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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica Rassegna Stampa
21.12.2007 Al Cairo si moltiplicano le fatwe
solo l'università Al Azhar ne fabbrica un migliaio al giorno

Testata: La Repubblica
Data: 21 dicembre 2007
Pagina: 34
Autore: Elena Dusi
Titolo: «Dalle donne ai telefoni la fabbrica delle fatwe»
Da La REPUBBLICA del 21 dicembre 2007:

Il cairo Le strade del Cairo sono piene di abeti e Babbi Natale in vendita. Poco importa che una fatwa abbia vietato di festeggiare la nascita di Gesù con alberi e luci colorate, anche se a chiederlo sono i bambini. I pronunciamenti religiosi nel mondo arabo sono ormai così numerosi che quasi nessuno ci fa più caso. E anche volendo, riuscire a districarsi fra le contraddizioni è impresa ardua. Nel mondo delle fatwe, per esempio, una donna ha il dovere di allattare un collega in ufficio, perché questa forma di "adozione" rende impossibile un rapporto sessuale. Bere l´urina del Profeta è fonte di benedizione, mentre il passo verso l´inferno è breve per chi adorna la propria casa di sculture lascive, sceglie come suoneria del cellulare un versetto del Corano.
Se per studiare il Medio Oriente uno storico del futuro avesse a disposizione solo una raccolta di editti religiosi, mai riuscirebbe a trovare una bussola. Per un musulmano di oggi invece la sensazione che la fede si stia allontanando dai suoi problemi quotidiani è nettissima e spinge i giornali a parlare di "crisi delle fatwe", accusando i mufti asserviti al regime. L´aereo che riportava le salme dei migranti annegati al largo della Sicilia, per esempio, era appena atterrato al Cairo qualche settimana fa quando il mufti di stato egiziano Ali Gomaa (ufficialmente incaricato di promulgare editti religiosi) ebbe il cattivo gusto di dire che quei giovani attaccati al denaro erano morti per colpa della cupidigia, e il paradiso non li avrebbe accolti. Su tutti i giornali, le foto dei parenti in lacrime accanto al volto inturbantato di Gomaa crearono un corto circuito fra istituzioni religiose e sentimenti del paese. Il giorno dopo un altro mufti di Al Azhar (la più prestigiosa moschea-università del mondo sunnita) fu costretto ribaltare la sentenza e concedere agli annegati la patente di "martire" che spetta a chi muore in ogni tipo di incidente.
All´inizio di novembre, quando al Cairo un´auto della polizia arrestò un giovane trascinando per un centinaio di metri la madre che cercava di opporsi, un´altra fatwa intervenne negando le colpe del guidatore. Era stata la vittima infatti a mettersi davanti all´auto. A turbanti e testi sacri si ricorre poi quando c´è l´inflazione da regolare (un editto saudita la settimana scorsa bacchetta i governanti), o se una legge dello stato non ha speranza di essere rispettata. In Egitto ogni anno devono intervenire i mufti per vietare ai contadini di bruciare i resti del riso che rendono l´aria nera e irrespirabile. Se Salman Rushdie fu la vittima più illustre dei rancori religiosi, la fatwa usata come arma è ormai un´abitudine. Lunedi scorso, sempre in Egitto, il mufti Yussuf al Badri ha vietato ai credenti di usare i cellulari della ditta Mobinil di Naghib Sawiris. Il cristiano copto proprietario anche della Wind, uno dei 100 uomini più ricchi del mondo, aveva osato dire che «Con tutte queste donne velate in Egitto mi sembra di essere in Iran».
Le fatwe d´altronde sono ovunque: solo Al Azhar ne fabbrica un migliaio al giorno. Televisioni di stato o satelliti, siti, giornali, libretti venduti per strada, tutti hanno un mufti in grado di rispondere a qualsiasi quesito e, se possibile, fare audience. La laurea è optional, come dimostra il caso di Amr Khaled. Questo ragioniere egiziano di 40 anni è diventato una star grazie alle tv satellitari. Dal suo programma Il paradiso in casa sparge editti di ogni tipo e Time, impressionato dalla sua popolarità, nel 2007 lo ha inserito fra le 100 personalità più influenti del mondo.

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