quello che è avvenuto, otto palestinesi uccisi da latri palestinesi. Non potendo censurare la notizia, la relega in poche righe e dedica le successive ai israeliani.
Ecco l'articolo dell' Unità:
Gli scontri più gravi a Khan Yunes e Rafah. Allarme dei servizi segreti israeliani: nella Striscia situazione molto pericolosa per Israele
GAZA Sanguinoso inizio del nuovo anno nella striscia di Gaza, dove in quasi due giorni di scontri tra miliziani di Hamas e di Al Fatah otto palestinesi sono stati uccisi e decine di altri sono stati feriti.
Un miliziano di Hamas, inoltre, è stato ucciso ieri da fuoco israeliano. Intanto lo Shin-Bet, il servizio segreto di sicurezza israeliano, ha affermato in un rapporto che a Gaza Hamas si sta rafforzando e rappresenta una minaccia crescente per Israele.
I botti che la scorsa notte hanno tenuto sveglia la popolazione di Gaza non sono stati dei fuochi di artificio ma l’eco degli spari negli scambi a fuoco tra le fazioni rivali. Gli incidenti più gravi sono avvenuti a Khan Yunes, Rafah, nei rioni di Gaza di Sabra e di Sajaya e nel campo profughi di Jabalia.
Secondo l’ agenzia palestinese Maan, agli scontri hanno preso parte agenti della Forza Esecutiva di Hamas, armati della famiglia Dugmush - un potente clan locale - e sostenitori del Fatah.
A innescare gli incidenti sarebbe stato il divieto imposto da Hamas, per asserite ragioni di ordine pubblico, ai seguaci del Fatah di celebrare nella nottata di ieri l’anniversario della fondazione del loro movimento.
Secondo fonti locali gli scontri sono cominciati a Khan Yunes, dove un cecchino ha aperto il fuoco contro un dirigente locale di Hamas, che è rimasto illeso.
Una persona che si trovava nelle immediate vicinanze è stata invece uccisa. Da quel momento gli incidenti fra i seguaci di Hamas e quelli del Fatah si sono estesi ad altre zone. Hamas, che ha fatto ricadere sui sostenitori del Fatah la colpa degli scontri, ha respinto ieri le condizioni poste ieri dal presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas), che si è detto disposto «ad aprire una nuova pagina» per ricucire l’unità tra le fazioni palestinesi, a condizione però che Hamas ristabilisca prima il potere dell’ Autorità palestinese nella Striscia e accetti l’anticipo delle elezioni.
«Il dialogo - ha risposto Hamas - può riprendere ma senza alcuna condizione preliminare». Lo Shin Bet, nel tracciare un consuntivo del 2007, afferma che Israele è riuscito a bloccare con successo i kamikaze palestinesi ma anche Hamas ha mostrato eguale efficienza nell’espugnare la striscia di Gaza, creando una situazione estremamente pericolosa per Israele.
Lo stato ebraico, afferma lo Shin Bet, non può riposare sugli allori perchè a Gaza Hamas ha creato un’entità palestinese separata, dopo aver scacciato le forze fedeli al presidente Abu Mazen lo scorso giugno.
Stando al rapporto, Hamas, oltre a potenziare i razzi per colpire Israele, sta conducendo estesi lavori sotterranei e sta approntando un dedalo di tunnel e di bunker concepiti sia in funzione difensiva che offensiva. Molte decine di miliziani di Hamas hanno ricevuto addestramento militare in Iran.
Un gruppo armato di Gaza, l’Esercito dell’Islam, rappresenta, secondo lo Shin Bet, «una estensione operativa di al-Qaida a Gaza» e gli Hezbollah libanesi partecipano al conflitto contro Israele destinando ogni anno, dal 2004, 10 milioni di dollari alle milizie armate palestinesi.
E quello del Manifesto:
Almeno 8 morti negli scontri fra palestinesi nella Striscia. E un altro ucciso da Israele deciso a tenere anche nel 2008 la media di almeno un palestinese ammazzato al giorno: nel 2007 ne sono stati liquidati 373. Un terzo civili
Michele Giorgio
Capodanno di sangue a Gaza dove le celebrazioni per il 43esimo anniversario della fondazione di Fatah hanno dato il via a nuovi pesanti scontri tra Hamas e il partito del presidente Abu Mazen. Almeno otto palestinesi sono morti tra lunedì e ieri mattina mentre altre decine sono rimasti feriti. Un bilancio di sangue simile a quello dell'11 novembre, quando la Forza esecutiva di Hamas fece fuoco, in circostanze mai chiarite del tutto, sulla folla di attivisti e simpatizzanti di Fatah riuniti a Gaza city nel terzo anniversario della scomparsa di Yasser Arafat.
