giovedi` 15 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






La Repubblica - Ansa - Il Messaggero Rassegna Stampa
15.10.2007 La conferenza di Annapolis fallirà, per colpa d'Israele
e il nucleare siriano era innocuo: rassegna di cronache faziose

Testata:La Repubblica - Ansa - Il Messaggero
Autore: Alberto Stabile - la redazione - Eric Salerno
Titolo: «"Contro una centrale nucleare il raid israeliano in Siria" - MISSIONE DELLA RICE IN SALITA, OLMERT FRENA SULLA CONFERENZA DI PACE - Attacco aereo alla siria, l'obiettivo era nucleare»

La REPUBBLICA del 15 ottobre 2007 pubblica un articolo di Alberto Stabile, che alterna cronaca e pregiudizi antisraeliani.

La centrale nucleare siriana colpita da un raid aereo israeliano non era realmente un rischio. Perché era  "ancora lontana molti anni dal produrre energia atomica e, sulla base delle prove presentate dall´intelligence israeliana, forse non sarebbe stato facile ribattere all´eventuale affermazione da parte della Siria che in realtà quell´impianto era destinato a produrre energia elettrica. ".
La conferenza di novembre ad Annapolis potrebbe fallire, naturalmente per colpa di Israele.
Che vuole una dichiarazione congiunta "generica e non vincolante" e non la ritiene essenziale per la Conferenza. "Se si va avanti così", chiosa Stabile, abbandonando la cronaca e formulando un chiaro giudizio politico
"anche la Conferenza rischia di diventare facoltativa."
Condolezza Rice ha incluso nel suo gioro d'incontri  "
.i due grandi oppositori della Conferenza, entrambi partner importanti nella maggioranza di governo, il leader del partito ultraortodosso Shas, Eli Yishai, e il capo di Israel Beitenu, partito dei nuovi immigrati russi, ultranazionalista ed etnico, Avigdor Liebermann Tutti preoccupati all´idea che Washington possa rimettere in discussione la sovranità israeliana su Gerusalemme est" (Liebermann  èin realtà favorevole alla cessione di quartieri arabi di Gerusalemme Est). E' evidente che per Stabile non avrebbe dovuto, se facesse sul serio nel preparare i colloqui di pace.
Liebermann e Eli Yshai sono nella maggioranza di governo israeliana, non sono certo terroristi, non sono contrari  a una soluzione a due stati per porre fine al conflitto . Ma parlarci rivela che non si vuole la pace.
Al contrario, si dovrebbe  sicuramente parlare con la Siria che continua ad appoggiare il terrorismo, perché 
"è parte rilevante nel conflitto arabo-israeliano".



Condoleezza Rice, segretario di stato Usa, ha iniziato ieri la sua missione in Medio Oriente nel tentativo, per stare alla terminologia dell´amministrazione Bush, di sgomberare l´"orizzonte politico" della prossima Conferenza di Washington dalle tensioni che potrebbero pregiudicarla. Israeliani e palestinesi non sono ancora riusciti a intendersi né sulla forma, né sul contenuto del documento congiunto con cui dovranno presentarsi al vertice, né sugli stessi scopi della Conferenza. Nonostante i toni cordiali e i propositi di pace espressi da Ehud Olmert e da Abu Mazen, la distanza fra il premier israeliano e il presidente palestinese sembra allargarsi. La Rice cercherà di colmarla.
L´unico aspetto definito della Conferenza voluta da Gorge W. Bush è la sua dimensione ristretta al solo conflitto israelo-palestinese. Escludendo dall´agenda del vertice il contenzioso tra Siria e Israele sull´altopiano del Golan, che lo Stato ebraico ha occupato nella guerra del ‘67, è come se Bush abbia voluto negare alla Siria la possibilità di perseguire una via diplomatica coerente con le proprie rivendicazioni e abbia voluto evitare a Israele l´imbarazzo di esporsi su due fronti. Ma in realtà la Siria è parte rilevante nel conflitto arabo-israeliano. Prova ne sia che 40 giorni dopo la misteriosa incursione dell´aviazione israeliana in territorio siriano, ancora si specula su cosa siano andati a bombardare i caccia israeliani e perché. L´ultima rivelazione del New York Times vuole che il bombardamento sia stato diretto contro un´installazione nucleare in fieri. Ma lo stesso giornale aggiunge che si sarebbe trattato di un´installazione ancora lontana molti anni dal produrre energia atomica e, sulla base delle prove presentate dall´intelligence israeliana, forse non sarebbe stato facile ribattere all´eventuale affermazione da parte della Siria che in realtà quell´impianto era destinato a produrre energia elettrica. Per questi motivi ci sarebbe stata una lunga discussione all´interno dell´Amministrazione tra favorevoli e contrari al bombardamento.
Se è destinata a non ripercorre i fasti, le ambizioni e le dimensioni della Conferenza di Madrid (1991), voluta da Bush padre e dal Segretario di Stato James Baker, da cui scaturì il processo di pace, che cosa sarà la Conferenza di Washington (2007)? Forse, una specie di Camp David senza lo schermo protettore della riservatezza e, dunque, destinata più al consumo mediatico che alla soluzione del conflitto.
Prima, però, c´è da superare lo scoglio della «dichiarazione congiunta», che i palestinesi vorrebbero pregnante di contenuti e dettagliata nell´indicare l´agenda del negoziato che ne dovrebbe seguire. Mentre gli israeliani la vorrebbero generica e non vincolante. Tanto non vincolante che ieri, Olmert, parlando al Consiglio dei ministri ha persino messo in dubbio che un documento congiunto sia poi così necessario: «Il processo per arrivare a questa dichiarazione sarà cauto e ponderato - ha detto - ma la dichiarazione non è una condizione per lo svolgimento della Conferenza». Se si va avanti così, anche la Conferenza rischia di diventare facoltativa.
Dopo aver messo in guardia dal coltivare, in questa fase, eccessive aspettative, essendo, ha detto, un «working in progress» Condoleezza Rice ha cominciato il suo giro d´incontri israeliani, in cui sono stati inclusi i due grandi oppositori della Conferenza, entrambi partner importanti nella maggioranza di governo, il leader del partito ultraortodosso Shas, Eli Yishai, e il capo di Israel Beitenu, partito dei nuovi immigrati russi, ultranazionalista ed etnico, Avigdor Liebermann. Tutti preoccupati all´idea che Washington possa rimettere in discussione la sovranità israeliana su Gerusalemme est.

Le responsabilità di un eventuale fallimento saranno tutte di Israele anche secondo questo lancio ANSA:

TEL AVIV - Si fa sempre più in salita il cammino verso la conferenza di pace che gli Stati Uniti hanno convocato per metà novembre, ma alla quale israeliani a palestinesi continuano a guardare da posizioni che invece di avvicinarsi sembrano farsi più distanti. Nelle stesse ore in cui sbarcava in Israele il segretario di Stato americano Condoleezza Rice con il difficile incarico di ricercare un compromesso decente, il premier Ehud Olmert ha annunciato la nomina a capo della commissione incaricata di negoziare con l'Autorità palestinese, del ministro degli esteri Tzipi Livni.

Il gesto è più importante di quanto non possa apparire: la Livni prende infatti il posto del vicepremier Haim Ramon che finora si era fatto notare soprattutto per le sue aperture verso i palestinesi. Ramon aveva addirittura presentato un piano dettagliato nel quale, oltre a scambi di territori, proponeva una divisione di Gerusalemme. La Livni, al contrario, ha sempre invitato alla massima cautela, esortando a non avventurarsi in concessioni esagerate. Il fatto che tocchi a lei ora concordare con il capo negoziatore palestinese Abu Ala il testo della "dichiarazione congiunta" da presentare alla conferenza americana, lascia capire quanto la posizione israeliana si stia irrigidendo. Consapevole della propria debolezza politica, il premier Ehud Olmert ha ammesso con il segretario di Stato americano che "il raggiungimento di una dichiarazione congiunta con i palestinesi, non è condizione indispensabile per prendere parte all'incontro".

E anche qui il messaggio è stato chiaro: non è più scontato che si riesca davvero a stilare una dichiarazione di principio con i palestinesi sulla creazione del loro Stato (obiettivo fino a poche settimane fa ritenuto invece come il minimo da raggiungere). E poi il vertice negli Stati Uniti sarà soltanto "un incontro", come appunto specificato da Olmert, e non "una conferenza di pace" come atteso dai palestinesi. Con l'avvicinarsi della conferenza, la posizione del premier si fa sempre più difficile anche a causa delle inchieste penali che lo riguardano e che curiosamente si concentrano proprio in questa delicata fase della sua attività politica. Oggi il procuratore generale ne ha ordinate altre due, portando così a quattro il numero totale dei procedimenti penali aperti in questi ultimi giorni nei suoi confronti.

Condoleezza Rice, che incontrerà il premier palestinese Salam Fayyad e tra domani e mercoledi potrebbe invitare al suo stesso tavolo Olmert e il presidente Abu Mazen, sta toccando con mano la criticità del momento. "Non prevedo che nel corso di questa mia visita vengano fatti sostanziali passi in avanti" ha riconosciuto ai giornalisti. La posizione della Rice resta per il momento ambiziosa: la dichiarazione congiunta da presentare al vertice di metà novembre, deve contenere indicazioni sulle questioni fondamentali della crisi israelo-palestinese. Forse non il documento conclusivo che si aspettano i palestinesi, ma neppure la dichiarazione vaga e generica che propongono gli israeliani. Proprio per misurare il polso del paese, Condoleezza Rice ha chiesto di incontrare tutte le forze politiche israeliane.

E ha cominciato dagli ostici alleati di Olmert, quel partito ultraortodosso Shas che ha già diffidato il premier da qualunque concessione territoriale ai palestinesi, pena l'immediata crisi nella maggioranza. E' toccato al vicepremier Eli Yishai (Shas) illustrare alla Rice le posizioni del suo partito: Gerusalemme non può essere al centro di nessun negoziato, ha detto senza mezzi termini. Aggiungendo che "non si possono fare accordi oggi con i palestinesi che sono divisi al loro interno in due teste", e che perciò la conferenza d'autunno è del tutto superflua. Secca la risposta di Rice: "Noi invece crediamo - ha puntualizzato - che il popolo palestinese abbia diritto ad un proprio Stato, e alla conferenza si discuterà di questo". Cosa poi si riuscirà a decidere, per la stessa Rice al momento sembra restare un mistero.

Anche per Eric Salerno sul MESSAGGERO l'opposizione è tra un "vago documento" auspicato da Olmert e un "concreto impegno" richiesto dai palestinesi.
In realtà i dibattiti sulla "dichiarazione congiunta", derivano dal fatto che i palestinesi ribadiscono richieste, su Gerusalemme, sui profughi e sul territorio del futuro Stato che per gli israeliani devono essere oggetto di trattativa, non precederla.

Nell'articolo si sostiene anche che la centrale nucleare siriana non era assolutamente un pericolo, con argomenti capziosi (sarebbero stati necessari anni per renderla operativa, la Siria  " a differenza di Israele" aderisce al Trattato di non-proliferazione e quindi, come l'Iran e la Corea del Nord, avrebbe dovuto accettare ispezioni).

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica, di Ansa e del Messaggero.


rubrica.lettere@repubblica.it
redazione.internet@ansa.it
prioritaria@ilmessaggero.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT