Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Così l'autodifesa diventa una provocazione contro la pace due quotidiani a confronto
Testata:La Stampa - Il Manifesto Autore: la redazione - Michele Giorgio Titolo: «Blindati di Israele a Gaza: sette morti - Raid a Gaza, giusto prima del negoziato»
Tacendo dei continui lanci di razzi kassam contro Gaza e sorvolando (almeno nel titolo) sul fatto che i morti palestinesi sono "miliziani" (cioè terroristi) si può facilmente far passare un' azione militare israeliana a Gaza per una provocazione contro la pace e addirittura rendere plausibili i proclami di Hamas contro le"mani sporche di sangue palestinese" di un governo, quello israeliano, che in realtà non fa altro che difendere i suoi cittadini dagli attacchi della stesa Hamas. Ecco il testo di un trafiletto della STAMPA (pagina 19):
Mezzi blindati e soldati israeliani hanno lanciato ieri un’operazione lampo nel Sud della Striscia di Gaza con l’intento di «sventare minacce terroristiche». Sette miliziani palestinesi sono stati uccisi e numerosi feriti. Feriti anche quattro soldati israeliani. L’operazione è avvenuta alla vigilia della prima seduta dei negoziati di pace israelo-palestinesi, solennemente varati nella recente conferenza di Annapolis. Hamas ha detto che andare all’ incontro significa «coprirsi di vergogna stringendo mani sporche di sangue palestinese».
Sul MANIFESTO , come prevedibile, tutto è più esplicito. La sostanza però, non cambia. Ecco l'articolo di Michele Giorgio (pagina 10):
Altro che le ingannevoli trombe di giubilo dell'incontro di Annapolis. A suonare, alla vigilia della ripresa (dopo ben sette anni) del negoziato diretto israelo-palestinese, sono stati i tamburi di guerra di Israele che ieri all'alba ha lanciato mezzi blindati e soldati nel sud della striscia di Gaza, in una operazione che un portavoce militare ha definito «di routine» e volta a sventare non meglio precisate «minacce terroristiche». Nei combattimenti e in due attacchi aerei sono rimasti uccisi sette palestinesi armati e, secondo alcune fonti, anche un civile. Feriti anche quattro soldati israeliani. Nonostante il sangue abbia bagnato la zona tra Khan Yunis e Rafah non siamo ancora di fronte a quella ampia operazione militare che il ministro della difesa Ehud Barak minaccia da settimane. Il raid ha avuto un impatto immediato sul fronte politico, perché è avvenuto a poche ore dalla prima seduta dei negoziati diretti e, inevitabilmente, ha esposto il presidente palestinese Abu Mazen alle critiche della gente di Gaza mentre Hamas ha esortato i negoziatori palestinesi a non andare all'incontro e «non coprirsi di vergogna stringendo mani sporche di sangue palestinese». I collaboratori di Abu Mazen, guidati dall'ex premier Abu Alaa, oggi pomeriggio saranno però regolarmente a Gerusalemme, per incontrarsi con i delegati israeliani capeggiati dal ministro degli esteri Tzipi Livni. Se Israele voleva inviare un messaggio prima dei negoziati, ha raggiunto il suo obiettivo, perché il raid è stato il più massiccio negli ultimi due anni. L'attacco è scattato alle prime ore del mattino. Una trentina di carri armati e blindati per il trasporto delle truppe, con la copertura aerea di elicotteri Apache, sono entrati in profondità, per circa due chilometri, nel sud di Gaza fino alla periferia di Khan Yunis. Centinaia di soldati hanno perquisito case, interrogato e arrestato decine di persone. Sulla loro strada hanno però incontrato la resistenza opposta da gruppi di giovani armati di Hamas, del Jihad e dei Comitati di resistenza popolare che hanno fatto uso di mine e di razzi anticarro, uno dei quali ha colpito un blindato che ha preso fuoco. Nei combattimenti sono morti subito tre uomini del Jihad, colpiti da una cannonata, e successivamente altri tre attivisti del gruppo islamico raggiunti da un razzo sparato da un elicottero. Nelle stesse ore un altro palestinese armato veniva ucciso in un altro attacco aereo nei pressi di Bet Hanun. Fonti locali hanno riferito anche di una ottava vittima, un civile. Kamal Musa, il portavoce dell'Ospedale europeo di Khan Yunis, ha riferito le difficoltà che i medici e le ambulanze hanno dovuto affrontare per soccorrere i feriti. Mettere fine al lancio di razzi artigianali Qassam è la motivazione fornita da Israele, ma il ritorno sulla scena dei bulldozer militari - che hanno spianato terreni agricoli e frutteti e demolito diversi edifici - è stato una lezione durissima subita non dai militanti armati ma dai civili, molti dei quali sono rimasti barricati in casa nel timore di rimanere colpiti o uccisi. L'incursione, ha detto Nabil Abu Rudeina, il portavoce di Abu Mazen, «accentua i dubbi sulla volontà di Israele di portare a buon fine i negoziati». Alle trattative però i palestinesi ci saranno regolamente e affermano che insisteranno sulla richiesta del congelamento totale della colonizzazione della Cisgiordania a cominciare dalla ulteriore espansione dell'insediamento di Har Homa, tra Gerusalemme e Betlemme, dove Israele intende costruire altre 307 case incurante anche delle timide critiche ricevute dagli Stati uniti. In ogni caso il negoziato riparte tra lo scetticismo delle due parti che dubitano che i colloqui possano portare ad un accordo entro il 2008 sulla nascita di uno stato palestinese, come auspicato nella dichiarazione finale dell'incontro di Annapolis voluto dal presidente George Bush. Oggi si discuterà di questioni procedurali e si deciderà la frequenza degli incontri. La trattativa dovrebbe cominciare al terzo meeting, quindi dopo la visita che Bush effettuerà a partire dal 9 gennaio in Israele e a Ramallah.