Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Dossier Iran le mancate spiegazioni sul programma nucleare, l'impiccagione di Makwan Moloudzade
Testata:Il Giorno - Corriere della Sera - La Stampa Autore: Aldo Forbice - Viviana Mazza - Farian Sabahi Titolo: «Il dossier Usa disinforma L'Iran avrà presto la bomba - Iran, impiccato per sodomia - Ha vent'anni ed'è gay impiccato in Iran»
Dal GIORNO del 7 dicembre 2007 un editoriale di Aldo Forbice sul rapporto dell'intelligence americana sui piani nucleari iraniani:
Il rapporto dei servizi segreti statunitensi sul nucleare iraniano fa molto riflettere, anche perché da più parti viene clamorosamente smentito. E quindi ha tutta l'aria, se non di una bufala vera e propria, sicuramente di un tentativo di depistaggio o almeno di disinformazione. Non è ancora chiaro il mandante di questa operazione alla luce delle conferme documentate sulla corsa al nucleare di Teheran da parte del Pentagono, dei servizi segreti israeliani (certo non criticabili di scarsa efficienza), di alcuni paesi arabi e dello stesso Bush, che ovviamente dispone di diversificate e attendibili fonti di informazione. Il presidente Usa ha infatti chiaramente chiesto: perché gli stessi iraniani non spiegano chiaramente come stanno le cose ? In realtà l'unica risposta che Ahmadinejad ha dato nelle ultime ore è che l'Iran si propone di dotarsi in brevissimo tempo di 50 mila centrifughe per l'arricchimento dell'uranio, rispetto alle tremila finora installate. E allora perché il regime degli ayatollah ha tutta questa fretta di realizzare il programma nucleare ? Le informazioni dei servizi segreti di Gerusalemme sono ancora più precise: non c'è stato nessuno stop alle costruzioni degli ordigni nucleari: semmai una accelerazione da quando è stato eletto Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica islamica. Si fa già una data: entro il 2008, al più tardi nei primi mesi del 2009, si avrà la prima bomba iraniana. E i missili di lunga gittata (3000 km) esistono già. E allora perchè il dossier del Nie? Anche questa iniziativa (ma dobbiamo prepararci ad altre sorprese) si deve inquadrare nel clima, già incandescente, della campagna elettorale in corso negli Usa. E' noto che questa volta i candidati combattono senza esclusione di colpi, anche utilizzando i servizi. Non sembra all'apparenza interessata Hilary Clinton perché la senatrice ha sostenuto la linea dura sull'atomica iraniana, ma non ci sentiamo di escluderlo a priori. E' evidente che l'operazione è mirata a bloccare le nuove sanzioni contro Teheran che l'Onu si accinge a varare. E ovviamente ad essere contenti sono stati, a parte Kamenei e Ahmadinejad, la Cina (che ha firmato contratti triennali miliardari per l'importazione di greggio iraniano), la Russia (che sta costruendo "chiavi in mano" una centrale nucleare) e persino Mohammed El Baradei, direttore dell'Aiea (che gli Usa e una parte della Ue non amano per la sua ambiguità). La corsa alla Casa Bianca potrà probabilmente distorcere, rallentare e forse persino favorire la Repubblica islamica. E' quindi condivisbilie quanto ha affermato il presidente israeliano Shimon Peres: "Noi rischiamo di alzarci un mattino e scoprire che la tecnologia nucleare è stata trasferita in pieno e senza disturbo, pronta per essere applicata"
Dal CORRIERE della SERA una cronaca di Viviana Mazza sull'impiccagione dell'omosessuale iraniano Makwan Muludzadeh :
(la foto dell'impiccagione difusa da Reuters)
