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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
10.10.2007 Haim Ramon e Avigdor Lieberman ipotizzano la spartizione di Gerusalemme
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 10 ottobre 2007
Pagina: 0
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Gerusalemme divisa, rotto il tabù»

Da pagina 15 del CORRIERE della SERA del 10 ottobre 2007, una cronaca di Davide Frattini:

GERUSALEMME — Primi ministri (mancati) hanno perso le elezioni solo per aver sussurrato l'idea. Ehud Olmert lo sa bene. Otto anni fa è andato in soccorso di Ehud Barak — contro Benyamin Netanyahu — rassicurando gli israeliani: «Non vuole dividere Gerusalemme ». Allora era sindaco di quella che il parlamento ha proclamato nel 1980 «la capitale eterna e indivisibile dello Stato ebraico». Eppure uno dei suoi vice-premier, e confidenti, adesso ripete quelle parole tabù ad alta voce: «E' nei nostri interessi affrontare la questione di Gerusalemme nei negoziati con i palestinesi», ha spiegato Haim Ramon. E ha tracciato una linea sulla mappa: «Se raggiungiamo un accordo che riconosce i quartieri ebraici come capitale d'Israele e quelli arabi come capitale palestinese, sarebbe cattivo per noi?».
Gli israeliani hanno dato una prima risposta, in un sondaggio pubblicato dal quotidiano
Yedioth Ahronoth, il più diffuso del Paese. Il 63% è contrario a qualunque compromesso su Gerusalemme e il 68% non vuole che le aree a maggioranza araba — nella parte orientale, conquistata durante la guerra dei Sei giorni, quarant'anni fa — vengano trasferite sotto la sovranità palestinese. Solo il 10% riconosce al governo di Olmert un mandato per raggiungere un'intesa sullo status permanente di Gerusalemme. La percentuale sale al 52, se i due terzi dei deputati appoggiano l'iniziativa.
Il primo ministro vuole arrivare alla conferenza di Annapolis, che si dovrebbe tenere negli Stati Uniti a fine novembre, senza perdere per strada i pezzi della coalizione. Così il suo staff si è dissociato — con messaggi anonimi — da Ramon. Eli Yishai, ministro dell'Industria e presidente del partito ultraortodosso Shas, si è affrettato a precisare «naturalmente Gerusalemme non è nell'agenda dei colloqui ». Shaul Mofaz, ex ministro della Difesa ora ai Trasporti, ha accusato Ramon «di causare danni alla sicurezza nazionale»: «La città non verrà divisa, è un patrimonio inalienabile dello Stato israeliano».
A sorpresa, chi non sembra scosso è Avigdor Lieberman. Anche il leader di Israele la nostra casa, partito ultranazionalista, è pronto a cedere il controllo su territori e abitanti nella parte orientale della città. Ma per implementare il suo progetto che garantisca in cambio agli israeliani di poter conservare parte degli insediamenti in Cisgiordania.
Nelle settimane scorse, l'esercito israeliano ha ordinato la confisca di 110 ettari attorno all'insediamento di Maale Adumim per la costruzione della barriera di sicurezza. Le terre palestinesi requisite sono anche nella zona di Abu Dis, al confine con Gerusalemme Est. «Tagliano la Cisgiordania in pezzi. Come possiamo far nascere uno Stato?», denuncia un consigliere del presidente Abu Mazen.
Gli editorialisti sono stupiti di quante poche reazioni abbia scatenato l'intervento di Ramon. «E' come se nel governo, sotto sotto, quasi tutti riconoscessero che Gerusalemme andrà divisa — commenta un analista —. La battaglia scoppierà su dove far passare la linea di separazione». «Olmert non ha detto una parola sul destino della capitale — scrive Shimon Shiffer su Yedioth
— ma è sicuro che nei sei lunghi incontri con Abu Mazen la questione sia stata affrontata. Il primo ministro sa che nessun leader palestinese firmerà mai un accordo, se non include parti della città a Est come capitale del futuro Stato».
Nei giorni scorsi, il quotidiano arabo
Al Quds Al-Arabi aveva rivelato che tra Olmert e Abu Mazen ci sarebbe già un'intesa per affidare la tutela dei luoghi sacri islamici al re di Giordania. Ramon ha parlato di «un accordo speciale per la Città Vecchia». Il controllo sull'area dove si trovano i luoghi santi delle tre religioni monoteiste è la questione più difficile e controversa. Lo scrittore Abraham Yehoshua ha proposto che arabi e israeliani rinuncino alla sovranità: «I siti dovrebbero essere gestiti in comune da musulmani, ebrei e cristiani ».

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