Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
El Baradei, l'eroe del giorno per aver negato l'evidenza dei piani atomici iraniani
Testata:Corriere della Sera - La Repubblica - La Stampa Autore: Cecilia Zecchinelli - Alberto Mattone - Francesco Semprini Titolo: «ElBaradei: «Nessuna prova che l'Iran prepari la Bomba - ElBaradei: Nessuna prova contro l´Iran - Baradei Nessuna prova che l'Iran voglia l'atomica»
Mohammed El Baradei dichiara che non ci sono prove dell'intenzione iraniana di utilizzare a fini militari la tecnologia nucleare e subito diviene "l'eroe del giorno". I giornalisti, come il capo dell'Aiea, non si chiedono perché l'Iran abbia deliberatamente ingannato la comunità internazionale sull'arrichhimento dell'uranio, perché rifiuti di porre quest'attività sotto la supervisione russa, perché sta costruendo missili balistici capaci di raggiungere Israele (che deve "sparire dalla carta geografica" ) e l'Europa, se dell'energia nucleare vuole davvero fare un uso soltanto pacifico.
Cecilia Zecchinelli, a pagina 16 del CORRIERE della SERA del 29 ottobre 2007 preferisce proporre un paragone con il tentativo di El Baradei di evitare la guerra in Iraq ( e di mantenere al potere Saddam Hussein).
Ecco il testo:
Ha il forte sapore di un dejà vu, l'appello lanciato ieri su Cnn da Mohammed ElBaradei. Il capo dell'Agenzia atomica dell'Onu (Aiea), premio Nobel per la pace 2005 nonostante (o a causa) della poca popolarità di cui gode presso l'amministrazione Bush, ha messo in guardia dall'attaccare militarmente l'Iran così come quattro anni fa tentò (invano) di evitare la guerra contro l'Iraq. «Restano molti punti da chiarire con Teheran — ha detto il diplomatico egiziano —. Ma abbiamo prove di un programma atomico militare? No. Sappiamo dell'esistenza di materiale nucleare utilizzabile per una bomba? No». Attaccare la Repubblica islamica, ha aggiunto, «ci precipiterebbe in un abisso, il Medio Oriente è nel caos più totale, per usare un eufemismo. Non possiamo gettare altra benzina sul fuoco». ElBaradei non ha evocato esplicitamente l'Iraq, ha preferito ricordare l'esempio positivo della Corea del Nord. «Prima apriamo i negoziati e seguiamo il modello coreano, meglio sarà per tutt» ha dichiarato, invocando l'uso della «diplomazia creativa» nel fronteggiare gli oltranzisti iraniani, che da un confronto duro finirebbero solo per rafforzarsi. Da Washington continuano ad arrivare segnali contrastanti. Dopo le dichiarazioni di George W. Bush sul rischio di Terza guerra mondiale, causata dal rifiuto iraniano di sospendere l'arricchimento di uranio, gli Stati Uniti hanno imposto le più dure sanzioni unilaterali dal 1979. In particolare sono stati colpiti gli interessi economici dei Guardiani della rivoluzione, accusati di sostenere il terrorismo in Iraq. I democratici, al Congresso, chiedono prudenza e diplomazia. L'Europa è divisa anche sul fronte delle sanzioni, sostenute nella versione più dura solo da Parigi e Londra. Russia e Cina come sempre frenano, mentre l'Onu si prepara a discutere nuove sanzioni e Teheran difende con toni di sfida il «diritto al nucleare». L'allarme lanciato da ElBaradei, che si è detto «preoccupatissimo », non si è limitato all'Iran. Il capo dell'Aiea ha duramente criticato anche l'attacco militare israeliano (solo velatamente ammesso ieri dal premier Ehud Olmert) contro presunte postazioni nucleari siriane, il 6 settembre. «Non abbiamo la minima informazione su attività atomiche illegali in Siria — ha detto ElBaradei —. Bombardare prima e poi porsi domande mina il sistema, non porta a soluzioni. Sono molto contrariato».
Alberto Mattone a pagina 15 del La REPUBBLICA scrive di un '"offensiva a tutto campo contro la retorica bellica americana". "Retorica bellica" ? E il sostegno iraniano ai terroristi in Iraq e Afghanistan ? Rispondere a queste aggressioni con sanzioni e avvertimenti si può davvero definire "retorica bellica " ? O non piuttosto "estremo tentativo di evitare l'opzione militare" ?