Gli incidenti più gravi delle ultime ore sono avvenuti a Khan Yunis, Rafah, Sabra e Sajaya (Gaza city) e nel campo profughi di Jabaliya. Motivo apparente degli incidenti è stato il divieto imposto da Hamas, per ragioni di ordine pubblico, ai seguaci di Fatah di celebrare lunedì sera l'anniversario della fondazione del loro movimento. Secondo un'altra versione la scintilla che ha innescato la sparatoria è avvenuta a Khan Yunis, quando un cecchino avrebbe aperto il fuoco contro un dirigente di Hamas che è rimasto illeso. Una persona che si trovava nelle immediate vicinanze è stata invece uccisa. Da quel momento gli incidenti si sono estesi ad altre zone della Striscia e ieri pomeriggio gli scontri erano ancora in corso anche se con minore intensità.
Un attivista di Hamas, è stato ucciso pomeriggio dalle forze di occupazione israeliane nell'ennesimo raid contro Gaza, diventando così il primo palestinese ucciso da Israele nel 2008. Lo scorso anno sono stati almeno 373 - 13 in tutto invece gli israeliani, tra cui alcuni militari - e non offre alcun conforto il dato riferito dal centro per i diritti umani Betselem di un calo del 45% rispetto al 2006, anche perchè un un terzo dei morti erano civili.
Nel deserto del Sinai prosegue l'odissea di circa 2.000 pellegrini palestinesi, provenienti dalla Mecca, che si rifiutano di rientrare a Gaza attraverso il valico controllato da Israele (Kerem Shalom) e insistono per passare da quello di Rafah. La metà dei pellegrini si trova da due giorni a el-Arish, nel Sinai settentrionale, e due giorni fa hanno dato vita a manifestazioni di protesta dando fuoco ai campi di tende che erano stati allestiti per loro dalle autorità egiziane. L'altra metà si trova ancora nel porto di Nueiba, sul Mar Rosso, bloccati in condizioni penose su una imbarcazione, in attesa di sviluppi che consentano il loro rientro a Gaza. Ieri Israele ha fatto passare 121 palestinesi bloccati da mesi in Egitto ma ha impedito il passaggio ad altri 429 che pure aveva accettato di far rientrare a Gaza.
Un quadro di sangue e dolore che si aggiunge alle sofferenze di tutti i palestinesi di Gaza stretti nella morsa delle restrizioni economiche e soggetti ai raid militari che Israele compie ufficialmente in risposta al lancio di razzi Qassam verso il suo territorio ma che, in realtà, appaiono una risposta alla presa del potere di Hamas nella Striscia. Hamas e Fatah però pensano al potere e sono sempre lontani da un accordo che metta fine alla crisi politica devastante che ha spaccato in due il popolo palestinese. Le aperture, molto timide, fatta da una parte e dall'altra non riescono a sbloccare la situazione, anche per le pressioni che Usa e Israele continuano a esercitare su Abu Mazen.
Lunedì Abu Mazen si è detto disposto «ad aprire una nuova pagina» a patto che Hamas rinunci al potere ottenuto con la forza e accetti le risoluzioni internazionali. «Puntiamo ad una unità nazionale basata su un accordo credibile e su una compartecipazione in seno alla patria e nella lotta per la sua liberazione», ha detto il presidente palestinese rivolgendosi ai leader del movimento islamico. Uno di questi Mahmoud Zahar ha respinto le condizioni poste da Abu Mazen. «Il presidente ha ripetuto le stesse dichiarazioni, cioè un dialogo sotto condizioni preliminari e per noi ciò è inaccettabile». «Hamas - ha aggiunto - è pronto ad aprire una nuova pagina con Abu Mazen e Fatah nell'interesse del popolo palestinese. Purtroppo però Abu Mazen non ha modificato la sua posizione e il suo discorso era pieno di incitamenti alla violenza".
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