Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Gaza è un' "entità nemica" per Israele, di nome e di fatto Alberto Stabile lo sa ? Ha mai sentito parlare dei razzi kassam ?
Testata: La Repubblica Data: 18 dicembre 2007 Pagina: 18 Autore: Alberto Stabile Titolo: «Gaza off-limits per l´orchestra di Barenboim»
Gaza è stata dichiarata da Israele entità nemica. Sulla base del fatto che dal suo territorio continuano a essere lanciati razzi kassam e sparati colpi di mortaio e che vi governa Hamas, gruppo che vuole la distruzione dello Stato ebraico.
Lo sa Alberto Stabile ? Sembrerebbe di no, a giudicare dall'indignazione che traspare dalla sua cronacasul musicista palestinese della Cisgiordania cui è stato impedito l'ingresso a Gaza. Una vicenda che sarebbe potuta accadere in qualsiasi paese, in una situazione analoga a quella che Israele deve affrontare.
Ma, chiaramente, quella di Stabile e della REPUBBLICA non è ignoranza, ma abile strumentalizzazione.
GERUSALEMME - Chi ha paura della musica barocca? Ovvero: come può un´orchestra internazionale patrocinata da Daniel Barenboim, diretta a Gaza per eseguire un concerto nell´unica chiesa cattolica della Striscia, finire il suo viaggio al valico di Eretz solo perché uno dei violinisti è un palestinese residente a Ramallah? Effetti perniciosi di un conflitto duro a morire, si direbbe, in barba alle parole concilianti pronunciate ad Annapolis. I fatti: domenica 16, di buon mattino, i 20 componenti di un´orchestra impegnata in un festival di musica in corso di svolgimento nei Territori palestinesi si presentano al posto di confine di Eretz. Il tour è sponsorizzato dal Consolato di Francia, che ha curato la parte relativa ai permessi, dal Goethe Istitute di Ramallah, dalla fondazione Qattan e dalla Fondazione Barenboim-Said da cui, in buona parte, gli orchestrali provengono. La fondazione Barenboim-Said, creata dal grande direttore israeliano d´origine argentina e dall´intellettuale palestinese Edward Said, nacque nel 1999 allo scopo di far crescere insieme talenti musicali israeliani, arabi, palestinesi ed europei. Un modo per facilitare il dialogo e abbattere i muri. Il primo concerto della «Eastern-Western Divan Orchestra», questo il nome del gruppo che ne è scaturito, venne tenuto a Ramallah nel 2002. Fra gli orchestrali impegnati nel festival di musica barocca c´è anche Ramzi Aburadwan, nato e cresciuto nel campo profughi di Al Amari, vicino Ramallah, il cui destino sarebbe rimasto segnato dalla foto che lo ritrae, bambino, mentre tira sassi contro un blindato se non si fosse scoperto in lui l´amore per la musica e precisamente per la viola. Diventato un musicista apprezzato, Aburadwan, ha dato vita, a Ramallah, all´Associazione «Al Kamandjati» (Il violinista) allo scopo di favorire la diffusione della cultura musicale nei Territori. Quando l´orchestra arriva al posto di controllo di Eretz, le porte della Striscia di Gaza, di cui l´esercito israeliano custodisce le chiavi, tutti ricevono il permesso di passare tranne Aburadwan, cui viene contestato di aver attraversato illegalmente il territorio israeliano «nonostante - dice un comunicato della sua associazione - fosse in possesso della necessaria documentazione». E qui comincia un lungo e inutile braccio di ferro. L´orchestra si rifiuta di entrare a Gaza senza il violista, il quale viene fermato per sette ore ad Eretz e in seguito portato alla stazione di polizia di Sderot, in compagnia dei suoi colleghi, dove viene bloccato per altre due ore. Finalmente l´Orchestra fa dietro front e torna nei Territori, dove, ieri sera, s´è esibita a Gerico. Il concerto di Gaza aveva uno scopo simbolico: dare un piccolo sollievo ad una popolazione chiusa in una grande gabbia, sottoposta a sanzioni sempre più dure (adesso scarseggiano anche acqua, gas, luce), e obiettivo d´incursioni continue. Un assedio reso ancora più stretto dopo la conquista del potere da parte di Hamas. Dalla sua casa di Berlino, Daniel Barenboim ha accettato di rispondere alle nostre domande. «Trovo che faccia parte del nostro dovere, d´Israele intendo, fare tutto il possibile per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi nei Territori e anche a Gaza, dove sono privati dei beni essenziali. Non mi sembra intelligente neanche lasciare spegnere la vita culturale, e mi riesce difficile capire che cosa un concerto in una chiesa cattolica di Gaza possa avere a che fare con la sicurezza d´Israele». Impegnato a promuovere il dialogo, spesso contestato per le sue posizioni, il Maestro non sembra temere nuove critiche: «Quando si vuole fare qualcosa è inevitabile che si ricevano elogi e anche critiche. Io non ho una soluzione per il conflitto. Se l´avessi non starei qua a parlare con lei. L´unica cosa che so è che una soluzione militare non c´è. E se si accetta questo punto di vista, allora bisogna trovare un modo per vivere insieme».