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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.11.2007 "Far cadere la banda di Hamas", l'obiettivo di Abu Mazen
ma in negoziatori palestinesi rifiutano di riconoscere Israele come Stato ebraico

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 novembre 2007
Pagina: 15
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Abu Mazen: «Cacciamo la banda di Hamas»»
Dal CORRIERE della SERA del 16 novembre 2007:

GERUSALEMME — Fino ad ora aveva preteso le scuse e che Hamas restituisse le chiavi della Striscia di Gaza. La strage di lunedì ha spinto Abu Mazen a cambiare i toni. «Dobbiamo far cadere questa banda che ha preso il controllo con le armi e sta abusando del nostro popolo», ha detto il presidente in un discorso.
L'appello minaccioso è arrivato dopo gli scontri alla manifestazione in memoria di Yasser Arafat, dove il Fatah è riuscito a portare oltre duecentomila persone. Alla fine della parata i miliziani fondamentalisti hanno sparato sulla folla e otto persone sono rimaste uccise. La polizia organizzata dal movimento integralista ha arrestato quattrocento attivisti del partito laico — il premier deposto Ismail Haniyeh ha annunciato che alcuni verranno rilasciati —, ha aumentato i controlli sui giornalisti palestinesi e starebbe progettando di limitare le riunioni pubbliche. Abu Mazen cerca di raccogliere l'appoggio della maggioranza tra i palestinesi in vista del vertice di Annapolis, previsto negli Stati Uniti alla fine del mese. Si è anche rivolto agli israeliani: «Al popolo e al governo dico che siamo decisi ad arrivare a una pace vera nell'interesse delle generazioni future». A due settimane dal summit, le due squadre non hanno ancora trovato un accordo su un documento comune. La dichiarazione da leggere al termine dell'incontro dovrebbe contenere una data limite per la fine delle trattative. Il governo di Ehud Olmert — rivela il quotidiano Haaretz — discuterà lunedì la questione del riconoscimento di Israele come Stato ebraico. Avigdor Lieberman, ministro per le Minacce strategiche, vuole che il riconoscimento da parte dei palestinesi venga posto come precondizione a qualunque negoziato. Il leader del partito ultranazionalista Israele la nostra casa starebbe preparando con il Likud, all'opposizione, una legge che stabilisca il principio.
Abu Mazen non ha risposto direttamente alla richiesta. «La Palestina storica sarà divisa in due Stati — ha commentato —. Non discutiamo del carattere religioso dell'uno o dell'altro». A escludere un'intesa sono stati il premier Salam Fayyad («possono chiedere quello che vogliono, ma non lo otterranno da noi») e Saeb Erekat, negoziatore e consigliere del presidente: «Riconosciamo il diritto di Israele a esistere. Ma i palestinesi non lo accetteranno come uno Stato ebraico».
«Olmert ha deciso di impedire qualunque apertura sui rifugiati palestinesi», commenta l'analista Danny Rubinstein alla France Presse. Israele considera il diritto al ritorno una minaccia alla sua esistenza come Stato ebraico. «Alla vigilia di Annapolis — scrive Haaretz in un editoriale — il governo tira fuori questa assurda richiesta, dopo che i nostri leader hanno fatto di tutto per sabotare il carattere ebraico del Paese: insediamenti sparsi nel cuore della popolazione palestinese che rendono impossibile separare i due Stati lungo un confine attuabile».

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