«Non esiste alcuna prova che l´Iran stia costruendo una bomba atomica. Gli Stati Uniti stanno gettando benzina sul fuoco: se continua questa escalation di minacce, rischiamo di far precipitare il Medio Oriente nell´abisso e nel caos»: Mohammed ElBaradei, direttore dell´Agenzia internazionale per l´energia nucleare (Aiea), abbandona il suo riserbo. E manda un avvertimento alla Casa Bianca, che non esclude l´opzione della guerra per fermare Teheran e il suo programma di arricchimento dell´uranio. È un´offensiva a tutto campo contro la retorica bellica americana, quella di ElBaradei. E, proprio ieri, centomila persone hanno sfilato per le principali città degli Stati Uniti per chiedere di «fermare subito la guerra in Iraq». Da San Francisco a New York i pacifisti hanno invocato le dimissioni di Bush, e il ritorno a casa dei soldati. La tensione sale anche per il caso del nucleare di Teheran. Il direttore dell´Agenzia per l´energia atomica, che a novembre presenterà un rapporto al Consiglio di sicurezza sul programma iraniano di arricchimento dell´uranio, in un´intervista alla Cnn, spiega che «la via diplomatica è l´unico modo di risolvere la crisi». «Non ci sono prove che l´Iran si stia dotando di una bomba atomica», spiega ElBaradei. E aggiunge: «Non vedo soluzione diversa dal dialogo e dalle ispezioni». Il capo dell´Aiea è molto preoccupato: in Medio Oriente la tensione è alle stelle. E anche un piccolo incidente rischia di appiccare il "fuoco" in tutta l´area. Per questo il premio Nobel accusa Israele per il raid aereo segreto del 6 settembre scorso in Siria, grazie al quale l´aviazione di Tsahal ha distrutto un presunto impianto nucleare in costruzione. «Non approvo il comportamento di Gerusalemme - attacca senza giri di parole il direttore dell´Agenzia dell´Onu - se Paesi hanno informazioni su programmi atomici di altri paesi devono farcelo sapere. Abbiamo l´autorità per inviare ispettori sul posto». In quella missione, otto bombardieri con la stella di David elusero le difese siriane e distrussero un impianto sull´Eufrate. Poi, scaricarono il carburante in eccesso in Turchia. Per quella violazione dello spazio aereo di Ankara, il premier Ehud Olmert ha presentato le scuse all´omologo turco, Tayyip Erdogan. «Se nostri velivoli sono entrati in Turchia - ha detto - questo non è avvenuto intenzionalmente».
Grande attenzione al "monito di El Baradei" anche nella cronaca di Francesco Semprini pubblicata da La STAMPA a pagina 11:
Non esistono prove dei programmi di sviluppo di armi nucleari da parte dell’Iran. Ne è convinto Mohammed El Baradei, direttore dell’Agenzia internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) e Premio Nobel per la pace, secondo cui la convinzione ostinata da parte di alcuni politici americani sul fatto che Teheran si stia dotando di arsenali nucleari «non fa altro che gettare benzina sul fuoco». «Non ho ricevuto nessuna informazione secondo cui in questo momento è in corso di svolgimento un programma militare atomico da parte dell’Iran», avverte il numero uno dell’agenzia delle Nazioni Unite durante un’intervista con la Cnn. Per El Baradei inoltre anche se «Teheran stesse lavorando su programmi atomici di carattere militare avrebbe bisogno ancora di diversi anni per completare la realizzazione di armi nucleari». In questa fase pertanto «è necessario seguire le vie diplomatiche - sottolinea il direttore dell’Aiea - perché non vedo soluzione diversa dai negoziati e dalle ispezioni». Il monito di El Baradei giunge alcuni giorni dopo l’adozione da parte degli Stati Uniti di sanzioni diplomatiche ed economiche nei confronti di Teheran. Misure necessarie secondo l’amministrazione di Washington che nelle ultime settimane ha alzato il tono dello scontro con l’Iran: il presidente George W. Bush ha paventato il pericolo di un «olocausto nucleare» e il rischio dello scoppio di una «Terza Guerra Mondiale» se Teheran si fosse dotata della bomba atomica. Il suo vice Dick Cheney ha invece minacciato «serie conseguenze» per l’Iran in caso di violazione della risoluzione Onu che impone a Teheran di smantellare immediatamente i programmi di arricchimento dell’uranio. Le sanzioni e le dichiarazioni infuocate della Casa Bianca ricordano l’escalation della crisi tra Stati Uniti e Iraq tra la fine del 2002 e l’inizio del 2003 a cui è seguita l’invasione americana nel Paese del Golfo. Ma la Casa Bianca respinge ogni paragone tra le due situazioni: «Siamo convinti della necessità di seguire i canali diplomatici e, anche se non abbiamo mai escluso alcuna opzione, è questa la strada che stiamo battendo», dichiara il portavoce Tony Fratto secondo cui l’uso della forza sarebbe «poco saggio». Se gli Stati Uniti fossero in possesso di ulteriori informazioni sui programmi di Teheran rispetto a quelle in mano all’Aiea, spiega El Baradei, «sarei ben felice di condividerle». «Certo non possiamo essere ancora completamenti sicuri perché ci sono importanti aspetti da valutare e controlli da completare», prosegue il capo dell’Aiea. «Ma - ribadisce - sino ad oggi non è stato trovato materiale nucleare utilizzabile in tempi brevi per realizzare armi, né sono stati rilevati programmi di armamento in corso d’opera». Gli «scambi di accuse e la retorica» usata da Washington e Teheran in questi giorni non sono utili per risolvere la situazione, secondo il direttore dell’agenzia atomica che indica nella strada negoziale seguita con la Corea del Nord il modello a cui ispirarsi con la Repubblica islamica. «E’ il momento di abbandonare i toni minacciosi perché rischiano di innescare un’esplosione nei rapporti internazionali di portata più ampia - avverte El Baradei - oltre al fatto che potrebbero spingere Teheran a dotarsi realmente della bomba atomica nel caso non lo stesse già facendo». L’auspicio del capo dell’Aiea è rivolto in particolare ai rappresentanti del gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Cina, Russia e Germania) che si incontreranno, secondo fonti diplomatiche, il prossimo venerdì a Londra per valutare l’ipotesi di un rafforzamento delle sanzioni nei confronti di Teheran
Sul vero ruolo di El Baradei nella crisi nucleare iraniana segnaliamo ai nostri lettori un articolo pubblicato dal RIFORMISTA dell'aprile 2006 , presente a questo link: