La REPUBBLICA del 16 ottobre 2007 pubblica un articolo di Piergiorgio Odifreddi sui rapporti tra matematica italiana e regime fascista.
Odifreddi basa il suo articolo sulle ricerche di Giorgio Israel e Pietro Nastasi e conclude citando il loro libro Scienza e razza nell´Italia fascista, ma solo per lanciare un attacco intollerante a Israel e a Informazione Corretta.
Ecco il testo dell'articolo:
Il ventennio non costituí il momento più felice non solo per il popolo italiano, ma neppure per la matematica italiana, anche da un punto di vista strettamente scientifico. Esso seguí il periodo aureo degli anni precedenti la prima guerra mondiale, che videro il fiorire sia della scuola di geometria algebrica di Guido Castelnuovo, Federigo Enriques e Francesco Severi, che della scuola sui fondamenti di Giuseppe Peano. E precedette la rinascita degli anni successivi alla seconda guerra mondiale, che culminarono nel 1974 con l´assegnazione a Enrico Bombieri della Medaglia Fields, il premio Nobel dei matematici.
Nonostante i risultati di Mauro Picone nell´analisi, Tullio Levi-Civita nella geometria differenziale, Bruno de Finetti nella probabilità e Vito Volterra nella biomatematica, la storia della matematica italiana fra le due guerre è dunque interessante soprattutto dal punto di vista sociologico e istituzionale.
Nel ventennio si istituirono alcune di quelle che oggi sono le più importanti strutture organizzative della vita accademica scientifica. L´Unione dei Matematici e il Consiglio Nazionale delle Ricerche furono fondati nel 1922 e 1923 per volere e potere di Volterra, che all´epoca era senatore e consulente ministeriale. La sua influenza politica cessò poco dopo, in seguito sia alla sua scelta aventiniana, che al coraggioso e isolato rifiuto di prestare il richiesto giuramento di fedeltà al regime. L´Istituto per le Applicazioni del Calcolo e l´Istituto per l´Alta Matematica nacquero invece nel 1927 e 1939, inizialmente come feudi di Picone e Severi. Benchè entrambi fascisti convinti, i due erano divisi da concezioni profondamente diverse della matematica, riflesse appunto nei nomi e nelle finalità dei rispettivi istituti.
Se Picone, funzionale all´ideale autarchico del regime, era favorevole alla matematica applicata e la esaltava come la vera matematica fascista (o, come diremmo oggi, capitalista), Severi rivendicava il ruolo culturale della matematica pura. Naturalmente la polemica aveva radici profonde, e si innestava nel tronco della più generica contrapposizione fra umanesimo e scienza, allora (come oggi) imperante. Nel 1920 era approdato al ministero della Cultura quel Benedetto Croce che si vantava, con chi gli imputava di articolare giudizi sulla matematica senza conoscerla, che la sua ignoranza in materia era in realtà "molto più grande" di quanto si potesse immaginare. Nel 1922 divenne ministro Giovanni Gentile, e la sua riforma del 1923 sancí la separazione delle due istruzioni: classica per i dirigenti, e tecnica per i lavoratori. In particolare, alla matematica erano dedicate un´ora nel liceo classico (come per la religione e la ginnastica) e tre nel liceo "scientifico"!
Il ventennio vide la progressiva crescita della scuola di massa, e la conseguente diminuzione della qualità dell´istruzione. Nell´insegnamento universitario le esigenze di allargamento del corpo docente portarono all´istituzione di indiscriminati meccanismi di assunzione per incompetenza, mascherati sotto la forma di incarichi: un sistema che raggiunse la sua apoteosi nel 1982(!), quando gli incaricati furono promossi ope legis e in massa al ruolo di professore. Per l´insegnamento secondario si abolí l´obbligatorio master post-laurea in didattica istituito nel 1874(!), e lo si sostituí con lauree ibride e svalutate (nel caso delle scienze, in Matematica e Fisica). Il fascismo si disinteressò anche e sistematicamente della ricerca, limitando i finanziamenti da un lato, e distribuendo le poche risorse in maniera indiscriminata dall´altro, senza cercare di individuare i progetti più significativi o produttivi: i primi tentativi di modificare queste tendenze risalgono al 1997(!). A questi aspetti di generico malcostume italiano, sostanzialmente immutati fino ai giorni nostri, il fascismo aggiunse un suo specifico autolesionismo, nella forma di una crescente politicizzazione. Agli inizi questa si limitò alla richiesta di prestare il giuramento istituito nel 1931, a cui accondiscese la quasi totalità dei professori universitari, con sole undici eccezioni. A partire dal 1938, invece, le cose cambiarono radicalmente. L´antisemitismo di stato nacque ufficialmente il 14 luglio, con un Manifesto degli scienziati razzisti. Il 5 settembre gli Ebrei, studenti e docenti, furono espulsi dalle scuole di ogni ordine e grado, e le vittime nella matematica annoverarono alcuni dei suoi più prestigiosi esponenti: Volterra, Castelnuovo, Enriques e Levi-Civita. Il 10 dicembre l´Unione Matematica Italiana scrisse una delle sue pagine più nere, prendendo una non richiesta e autolesionistica posizione ufficiale a favore dei provvedimenti che l´avevano decapitata. Nel giro di un paio d´anni la legislazione fascista dissotterrò tutte le disposizioni antisemite che Sinodi e Concili avevano intessuto nel diritto canonico nel corso dei secoli. La scienza italiana potè cosí "purificarsi", costringendo all´emigrazione sia i ragazzi di via Panisperna, fra i quali Enrico Fermi (fascista e ariano, ma sposato a un´ebrea) ed Emilio Segrè, che gli allievi della scuola torinese di Giuseppe Levi, fra i quali Salvatore Luria, Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco (ariano). I primi due vinsero poi il premio Nobel per la fisica nel 1938 e 1959, gli ultimi tre quello per la medicina nel 1969, 1975 e 1986: tutti all´estero.
Il resto di questa tragica storia va letto nel perturbante libro di Giorgio Israel e Pietro Nastasi Scienza e razza nell´Italia fascista (Il Mulino, 1998), che costituisce un´appassionata requisitoria contro il "reato di prostituzione della scienza". Da leggere con attenzione e ricordare, a passata e (soprattutto) futura memoria: non solo dei lettori, ma anche di uno degli autori (Israel), oggi purtroppo passato, in un tragico contrappasso, al collaborazionismo col sito parafascista Informazione Corretta.
Il 20 ottobre 2007, Il FOGLIO e la REPUBBLICA pubblicano una lettera di risposta di Giorgio Israel, indirizzata al direttore della REPUBBLICA :
Di seguito riportiamo il testo apparso sul FOGLIO, seguito dalla risposta di Giuliano Ferrara.
Abbiamo sottolineato una frase che scompare nel testo pubblicato da REPUBBLICA: "Non pensa che un giornale come il suo non meriti di macchiare le sue pagine con interventi di un livello così basso?"
Censurandola, La REPUBBLICA mostra di ritenersi al di sopra di ogni critica e di ogni regola di minima correttezza.
Ecosì , in fondo, mostra anche di meritarsi Odifreddi.
Al direttore - Le mando, per conoscenza la lettera che ho inviato al direttore di Repubblica Signor direttore, l’articolo di Piergiorgio Odifreddi “La matematica e il duce” (Repubblica, 16 ottobre) mette in luce lo stile dell’autore: parlare di argomenti che conosce poco o niente rimestando nelle ricerche altrui allo scopo di trovare appigli per accuse e scomuniche violente e faziose. Ne diede prova anni fa recensendo una biografia di von Neumann (di cui ero coautore), in cui accumulò assurdità di ogni sorta allo scopo di dire che il (da lui) detestato scienziato era morto di cancro “per contrappasso” e per inveire contro “la banda dei figli della mezzanotte”, “gli scienziati ebrei” che costruirono la bomba atomica. Ora, dopo aver malamente saccheggiato un mio libro sulle persecuzioni razziali fasciste, che costituirebbe una requisitoria contro “il reato di prostituzione della scienza”, annuncia al lettore che io, l’accusatore, sarei caduto vittima di “un tragico contrappasso”, e sarei diventato un “collaborazionista” del “sito parafascista” Informazione Corretta. Una simile catena di insulti non merita commenti. Fa tuttavia sorridere l'ossessione di Odifreddi per la caccia al “contrappasso”, mal posta nei confronti di chi la pensa allo stesso modo sulla questione mediorientale dal 1967; e che offrirebbe quindi un curioso esempio di prostituta monogamica, il che è quanto dire un ossimoro. Ma chi ha aperto i libri di Odifreddi sa che egli considera prostituta e collaborazionista fascista chiunque la pensi diversamente da lui. Mi permetta due osservazioni, o piuttosto due domande. Il suo giornale ha parlato dello sforzo di Veltroni di quadrare il cerchio tenendo insieme nel Partito democratico persone diversissime, tra cui ha citato proprio Odifreddi (capolista della lista Veltroni a Torino). Com’è noto, la quadratura del cerchio (con riga e compasso) è impossibile, e questo caso lo conferma. Pensa che il neonato Pd – che, secondo Veltroni, vuol cambiare lo stile politico in Italia rifiutando le contrapposizioni faziose e violente, non basate sul confronto delle idee anche aspro ma civile – può presentarsi con simili carte da visita? Non pensa che un giornale come il suo non meriti di macchiare le sue pagine con interventi di un livello così basso? E che la divulgazione scientifica – in tempi in cui si parla tanto di crisi della cultura scientifica in Italia – meriti qualcosa di meglio che storie in pillole confezionate al fine di una pura e semplice aggressione del “nemico”?
Giorgio Israel Senza ricorrere a insulti o a iperboli, piuttosto con l’uso dell’ironia, Giorgio Israel sistema come merita lo scomposto condursi, e incivile, di un polemista che cerca la gloria nell’impiccagione in effigie dei suoi contraddittori. Oltre ai cristiani, a Odifreddi non piacciono gli ebrei e i loro difensori del generoso sito di Informazione Corretta. Pazienza.
Ecco il testo come appare su La REPUBBLICA , seguito dalla ridicola risposta di Piergiorgio Odifreddi, che finge di avere scritto un articolo diverso da quello che in realtà ha scritto:
Signor Direttore, l'articolo di Piergiorgio Odifreddi «La matematica e il duce» (del16 ottobre) mette in luce lo stile dell'autore: parlare di argomenti che conosce poco o niente rimestando nelle ricerche altrui allo scopo di trovare appigli per accuse e scomuniche violente e faziose. Ne diede prova anni fa recensendo una biografia di von Neumann (di cui ero coautore), in cui accumulò assurdità di ogni sorta allo scopo di dire che il (da lui) detestato scienziato era morto di cancro «per contrappasso» e per inveire contro «la banda dei figli della mezzanotte», «gli scienziati ebrei» che costruirono la bomba atomica.
Ora, dopo aver malamente saccheggiato un mio libro sulle persecuzioni razziali fasciste, che costituirebbe una requisitoria contro «il reato di prostituzione della scienza», annuncia al lettore che io, l'accusatore, sarei caduto vittima di «un tragico contrappasso», e sarei diventato un «collaborazionista» del «sito parafascista» Informazione Corretta.
Una simile catena di insulti non merita commenti. Fa tuttavia sorridere l'ossessione di Odifreddi per la caccia al «contrappasso», mal posta nei confronti di chi la pensa allo stesso modo sulla questione mediorientale dal 1967; e che offrirebbe quindi un curioso esempio di prostituta monogamica, il che è quanto dire un ossimoro. Ma chi ha aperto i libri di Odifreddi sa che egli considera prostituta e collaborazionista fascista chiunque la pensi diversamente da lui.
Mi permetta due osservazioni, o piuttosto due domande.
Il suo giornale ha parlato dello sforzo di Veltroni di quadrare il cerchio tenendo insieme nel Partito democratico persone diversissime, tra cui ha citato proprio Odifreddi (capolista della lista Veltroni a Torino). Pensa che il neonato Pd che vuol cambiare lo stile politico in Italia rifiutando le contrapposizioni faziose e violente, non basate sul confronto delle idee anche aspro ma civile può presentarsi con simili carte da visita?
Non pensa che la divulgazione scientifica meriti qualcosa di meglio che storie in pillole confezionate al fine di una pura e semplice aggressione del «nemico»?
È singolare che Israel mi accusi di «pura e semplice aggressione del nemico» per un articolo basato su un libro (non solo suo, anche di Pietro Nastasi) di qualche anno fa, sul quale sono completamente d'accordo. (piergiorgio odifreddi)
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