martedi` 13 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
16.10.2007 Condividere Gerusalemme: l'apertura di Olmert ai palestinesi
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 16 ottobre 2007
Pagina: 16
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Gerusalemme «condivisa» Da Olmert la prima apertura»

Dal CORRIERE della SERA del 16 ottobre 2007, la cronaca di Davide Frattini

GERUSALEMME — Da sindaco della città, Ehud Olmert ripeteva sempre la formula votata dal parlamento nel 1980: «Gerusalemme è la capitale eterna e indivisibile dello Stato d'Israele». Da primo ministro, per la prima volta, ha fatto capire che alcune zone a Est potrebbero essere cedute ai palestinesi. «Era proprio necessario annettere il campo rifugiati di Shuafat, Sawara, Walajeh e altri villaggi, definirli come parte della metropoli? Credo sia un dubbio legittimo», ha detto davanti ai deputati della Knesset.
Un dubbio che per primo ha cominciato a far circolare Haim Ramon, uno dei suoi vice. Settimana scorsa ha toccato una delle questioni tabù per gli israeliani, anche lui con una domanda retorica: «Se raggiungiamo un accordo che riconosce i quartieri ebraici come capitale d'Israele e quelli arabi come capitale palestinese, sarebbe cattivo per noi?».
Per i palestinesi, la frase del primo ministro non è abbastanza. «Qualunque soluzione per Gerusalemme — ha commentato Nabil Abu Rudeina, consigliere del presidente Abu Mazen — deve prevedere la nostra sovranità su tutte le aree orientali. Totale, non parziale, compresi i luoghi sacri». Il controllo sulle zone dove si trovano i luoghi santi delle tre religioni monoteiste è la questione più difficile e controversa. Ramon ha parlato di «un accordo speciale perlaCittàVecchia».Ilquotidiano arabo Al Quds Al-Arabi aveva rivelato che tra Olmert e Abu Mazen ci sarebbe già un'intesa per affidare la tutela dei centri islamici al re di Giordania.
Condoleezza Rice si sta muovendo in questi giorni tra Gerusalemme e Ramallah. Il segretario di Stato americano vuole che dalla conferenza di Annapolis, prevista per la fine di novembre, esca «un documento serio, anche se non vengono definiti i dettagli». «Francamente, è ora che nasca uno Stato palestinese», ha detto dopo l'incontro alla Mukata con Abu Mazen. «Israeliani e palestinesi stanno compiendo gli sforzi più importanti degli ultimi anni». Funzionari del Dipartimento di Stato sono però convinti che gli sforzi abbiano bisogno di più tempo e il vertice negli Stati Uniti potrebbe essere rinviato.
«Le trattative devono avere una data di scadenza — ha spiegato il leader palestinese —. Ci vuole un termine fissato, entro cui raggiungere un accordo». Domenica, Olmert ha annunciato di aver nominato Tzipi Livni, ministro degli Esteri, capo della squadra che conduce i colloqui con gli uomini di Abu Ala, l'ex premier palestinese voluto da Abu Mazen alla guida dei suoi negoziatori. In un'intervista televisiva, il presidente aveva indicato il numero di chilometri quadrati (6.205) che dovranno costituire il futuro Stato palestinese, ha parlato di un ritorno ai confini del 1967, ma ha lasciato aperta la possibilità di scambi territoriali.

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT