martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
15.11.2007 Parlano gli ebrei italiani sopravvissuti alla Shoah
a Cracovia una conferenza con gli studenti romani

Testata: Corriere della Sera
Data: 15 novembre 2007
Pagina: 24
Autore: Monica Guerzoni
Titolo: ««Il mio numero tatuato nel lager? L'ho cancellato ma mi sono pentita»»
Dal CORRIERE della SERA del 15 novembre 2007:

AUSCHWITZ — Dai campi di sterminio sono tornati con un numero sul braccio. E con quella matricola impressa a fuoco nella carne hanno scelto di riprendere a vivere, convinti che un marchio tanto profondo e doloroso non si cancella: «I nazisti ci hanno tatuato l'anima».
Tra i sopravvissuti di Auschwitz e Birkenau la percentuale di quanti hanno deciso di eliminare chirurgicamente il tatuaggio «è inferiore all'uno per cento» ha raccontato il professore Marcello Pezzetti, fra i massimi studiosi della macchina di sterminio nazista, durante il viaggio della memoria organizzato dal sindaco Walter Veltroni. Ed è stato lunedì sera a Cracovia, durante la conferenza con 236 studenti delle scuole romane, che gli ultimi ebrei italiani testimoni dell'Olocausto hanno accettato di alzare il velo su uno dei simboli del loro inferno in Terra.
«Avete mai pensato di togliere il tatuaggio? E se avete deciso di tenerlo, perché?» domanda una ragazza dai capelli lunghi con la schiettezza dei suoi 18 anni. Silenzio denso di sofferenza e poi Sami Modiano, unico superstite di una famiglia di cinquanta deportati, incrina il gelo: «Io il tatuaggio l'ho conservato perché mi ricorda il mio papà. A lui hanno impresso il 7455 e a me il 7456. Lui non ce l'ha fatta, io invece sono qui. Ed è per questo che ho deciso di tenerlo». Non commuoversi è difficile e tanti ragazzi si asciugano gli occhi. «Ognuno ha le sue idee e io il tatuaggio non lo faccio vedere» ammette con pudore Shlomo Venezia, unico italiano sopravvissuto dei
Sonderkommando, le squadre di internati costretti a smaltire e cremare i corpi dei deportati uccisi con il gas. Ma ecco che si alza Piero Terracina, ha 79 anni e ad Auschwitz ha perso ogni affetto, padre, madre, fratelli, nonni. Solleva la manica del maglione e mostra — è la prima volta — il tatuaggio sull'avambraccio. «Non ne sono orgoglioso e non mi dà fastidio, fa parte di me e lo porterò sempre» dice col sorriso dolce con cui da anni accompagna gli studenti fin sulla soglia dell'orrore, senza mai svelarne i dettagli.
Accanto a Terracina è seduta Goti Bauer, classe 1924, Cavaliere della Gran Croce nominata da Ciampi. Nel lager di Birkenau arrivò a 19 anni con la famiglia su un vagone
Il ricordo
Numeri divenuti ricordo e orgoglio. Un ex deportato: è la memoria di mio papà: lui aveva il 7455, io ho il 7456
bestiame nel maggio del '44 e ne uscì, dopo dodici mesi e altri trasferimenti, che pesava 35 chili. «Io il tatuaggio non ce l'ho più», rivela con sofferenza acuita da un temperamento schivo e riservato. «Mio marito per lenire il mio dolore propose a un cugino medico di farmelo togliere. Voleva farmi un regalo

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante

lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT