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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Repubblica - L'Unità Rassegna Stampa
05.10.2007 Sanzioni all'Iran ? Ma no, c'è tempo
e poi, D'Alema ha sempre ragione

Testata:La Repubblica - L'Unità
Autore: Vincenzo Nigro - la redazione - Umberto De Giovannangeli
Titolo: «Sanzioni all´Iran, D´Alema frena - Ahmadinejad Ahmadinejad "Nessuno potrà fermarci" - Ahmadinejad "Nessuno potrà fermarci" - D'Alema, il negoziato con la Corea sia un esempio per l'Iran»

D’Alema: il negoziato con la Corea sia un esempio per l’Iran
Da La REPUBBLICA del 5 ottobre 2007 (pagina 10), la cronaca di Vincenzo Nigro sul no italiano, spagnolo e tedesco alla proposta francese di sanzioni europee all'Iran, anche senza il consenso dell'Onu.
Grande spazio all' "irritazione" di D'Alema e agli incubi dell'industria italiana che fa affari con Teheran,  fatti certi come il sostegno iraniano al terrorismo che divengono "accuse" del ministro degli Esteri francese  Kouchner, ma nel complesso si tratta du un pezzo oggettivo, non fazioso.
Ecco il testo:


Italia, Germania e Spagna non vogliono accelerare, non seguiranno la Francia sulla strada di sanzioni unilaterali all´Iran contro il programma nucleare degli ayatollah. La lettera che il ministro degli Esteri francese Kouchner ha fatto avere mercoledì ai suoi 26 colleghi della Ue apre un dibattito che già minaccia di trasformarsi in scontro diplomatico. Con Roma e Berlino che assieme a Madrid guideranno la pattuglia dei paesi europei che non vogliono ancora sanzioni europee autonome se non ci sarà accordo all´Onu. Con Londra e Parigi che invece spingono al tavolo europeo per sanzioni immediate, visto che l´Onu prevedibilmente rimarrà bloccata da Russia e Cina ancora per molti mesi.
Ieri Massimo D´Alema ha parlato molto della questione iraniana: al mattino durante una tavola rotonda alla Camera dei deputati; di pomeriggio in riunioni con i suoi collaboratori e poi in una lunga telefonata col suo collega tedesco Frank Walter Steinmeier. Era inevitabile che accadesse questo, che Italia e Germania sintonizzassero la loro posizione sulle sanzioni all´Iran: Roma e Berlino sono i due maggiori partner commerciali e industriali dell´Iran, sanzioni unilaterali della Ue che lasciassero campo aperto a Cina e Russia sarebbero un incubo per l´industria italiana e tedesca. Dopo la telefonata col ministro tedesco, D´Alema ha fatto preparare un comunicato molto diplomatico: «Italia e Germania concordano sulla necessità di mantenere una stretta concertazione tra i paesi europei, al fine di mettere a punto un atteggiamento unitario ed efficace dell´Unione». D´Alema fa scrivere al suo ufficio stampa che c´è «totale sintonia tra Italia e Germania, anzitutto sull´obiettivo di evitare che l´Iran si doti di armamenti nucleari». Ma poi aggiunge che Roma e Berlino sono d´accordo con le linee operative decise la settimana scorsa a New York dal Gruppo 5+1 (Usa, Russia, Cina, Germania, Gran Bretagna e Francia).
Come dire: c´era già un accordo all´Onu per rinviare l´esame di nuove sanzioni a novembre, per dare mandato a Javier Solana per un nuovo negoziato, per attendere le risposte dell´Iran all´Aiea di Mohammad el Baradei. Perché questa accelerazione della Francia?
D´Alema è molto irritato col collega francese, ai suoi collaboratori il ministro ha detto che «quella lettera è solo propaganda ai fini politici interni francesi». «Gli altri alzano la voce, noi pagheremmo il prezzo economico», dice il ministro degli Esteri. Fonti diplomatiche tedesche sostengono che anche Steinmeir è rimasto sorpreso per la scelta francese di accelerare dopo che a New York il «5+1» aveva chiaramente stabilito una tabella di marcia differente. Anche la Spagna fa dire a un suo portavoce che «noi privilegiamo una soluzione diplomatica», come dire che anche Madrid per ora non vuole sanzioni.
Kouchner però insiste: ieri la presidenza di turno portoghese Ue ha annunciato che il ministro presenterà la sua posizione alla riunione dei ministri degli Esteri del 15 ottobre. «E´ stato previsto di dare a Kouchner un momento per presentare la sua iniziativa», dice il portavoce Manuel Carvalho: «Ci sarà un dibattito, vedremo quale sarà la reazione degli altri ministri».
Tra l´altro ieri Kouchner ha aggiunto un nuovo carico alle sue accuse contro l´Iran: «In Iraq gli iraniani fanno tutto quello che vogliono, il paese è diventato un loro territorio di esercitazione, aiutano sia le milizie sciite che le milizie sunnite. Sono stati gli iraniani a sobillare conflitti tra gli sciiti, come a Karbala non molto tempo fa, uno scontro che ha provocato centinaia di morti». E´ passato troppo tempo per poter credere che la linea di Kouchner sull´Iran sia sua soltanto, e non dell´intero governo francese, di Sarkozy in persona. E questo per la diplomazia italiana è un problema in più: ieri mattina D´Alema alla Camera ha ripetuto che con l´Iran «ci vuole una più forte iniziativa politica, se esercitiamo pressioni dobbiamo anche offrire una via d´uscita politica all´Iran, altrimenti il tutto diventa una condotta schizofrenica». D´Alema parla della possibilità di «offrire un negoziato, come quello con la Corea del Nord», che preveda riconoscimento politico e vantaggi economici per l´Iran in cambio della rinuncia al nucleare. Potrebbe funzionare un´offerta del genere? Da 4 anni l´Europa ci prova, ma fino ad ora Teheran ha sempre rinviato l´appuntamento della verità sui suoi progetti nucleari.