In sua difesa si erano mobilitate organizzazioni come «Human Rights Watch», «Amnesty» e il «Gruppo Everyone» Labbra carnose, mascellone, neri capelli corti e fitti. Un bel ragazzo mediorientale. Così appare il ventunenne iraniano Makwan Muludzadeh in una foto pubblicata sul sito Gays Without Borders. All'alba di mercoledì, i genitori sono andati a prelevarne il cadavere in una prigione dell'Iran occidentale. Né loro né l'avvocato erano stati informati dell'impiccagione, condotta poche ore prima. Il reato: sodomia. Il quotidiano riformista Etemad Melli ha riportato la notizia. Silenzio del resto dei media iraniani. Secondo il presidente Mahmoud Ahmadinejad, d'altronde, Makwan non esisteva. «In Iran non ci sono omosessuali come qui da voi», rispose durante una recente visita a New York a chi gli chiedeva spiegazioni sul loro trattamento. Makwan è stato impiccato per aver commesso «lavat-e iqabi», che in farsi vuol dire «sesso anale». L'accusa sosteneva che avesse stuprato tre tredicenni nel '99, quando anche lui aveva la stessa età. Ma organizzazioni per i diritti umani come Human Rights Watch e Amnesty sostengono che queste motivazioni sono pretesti spesso usati per punire gli omosessuali e si erano mobilitate in sua difesa. In Italia si era mosso il «Gruppo Everyone » che invitava a spedire email con la scritta «amiamo Makwan» alle autorità iraniane e aveva inviato centinaia di rose bianche e rosse ad Ahmadinejad. Il ragazzo, di etnia curda, era stato arrestato il 1˚ ottobre 2006, cioè 8 anni dopo i presunti reati, a Paveh, nella provincia occidentale di Kermanshah. Durante il processo i tre che lo avevano denunciato ritirarono le accuse. Ma il tribunale penale di Kermanshah ha condannato comunque Makwan per sodomia. A novembre sembrava che le pressioni internazionali potessero salvarlo: il ministro della Giustizia, ayatollah Mahmoud Hashemi Shahroudi, aveva sospeso l'esecuzione, dichiarandola contraria all'Islam e alla legge. Secondo il codice penale iraniano «se un minore fa sesso anale con un altro, entrambi riceveranno 74 frustate»: non la morte. Shahroudi aveva chiesto un nuovo processo. Ma un vero riesame non c'è mai stato.
Da La STAMPA l'articolo di Farian Sabahi sulla vicenda (decisamente poco evidenziato dall'impaginazione). Mentre si allenta la tensione sul nucleare, nella Repubblica islamica i falchi cantano vittoria e a farne le spese è un omosessuale di vent’anni, accusato di avere stuprato tre ragazzi quando di anni ne aveva tredici. Le presunte vittime hanno ritirato le accuse ma Makwan Moloudzade è stato giustiziato nella prigione di Kermanshah anche se la Convenzione per i diritti del fanciullo, ratificata dall’Iran, vieta l’esecuzione di coloro che commettono reati da minorenni. Il 7 giugno scorso il giudice della prima camera del tribunale penale di Kermanshah aveva definito la sua colpa «una violazione dei precetti islamici e delle leggi morali terrene» e lo aveva condannato. La sentenza era sospesa il 15 novembre dal capo della magistratura Shahrudi dopo la campagna Fiori per la vita in Iran, organizzata dal Gruppo EveryOne, lo stesso che ha salvato la lesbica Pegah dalla deportazione dal Regno Unito. Le centinaia di rose bianche e rosse inviate al presidente Ahmadinejad e la mobilitazione del mondo islamico liberale non hanno avuto successo e sembrano avere addirittura sortito l’effetto opposto: di fronte alla minaccia di ulteriori pressioni - questa volta non per un programma nucleare militare inesistente ma per violazioni dei diritti umani ben documentate - i falchi hanno giustiziato subito il condannato. «Le organizzazioni internazionali per i diritti umani avevano diminuito la pressione dopo le dichiarazioni del capo della magistratura», osserva l’esule iraniano Ahmad Rafat, vice direttore di Adn Kronos International. «L’ayatollah Shahrudi aveva promesso di rivedere il processo. Attenuata la pressione internazionale, i falchi hanno invece messo a morte il giovane omosessuale e la stessa sorte potrebbe toccare ai due giornalisti curdi in cella da mesi». Scampato il pericolo del bombardamento e sfumato il timore di ulteriori sanzioni economiche da parte del Consiglio di Sicurezza torna il momento di firmare contratti con Teheran. Ma non bisognerebbe dimenticare il rispetto dei diritti umani. In Iran ma anche in Arabia Saudita, l’altro Paese islamico dove gli omosessuali finiscono sul patibolo ma si fa finta di non sapere a causa degli interessi in gioco.
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