Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Strategie del terrorismo: l'uso di internet e l'offensiva in Pakistan le analisi di Maurizio Molinari e Guido Olimpio
Testata:La Stampa - Corriere della Sera Autore: Maurizio Molinari - Guido Olimpio Titolo: «I video di Al Qaeda? Partono dall’America - Al Qaeda, scacco al Pakistan in tre mosse»
Dalla STAMPA del 9 ottobre 2007 un articolo di Maurizio Molinari sull'uso di internet da parte dei terroristi di Al Qaeda:
L’11 settembre 2001 Osama bin Laden sorprese l’America sui cieli trasformando quattro aerei in missili e sei anni dopo i suoi seguaci possono vantare di essere riusciti a ripetere la beffa, questa volta su Internet, perché la grande maggioranza dei siti web jihadisti si sostengono su provider che hanno sede negli Stati Uniti. Se da un lato l’ultimo National Intelligence Estimate, redatto in estate dai servizi americani, ha indicato nel web il maggiore strumento di reclutamento e propaganda di Al Qaeda e dall’altro le indagini sugli attentati sventati a Londra, all’aeroporto Kennedy e a Fort Dix, in New Jersey, hanno portato ad appurare come fossero stati organizzati anche grazie a contatti attraverso Internet, è stato il Congresso a prendere atto «dell’incredibile situazione che deve essere modificata» esaminando a fine luglio un rapporto del Middle East Media Research Institute (Membri) di Washington durante una seduta della commissione Esteri della Camera dei Rappresentanti. Pagina dopo pagina il rapporto ricostruisce come i seguaci di Al Qaeda ogni giorno comunichino passando attraverso i provider (isp) della rete Internet degli Stati Uniti. Gli esempi sono numerosi. Il sito utilizzato per istruire alla confezione di esplosivi ha un provider in Minnesota, i video dell’ideologo della Jihad Ayman al-Zawahiri esistono online grazie al forum «Al Saha» che non sarebbe accessibile senza il provider «Liquid Web Inc.» registrato in Michigan e una miriade di gruppi jihadisti comunicano in maniera analoga: l’Esercito dei Mujaheddin passa per la Pennsylvania, la Jihad islamica palestinese e Hezbollah per il Texas. Fra i siti più adoperati dalla galassia di microcellule vi sono i forum jihadisti dove i militanti accedono per scambiarsi parole in codice: i relativi provider si trovano in Texas, Michigan, New Jersey e California, Pennsylvania, Ohio, Nevada, Montana, Maryland, Virginia, Wyoming e perfino la capitale federale, Washington. Il discorso non cambia riguardo alle cellule jihadiste che operano in Iraq diffondendo ordini, immagini e video grazie a siti come «Iaisite» (con il provider a New Orleans, Louisiana), «Alnakshabandia-army.com» (Orem, Utah), «Al-faloja.org» (Dallas, Texas) e «Alnour» (Columbus, Ohio). Le cellule in Europa dipendono tanto da provider in Olanda e Gran Bretagna quando dalla stessa rete Usa, come dimostra il fatto che il sito in francese «Le Voix des Opprimés» è in rete in Florida. Per avere un’idea dell’impatto dell’infiltrazione di Al Qaeda sulla rete Internet americana basti pensare che se i venti maggiori provider decidessero di oscurare i siti jihadisti verrebbe meno oltre l’80 per cento di comunicazioni fra le cellule esistenti, spesso costituite da singole persone in contatto grazie a blog e forum realizzati anche sfruttando Google, come nel sito «Kjawd.blogspot»» che celebra le gesta del defunto Abu Musab al Zarqawi, o di Yahoo! il cui «ansaralijehad» è adoperato dai «sostenitori della Jihad in Iraq». A spiegare come sia possibile tale vulnus nella sicurezza nazionale degli Stati Uniti è Gary Ackerman, il deputato democratico di New York presidente della sottocommissione Medio Oriente che ha ricevuto il rapporto, secondo il quale «i terroristi sfruttano le leggi e i diritti tutelati nella nostra società per portare a termine i loro nefandi fini». La libertà d’opinione infatti in America è tutelata dal Primo Emendamento della Costituzione e un provider la violerebbe se decidesse di oscurare i siti jihadisti con una decisione unilaterale. «Ma il presidente Lincoln disse la Costituzione non può essere un patto suicida», obietta Mike Pence, deputato repubblicano dell’Indiana membro della stessa sottocommissione, rimproverando al governo federale di continuare a tollerare chi «dirotta il Primo Emendamento» per organizzare attentati. Da quanto trapela da ambienti del Congresso il timore di Ackerman e Pence è che dietro i ritardi potrebbero esserci delle divisioni nell’intelligence fra chi è favorevole a oscurare i siti per ostacolare Al Qaeda e chi invece si oppone, lamentando che in tal caso verrebbe meno uno strumento di monitoraggio delle comunicazione fra i gruppi jihadisti. Ma Ackerman non vuole aspettare e prepara un testo di legge per sbarrare la via del web ai jihadisti.
Dal CORRIERE della SERA un articolo di Guido Olimpio sull'offensiva di al Qaeda in Pakistan:
WASHINGTON — La chiamano la «morte dei mille tagli» perché arriva con una serie prolungata di colpi. E' questo il piano ideato da qaedisti e talebani pachistani per mettere in ginocchio il Pakistan. I mille tagli sono gli agguati ai convogli militari, le missioni suicide, l'uccisione delle spie e, se possibile, l'eliminazione del «miscredente Musharraf». La voce di Osama Bin Laden, che raramente entra fuori tempo, ha esortato pochi giorni fa alla rivolta contro il generale presentato come un burattino nelle mani di Washington. Rompendo un tabù, Al Qaeda ha rivolto i suoi strali anche contro l'esercito pachistano. Per molto tempo la propaganda jihadista aveva come unico bersaglio le forze del ministero degli Interni, i paramilitari e la polizia. L'appello alla sedizione indica il rilancio della posta. I qaedisti intendono passare dalle semplici operazioni terroristiche alla guerriglia su larga scala lungo due direttrici: l'Afghanistan e il Pakistan. La dichiarazione di guerra contro Islamabad, secondo indiscrezioni raccolte a Washington, avrebbe sancito una ricompattamento dei leader di Al Qaeda. I militanti egiziani, raccolti sotto Al Zawahiri, chiedevano da tempo di alzare il tiro su Musharraf e sull'intero Pakistan. Non erano d'accordo i «libici » che interpretando Osama privilegiavano come bersaglio gli eserciti «infedeli ». In base a questo scenario l'intervento di Bin Laden (o sarebbe meglio dire della voce su Internet) è servito a confermare non solo che il Califfo è vivo ma che ha sposato la linea di Al Zawahiri, sempre più motore oltranzista. L'offensiva degli insorti — confermano fonti militari a Washington — è stata favorita dalle difficoltà crescenti delle autorità pachistane a tenere sotto controllo le aree tribali. I tentativi dell' esercito di accentuare la pressione sui terroristi si sono conclusi con perdite pesanti. Almeno 1.000 soldati uccisi e centinaia prigionieri nell'arco di poche settimane. Interi reparti si sono arresi senza sparare neppure un colpo diventando future pedine di scambio. Presunti informatori sono stati rapiti e poi decapitati per ammonire la popolazione a non accettare le offerte di collaborazione rese appetibili da ricompense generose. L'intero Waziristan (Nord e Sud) è diventato una grande fabbrica di attentatori suicidi. Un rapporto Onu ha rivelato che l'80% dei kamikaze in Afghanistan viene da questa regione. La strategia è coordinata dagli ideologi di Al Qaeda «centrale» - la vecchia guardia - e messa in atto da luogotenenti a cavallo della frontiera Afghanistan- Pakistan. Yahya Al Libi, lo sceicco Issa, Abu Al Yazid e un nucleo di ex ufficiali Isi (l'intelligence di Islamabad) appartengono al primo livello. Indicano le linee generali, aiutandosi con messaggi affidati a corrieri, Internet e file audio. Gli ordini sono raccolti da guerriglieri formati dal capitano Ahmed: ex membro delle unità speciali pachistane, l'ufficiale ha assunto il ruolo di «mente strategica». Fonti diverse lo collegano ai separatisti del Kashmir e a formazioni straniere — come gli uzbeki — venute a combattere al fianco dei talebani. Ahmed ha concepito un piano in tre fasi. 1) Assalto alle forze pachistane nel Waziristan in modo da espellerle 2) Incursioni contro le postazioni isolate e disarticolazione delle linee logistiche con imboscate 3) Apertura di un fronte nei centri urbani in Pakistan con raffiche di attentati. Le prime due tappe sono state raggiunte abbastanza facilmente dai ribelli. Lo dicono i numeri dei caduti, la frequenza delle azioni suicide. La terza è all'inizio, malgrado l'uccisione di Ahmed in uno scontro con gli inglesi abbia creato qualche rallentamento. I qaedisti avrebbero ricevuto nuovi armi. In particolare i ribelli sono in possesso di missili anti-aerei HN5 di fabbricazione cinese. Si tratta di una copia aggiornata dei vecchi Strela sovietici. L'arma può essere usata da un solo uomo e rappresenta un'insidia specie per gli elicotteri, un mezzo-chiave nell'anti- guerriglia. E' l'ultima lama usata per dare la «morte dei mille tagli».
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