L'obbiettività, però, non è di casa a REPUBBLICA. Infatti, nella stessa pagina nella quale si trova l'articolo di Nigro, leggiamo anche un trafiletto intitolato: "Ahmadinejad "Nessuno potrà fermarci" ". L'occhiello recita: "Risposta indiretta alla Francia ".
Come dire: le minacce di sanzioni radicalizzano ancor di più Ahmadinejad, sono inutili e controproducenti. A noi sembra, invece, che le parole del presidente iraniano -  non certo una novità, per altro - dimostrino ancora una volta che il tempo del negoziato  è scaduto: se si vuole evitare una guerra, e contemporaneamente l'atomica iraniana, l'ultima risorsa sono proprio le sanzioni.
Senza le quali, ormai, l'impegno della comunità internazionale perderebbe credibilità.
Anche il testo è molto sbilanciato, in quanto sposa la tesi che l'Iran sia decisamente più lontano dal conseguire i suoi obiettivi di quanto non affermi Ahmadinejad. Per REPUBBLICA, insomma, ci sarebbe ancora tempo per le strategie dilatorie di D'Alema.
Ecco l'articolo:

TEHERAN - «Nessuno può ostacolare le nostre vittorie». Mahmud Ahmadinejad, il presidente iraniano più agguerrito che mai, risponde così all´annuncio di possibili nuove sanzioni. In un discorso pronunciato ieri a Teheran, Ahmadinejad ha annunciato che la strada per la produzione di energia elettrica da fonte nucleare è ormai spianata. «Abbiamo superato tutte le difficoltà e nessuno ormai potrà più fermarci».
Le parole del presidente sono probabilmente dettate da un eccessivo ottimismo. Il capo degli osservatori delle Nazioni Unite ha recentemente dichiarato in un´intervista al Financial Times che l´Iran dispone forse di 3mila centrifughe per produrre combustibile nucleari, ma che le sta facendo funzionare a circa il 10 per cento delle loro possibilità. In queste condizioni, il paese «rimane ben lontano dal potersi dotare di un´arma atomica».
In mancanza dell´arma vera e propria, Teheran ha deciso comunque di usare la bomba nucleare almeno come spauracchio. Alla mossa del ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, Ahmadinejad ha risposto con uno dei pezzi classici del suo repertorio: «Nessuna potenza potrà più impedirci di raggiungere sempre nuovi obiettivi nel nostro cammino verso l´atomica» ha ripetuto il presidente a un gruppo ristretto di familiari di "martiri", affidando le sue parole all´agenzia di notizie statale Irna.

