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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - La Stampa - L'Unità - Il Mattino Rassegna Stampa
08.10.2007 Trafiletti quasi invisibili e difese d'ufficio di Hamas
disinformazione sull'omicidio del cristiano evangelico a Gaza

Testata:La Repubblica - La Stampa - L'Unità - Il Mattino
Autore: Alberto Stabile - la redazione
Titolo: «Gaza, leader cristiano rapito e ucciso - Ucciso un cristiano Assassinato nella Striscia La condanna di Haniyeh - Ucciso esponente cristiano - Gaza, cristiano assassinato la condanna di Hamas»

Su La REPUBBLICA dell'8 ottobre 2007 la cronaca dell'omicidio di Rami Ayyad, cristiano evangelico a Gaza, è affidata ad Alberto Stabile. Mentre il sottotitolo "L´imbarazzo di Hamas che promette di arrestare i "responsabili del crimine" ", suggerisce una responsabilità del gruppo terroristico islamista che controlla la Striscia, l'articolo sembra scritto con la prioritaria preoccupazione di negarla.
Apprendiamo così che
"da quando i miliziani integralisti hanno sconfitto i rivali dell´Autorità palestinese, prendendo tutto il potere nella Striscia, non hanno dato l´impressione di voler imporre in maniera brutale la legge islamica a spese di altre minoranze"e persino che "l´omicidio di Rami Ayyad è anche una provocazione tesa a inquinare i rapporti tra i cristiani di Gaza e il governo di fatto guidato da Ismail Haniyeh" .
Non solo, dunque,  Hamas non è certamente responsabile dell'omicidio, non solo non ha mai cercato di imporre "in maniera brutale" la legge islamica, Stabile vuole convincerci persino che il suo ruolo nella vicenda  è quello di  "vittima" o quanto meno di obiettivo politico degli assassini.

E' utile confrontare  questa versione, non suffragata da fatti, con quella della cronaca di Davide Frattini (
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=22183 ), che si è preso la briga di parlare con gli evangelici di Gaza.
Si potrà così apprendere che, in disaccordo con Stabile,
 "i cristiani della Striscia spiegano che  la situazione è peggiorata, da quando il movimento fondamentalista ha preso il controllo con un'operazione militare. Durante gli scontri di giugno, una scuola e un convento guidati da suore cattoliche erano stati saccheggiati e incendiati. «Niente accade per caso in questi giorni», aveva commentato il reverendo Manuel Muallem." E che per  Labib Madanat, responsabile della Società biblica alla quale apparteneva la vittima  "Il problema non è l'organizzazione principale Non ci ha mai bersagliato. Il problema sono quelli che lavorano all'ombra di Hamas"

Ecco il testo della cronaca di Stabile:

GERUSALEMME - Rami Ayyad, 26 anni, cristiano di culto evangelico, sposato e padre di due figli, un terzo in arrivo, era, a Gaza, una delle tremila "mosche bianche" perse tra un milione e mezzo di musulmani. Dopo averlo rapito all´uscita della "Libreria protestante della sacra bibbia" che dirigeva nel rione Zaitun, il cuore della città, l´hanno ucciso in modo brutale: coltellate e colpi di pistola. Il delitto fa tremare la piccola comunità cristiano-palestinese e getta nell´imbarazzo il governo di fatto guidato da Hamas, che promette: «Prenderemo i responsabili del crimine».
C´è una sequenza di intimidazioni e di danneggiamenti, precedenti alla morte di Rami Ayyad, di cui bisogna dar conto per capire come la vita per i cristiani evangelici di Gaza sia improvvisamente diventata difficile. Si tratta di una minoranza nella minoranza: non più di duecento persone, il dieci per cento di un piccolo mondo di fede cristiana, composto per lo più da fedeli greco- ortodossi, o greco-cattolici.
Gli evangelici, tuttavia, sono sempre stati molto attivi. E forse per questo sono stati presi di mira. In aprile, mentre infuriava lo scontro tra i miliziani del Movimento di Resistenza Islamica (Hamas) e le forze di sicurezza fedeli al presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen), la libreria Teacher´s book shop, un´appendice della Società della Sacra Bibbia, è stata gravemente danneggiata da una bomba. L´attentato recava la firma dell´organizzazione Spada dell´Islam, un gruppo che si è fatto sentire spesso nella Striscia e le cui parole d´ordine riecheggiano gli slogan di Al Qaeda.
Un amico di Ayyad, il portavoce della Società biblica palestinese, Simon Azazian, ha raccontato che la settimana scorsa il giovane libraio s´era accorto di essere pedinato da alcune persone che lo seguivano su di un´automobile senza targa. Sembra che anche in passato Rami Ayyad, molto noto tra i membri della comunità, avesse ricevuto minacce di morte. Secondo altre fonti, che per ovvii motivi hanno preferito restare anonime, qualcuno avrebbe «consigliato» ad Ayyad di convertirsi all´Islam. Azazian non ha però confermato questo particolare.
Prendendo questi avvertimenti molto seriamente, la minuscola rappresentanza della Chiesa evangelica di Gaza s´era rivolta alle autorità, che dallo scorso mese di giugno, s´identificano con gli uomini di Hamas. E qui bisogna aprire una parentesi: da quando i miliziani integralisti hanno sconfitto i rivali dell´Autorità palestinese, prendendo tutto il potere nella Striscia, non hanno dato l´impressione di voler imporre in maniera brutale la legge islamica a spese di altre minoranze. Anzi, si sono vantati di voler garantire, nel rispetto della legge e dell´ordine, una certa libertà di culto. La Libreria anglicana era stata quindi messa sotto la sorveglianza della Polizia. Se non che, sabato pomeriggio, all´ora in cui finisce la giornata di digiuno dettata dal Ramadan e tutti corrono a consumare il pranzo rituale (iftar) i poliziotti erano spariti e Rami s´è ritrovato solo di fronte ai suoi rapitori.
In serata, una strana telefonata alla moglie (incinta del terzo figlio). «Sono con alcune persone. Farò tardi», ha detto Rami forse volendo apparire tranquillizzante. Evidentemente i sequestratori gli avevano permesso di telefonare per guadagnare tempo, ritardare l´allarme sulla sua scomparsa e dunque le ricerche. Ma in realtà Rami aveva dato alla moglie il suo addio. Ieri, il suo corpo è stato trovato, in un campo lontano dalla zona del sequestro.
In quale logica si può iscrivere una morte così assurda e apparentemente gratuita? Se si esclude una vendetta per motivi personali, improbabili e assolutamente sconosciuti, non resta che pensare ad un omicidio dal significato "simbolico", settario, un avvertimento lanciato alla comunità cristiana di restare nei ranghi ed astenersi da qualsiasi opera di propaganda o di proselitismo.
A Gaza c´è qualcuno che ritiene di detenere il monopolio della fede e i seguaci della Spada dell´Islam, come altre organizzazioni salafite, non hanno fatto mistero che intendono combattere «quelle forze che cercano di convertire i musulmani con fondi degli evangelici americani», come si legge in un´intervista apparsa sul sito Worldnetdaily.
Il delitto inevitabilmente getta un´ombra sul regime di Hamas, non perché se ne possa, allo stato degli atti, evocare una qualche responsabilità, ma per non essere stato capace di proteggere la minoranza evangelica, da tempo nel mirino. In questo senso l´omicidio di Rami Ayyad è anche una provocazione tesa a inquinare i rapporti tra i cristiani di Gaza e il governo di fatto guidato da Ismail Haniyeh.
Il quale Haniyeh, dopo aver inviato le condoglianze alla famiglia della vittima, è subito corso a condannare il delitto, assicurando che i servizi di sicurezza «individueranno e consegneranno alla famiglia i responsabili del crimine». Per Haniyeh cristiani e musulmani «sono parte dello stesso popolo palestinese e insieme combattono per l´indipendenza». Nella comunità delle «mosche bianche», però, sono in molti a non sentirsi rassicurati.

La STAMPA dedica alla vicenda un breve trafiletto, seminascosto nella pagina dedicata al reportage di Francesca Paci tra i terroristi che lanciano i razzi kassam.
Scagionare Hamas appare la preoccupazione principale anche dei redattori del quotidiano torinese:


C’è sgomento nella esigua comunità cristiana di Gaza dopo la brutale uccisione di uno dei suoi esponenti più noti: Rami Khader Ibrahim Ayyad, 26 anni, direttore della libreria della Società della Santa Bibbia, nel rione di Zaitun. Era stato rapito sabato da sconosciuti al termine di una giornata di lavoro: ieri il suo cadavere è stato trovato nei pressi della moschea Shuhada Mujama, a breve distanza dalla libreria. Presentava, secondo i servizi di sicurezza palestinesi, i segni di due spari a bruciapelo e di ferite da arma da taglio. Ayyad era un attivista cristiano palestinese e in passato aveva ricevuto minacce di morte. A Gaza vivono circa 3200 cristiani, per la maggior parte greco ortodossi, e generalmente le relazioni con la popolazione musulmana sono buone, anche dopo la presa della Striscia da parte di Hamas nel giugno scorso. Il premier deposto e leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, ha espresso «profondo dolore» e «ferma condanna del crimine». Il suo ufficio ha ribadito che al Ministero degli Interni sono state date istruzioni precise affinché i responsabili vengano identificati e consegnati alla giustizia.

L'UNITA' , in un trafiletto quasi invisibile, sottolinea che la filiale di Gaza della Società Biblica aveva chiesto "la protezione delle forze di sicurezza palestinesi"

GAZA Uno dei più importanti esponenti della piccola comunità cristiana nella Striscia di Gaza è stato trovato morto ieri nel capoluogo dell’enclave. Era stato sequestrato nella tarda serata di sabato. Stando a fonti mediche Rami Ayyad, 26 anni, è stato assassinato con numerose coltellate. Era direttore della Società Protestante per la Sacra Bibbia, un ente religioso molto rispettato tra i circa tremila palestinesi di fede cristiana che vivono nella Striscia. La filiale di Gaza della Società Biblica è stata oggetto in passato di minacce e di vandalismi, tanto che era stata richiesta la protezione delle forze di sicurezza palestinesi, ossia di Hamas. Il ministero dell’Interno facente parte del governo di fatto, controllato dal movimento integralista ha in condannato l’omicidio

Il MATTINO è sempre attento a curare l'immagine di Hamas. La notizia è relegata in uno striminzito trafiletto collocato in un angolo di pag.7 E nel nel titolo,   "Gaza, cristiano assassinato la condanna di Hamas" si mette bene in risalto l'ipocrita e propagandistica condanna di Hamas
Ecco il testo:

Un esponente della comunità cristiana di Gaza, Rami Ayad (31 anni), è stato assassinato da sconosciuti che sabato lo avevano rapito dalla propria abitazione. Hamas, che a Gaza controlla il ministero degli Interni, condanna l’accaduto e avverte che i responsabili saranno rintracciati e puniti. Ayad era il direttore della Società della Santa Bibbia, un centro culturale protestante che già nell'aprile scorso era stato danneggiato da un incendio doloso

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