Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Dossier Iran le esecuzioni capitali, la capillare repressione, i rapporti con l'Italia
Testata:Libero - Il Giornale Autore: Andrea Morigi - Gianandrea Gaiani - Fausto Biloslavo Titolo: «Ragazzini al patibolo in Iran per immoralità - Ma l'Italia ha sempre difeso la Repubblica dei boia islamici - Corpi speciali islamici per arrestare gli sms - «Ahmadinejad vuole controllare anche le barzellette sul regime»»
Da LIBERO del 22 novembre 2007, un articolo di Andrea morigi sulla pena di morte in Iran
Rischiano la vita le oltre cinquecento persone arrestate ogni giorno nella repubblica islamica d'Iran per reati contrari alla legge islamica. E molti di loro sono bambini. Dal marzo scorso sono 4.800 i detenuti nel corso della campagna di moralizzazione, secondo l'agenzia Fars News. Ai carnefici occorrerà pagare gli straordinari se accadrà quanto prospetta, citato da Aki, il numero uno della polizia iraniana per i reati contro la morale, il generale Ahmad Rouzbahani: «Per 50 delle 3.400 persone che nelle ultime settimane sono state arrestate per immoralità è stata emessa la condanna a morte». Ma si andrà ancora più a fondo, promette, fornendo anche statistiche accurate sul fenomeno: il 53 per cento degli arrestati appartengono a una fascia di età tra 17 e 25 anni, mentre il 5 per cento è addirittura rappresentato da minori di 17 anni. 70 BIMBI SULLA FORCA L'organizzazione Stop Child Executions Campaign calcola un numero totale di 240 bambini rinchiusi in carcere in Iran, di cui 70 (il 30%) hanno già ricevuto la condanna a morte, mentre il 70% di loro, cioè 170, potrebbero essere messi a morte entro la fine del 2008. Il calcolo macabro di Nessuno tocchi Caino indica che l'Iran ha giustiziato almeno 7 minorenni nel 2006 e ne ha condannati a morte almeno 6, in violazione della Convenzione sui Diritti del Fanciullo che pure ha ratificato. Al 20 giugno 2007, secondo Human Rights Watch, sarebbero almeno 2 i minorenni giustiziati e almeno 71 quelli in attesa di esecuzione. Truccarsi e indossare cappelli al posto del velo è un reato. Mangiare di giorno durante il Ramadan, anche. Ma non si viene messi a morte per questo. Si rimane soltanto dietro le sbarre finché non ci si impegna per iscritto a non farlo più. Si rischia di morire invece per una serie di atti incompatibili con la castità, adulterio, prostituzione, stupro, traffico di droga, terrorismo, ma anche baciarsi con lussuria in pubblico per 4 volte, estorsione, corruzione, contrabbando d'arte, apostasia dall'islam. Proprio ieri, in coincidenza con gli arresti, la terza commissione dell'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato con 72 sì, 50 no e 55 astenuti una risoluzione non vincolante che esprime «profonda preoccupazione» per «le sistematiche violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali» in Iran. Il documento condanna «torture, trattamenti crudeli, inumani, degradanti, come la flagellazione e l'amputazione», oltre che le esecuzioni pubbliche e le lapidazioni. La risoluzione, che dovrà essere ratificata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, condanna anche l'esecuzione di bambini minori di 18 anni. Infischiandosene della moratoria sulla pena di morte voluta dall'Italia e approvata dalla terza commissione giovedì scorso, gli ayatollah replicano con un loro Rapporto sulle violazioni dei Diritti umani in Occidente, inviato al Palazzo di Vetro dal ministro degli Esteri Manouchehr Mottaki. GLI SMS DEL DIAVOLO In realtà a Teheran importa così poco dell'opinione della comunità internazionale da annunciare di aver fondato un corpo speciale della polizia per il controllo di Sms e comunicazioni con il sistema Bluetooth. Al comando, vi sarà il sostituto procuratore di Teheran Mohsen Toloui, che ha spiegato ai giornalisti i compiti ufficiali del nuovo reparto: «Controllare che i trafficanti di droga, le prostitute, le bande di criminali non utilizzino questi sistemi per abbordare clienti o vittime». In realtà, si vuole evitare «che questi mezzi si trasformino in un veicolo per offendere la religione». Toloui ha minacciato anche misure più dure, fino al blocco del servizio di messaggistica "diaboli ca" per tutti i 24 milioni di telefonini nel Paese. Gli sms sono stati fino a oggi l'unico mezzo di comunicazione sicuro utilizzato dai giovani iraniani per scambiarsi informazioni e messaggi "proibiti", come gli inviti a feste e concerti underground, senza rischiare di cadere nella rete della polizia.
E uno di Gianandrea Gaiani sui rapporti tra l'Italia e il regime degli ayatollah:
Mentre all'Onu si è fatta capofila della moratoria internazionale contro la pena di morte, l'Italia mantiene intense relazioni politiche ed economiche con l'Iran dove il regime islamico impicca gli adolescenti per "immoralità". Non si tratta solo di affari, un interscambio di oltre 5 miliardi di euro annui che porta l'Italia in testa alla classifica dei partner commerciali europei di Teheran, ma anche di sostegno politico all'Iran e ai suoi alleati. Il mese scorso si è riunita a Roma l'As semblea parlamentare Italia-Iran che nei suoi incontri è riuscita anche a parlare di diritti umani con esponenti di un regime che quei diritti li nega tutti. Romano Prodi, davanti a uno sconcertato re saudita Abdullah in visita a Roma, il 6 novembre si è espresso in favore del programma nucleare iraniano, ovviamente per un poco verificabile uso civile. Roma è contraria a opzioni militari ma anche a vere sanzioni economiche per indurre Teheran a rinunciare all'atomica. In Libano un rapporto dell'Onu riferisce che i caschi blu a comando italiano non sono riusciti a impedire il riarmo di Hezbollah. A dispetto delle condanne internazionali di Hamas per l'occupazione di Gaza, solo l'Italia si è espressa contro l'isolamento del movimento jihadista che vuole annientare Israele, con i soldi e le armi iraniane. Persino le Nazioni Unite accusano Damasco di destabilizzare il Libano e appoggiare i terroristi in Iraq ma il governo Prodi è rimasto l'unico sponsor occidentale del regime siriano. L'Italia non ha mai ammonito Teheran, neppure quando pasdaran e milizie filoiraniane hanno colpito o ucciso degli italiani. Quasi tutti gli attacchi subiti dai nostri soldati in Iraq sono stati compiuti da milizie sciite filo-iraniane. Nella primavera-estate 2004 l'intelligence trovò conferme del ruolo di Teheran negli attacchi che a Nassiriya impegnarono gli italiani in ben tre battaglie. Tra i miliziani caduti o catturati vennero trovati documenti e armi iraniani. Londra denunciò con fermezza il ruolo di Teheran e le infiltrazioni di terroristi dal confine iracheno ma dall'Italia non uscì una sola parola di condanna. Il 27 aprile 2006 a Nassiriya un attentato compiuto con una carica cava uccise tre militari italiani e uno rumeno. Tutti i rapporti dimostrarono che si trattava di bombe iraniane, già fornite agli Hezbollah libanesi e impiegate in Iraq contro i britannici. Braghe calate davanti ai pasdaran anche in Afghanistan, dove numerosi convogli di armi iraniane dirette ai talebani attraversano da mesi il settore occidentale affidato alle truppe italiane. Da Roma non è uscita neppure una richiesta di chiarimenti.
Dal GIORNALE un articolo di Fausto Biloslavo sulla respressione
L’ultima trovata degli ayatollah è controllare gli sms che gli iraniani utilizzano in massa per far girare la barzelletta sul loro presidente duro e puro, Mahmoud Ahmadinejad, oppure per ritrovarsi a una festa giudicata «peccaminosa» dai rigidi regolamenti khomeinisti. A Teheran è stata annunciata la formazione di un organismo speciale per il controllo dei messaggi spediti via telefonino e Bluetooth, il sistema di comunicazione senza fili che coinvolge anche computer e palmari. Ufficialmente l’obiettivo sono i cattivi che ordiscono i loro piani banditeschi via sms. «Il nuovo reparto avrà il compito di controllare che i trafficanti di droga, le prostitute, le bande di criminali non utilizzino questi sistemi per abbordare clienti o vittime, e che questi mezzi non si trasformino in un veicolo per offendere la religione», ha spiegato in una conferenza stampa il sostituto procuratore della capitale, Mohsen Toloui. In realtà si colpirà non solo i banditi, ma gli oppositori del regime e la gente comune, che magari manda un messaggino per protestare contro il rincaro dei prezzi o le rigide imposizioni religiose nella società. Via sms circolano le più acide barzellette su Ahmadinejad, e talvolta viene presa in giro anche la Guida suprema del Paese, il grande ayatollah Alì Khamenei. Non è escluso che ci sia lo zampino degli americani in milioni di sms che nei momenti di maggiore crisi arrivano sui telefonini iraniani. Uno dei casi più noti riguarda la barzelletta sugli elettori «asini» di Ahmadinejad che avrebbero portato in spalla gli iraniani rimasti a piedi a causa dell’incredibile rincaro della benzina. La tentazione del controllo, stile Grande fratello, sfiora l’inappuntabile magistrato Toloui, che ha minacciato: «Se l’uso illegale degli sms continuerà, saranno adottati provvedimenti cinesi». Ovvero blackout totale sulle reti di copertura dei 24 milioni di telefonini iraniani. In Cina, il corpo speciale che si occupa delle telecomunicazioni e del Web conta 34mila agenti, che in un solo giorno hanno messo i sigilli a 12.000 internet caffè. Nel mirino della polizia islamica ci sono anche i 7,5 milioni di navigatori su internet e i 100mila blogger, alcuni dei quali sono stati arrestati. In nome della morale rispettosa del Corano sono stati bloccati gli accessi a dozzine di siti occidentali come Youtube, Wikipedia, il New York Times e i programmi in farsi della Bbc. Lunedì è stata incarcerata nella famigerata prigione di Evin, a Teheran, la giornalista-editore del sito web Zanestan, Maryam Hosseinkhah. Una settimana prima il sito era stato oscurato su richiesta del ministero dell’Intelligence. La Hosseinkhah si batte per i diritti delle donne nel mondo islamico, e su internet scriveva dell’eguaglianza con gli uomini. Gli sms, invece, erano l’unico mezzo fino a ieri non controllato, attraverso il quale i giovani iraniani potevano scambiarsi informazioni e messaggi «proibiti», come gli inviti a feste e a concerti underground, senza rischiare di cadere nella rete della polizia. Non sempre funzionava: in agosto, vicino a Teheran, sono finiti in manette 230 ragazzi che si erano riuniti per un «satanico» rave party organizzato via internet e sms. La polizia religiosa aveva sequestrato nell’occasione 150 bottiglie di alcolici, 20 videocamere e 800 cd di musica «decadente», praticamente quella che i giovani di quasi tutto il mondo ascoltano ogni giorno. La campagna di «moralizzazione» lanciata negli ultimi mesi è servita a sbattere in galera 3.400 persone. Lo ha annunciato ieri, con orgoglio, il generale Ahmad Roozbahani. Fra gli incarcerati non ci sono solo spacciatori di droga o criminali comuni, ma studenti, attivisti per i diritti umani e tanti giovani che probabilmente vogliono una vita normale, diversa da quella imposta dagli ayatollah. Non a caso il 53% degli arrestati ha un’età compresa tra 17 e 25 anni. Il 5% è addirittura rappresentato da minori di 17 anni. L’aspetto più inquietante è che secondo Roozbahani «per 50 delle 3.400 persone arrestate per immoralità, nelle ultime settimane, è stata emessa la condanna a morte». Non a caso ieri un comitato dell’assemblea delle Nazioni Unite ha votato una bozza di risoluzione che esprime «profonda preoccupazione» sulle violazioni dei diritti umani in Iran. www.faustobiloslavo.com
Un'intervista al leader studentesco rifugiato a Washington Akbar Atri:
Le autorità iraniane hanno annunciato che 3400 persone sono state arrestate nella recente campagna di “moralizzazione” e 50 condannate a morte. Cosa pensa di questa ondata di repressione? «Il maggiore obiettivo di questa campagna è quello di combattere i “valori moderni” della società iraniana. Nella prima fase si sono scagliati contro le donne che non vestivano secondo i dettami rigorosi del regime. Nella seconda hanno colpito le feste, organizzate soprattutto dai giovani, spesso in appartamenti privati. Molti ragazzi e ragazze sono stati arrestati dai miliziani Basij fedeli al potere per aver partecipato ad una festa. Solo una piccola parte degli arresti riguarda veri e propri criminali o trafficanti di droga, che talvolta sono stati “coperti” dal regime». Quindi la campagna è puramente politica? «Lo ripeto: il principale obiettivo è rappresentato dai valori moderni, perché vogliono controllare tutto. Vestire liberamente, organizzare delle feste, ascoltare la musica che si preferisce sono delle dimostrazioni contro il regime». A Teheran è stata annunciata la formazione di un reparto speciale che controllerà gli sms spediti dai cellulari. Cosa ne pensa? «È un tentativo totalitario di controllare ogni dettaglio della vita dei cittadini. L’utilizzo degli sms in Iran è molto popolare. Gli stessi attivisti politici propagandano le loro idee via sms. Per esempio convocano le riunioni, le proteste, invitano la gente al voto o a boicottare le urne. Inoltre attraverso gli sms circolano le barzellette su Ahmadinejad (il presidente iraniano) o altri potenti. Pochi mesi fa un sms ha raggiunto oltre cinque milioni di cellulari iraniani. Il testo citava una frase (inventata) di Ahmadinejad: “Se ci sono problemi nei trasporti potete montare in spalla ai milioni di asini che hanno votato per me”. Nelle stesse ore il prezzo della benzina era schizzato alle stelle provocando veri problemi nei trasporti. Il regime, nel tentativo di bloccare nuovi sms che prendevano in giro Ahmadinejad, ha pure bloccato la rete dei cellulari a Teheran». È vero che internet è una bestia nera per il governo? «Alcuni blogger sono stati arrestati e torturati a causa dei loro spazi di dibattito su internet. Anche i conservatori rivali di Ahmadinejad si sono ritrovati col sito oscurato. Per non parlare della lotta alle parabole, che servono per captare le televisioni satellitari proibite».