Smaccatamente a favore del ministro degli Esteri e vicepremier italiano e della sua politica verso l'Iran è l'articolo di Umberto De Giovannangeli pubblicato da L'UNITA' (pagina 12).
D'Alema propone come modello da applicare anche con l'Iran l'apparente  successo nei confronti della Corea del Nord (coronato  ieri nel vertice di Pyongyang),  Ma nei confronti della dittature comunista, va ricordato, il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato le sanzioni nell'ottobre del 2006. E il governo giapponese è comunque intenzionato a  confermare le sue sanzioni unilaterali.
Inoltre, si deve ricordare che già nel 2000 le due coree  avevano firmato un accordo. Reso obsoleto dalla crisi che, nel 2002, venne scatenata dalla scoperta del piano nucleare segreto del regime comunista: le dittature non sono affidabili.
Ecco il testo:


AFFRONTARE la questione iraniana con un metodo analogo a quello usato con la Corea del Nord, e cioè «prospettare all’Iran un negoziato» complessivo in am-
bito regionale. E offrire non solo «un ampio progetto di collaborazione economica, ma anche una piena prospettiva di riconoscimento politico». Un riconoscimento che punti ad un coinvolgimento di Teheran nei processi di stabilizzazione politica in Medio Oriente e in Afghanistan. È l’approccio italiano al dossier iraniano. Un approccio ribadito ieri da Massimo D’Alema. L’occasione è offerta dal convegno «Europa e Stati Uniti a confronto» svoltosi a Montecitorio. Il «modello coreano», dunque. Che si è dimostrato più efficace di una ventilata prova di forza. Secondo il titolare della Farnesina, se nei confronti dell’Iran si deve usare bastone e carota, «nel momento in cui esercitiamo pressioni più forti» è necessario dare a Teheran «una via d’uscita politica», evitando «una condotta schizofrenica». «È il concetto di efficacia che bisogna mettere al centro del confronto ed evitare che si trasformi in una disputa propagandistica sulla durezza», insiste D’Alema a proposito di un approccio euro-Atlantico al problema Iran. «Su questo punto sarebbe molto grave se si aprisse una divisione transatlantica», avverte il capo della diplomazia italiana: una questione così delicata «non deve essere affrontata in modo propagandistico ed ideologico». L’Italia, ribadisce il vicepremier, «non ha mai escluso l’ipotesi di sanzioni europee» contro l’Iran ma bisogna ricordare che «noi sopportiamo maggiori oneri anche rispetto a chi alza maggiormente la voce», rimarca D’Alema.
Di sanzioni da parte di Bruxelles contro il regime dei Pasdaran, comunque, si può parlare. Ma tenendo ben presente tutte le variabili in gioco. Il riferimento è alla lettera inviata ai 27 dal ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner per chiedere più sanzioni contro l’Iran e della quale hanno discusso, nei giorni scorsi, durante la cena a tre a Roma, D’Alema, il collega spagnolo Miguel Angel Moratinos e lo stesso Kouchner. Al quale, il capo della diplomazia italiana manda un messaggio: «Noi sopportiamo maggiori oneri anche rispetto a chi alza maggiormente la voce». L’Italia è il primo partner commerciale dell’Iran e alla luce di quei 5,2 miliardi di euro di interscambio del 2006, il sacrificio economico non è da sottovalutare. Ma non è questo il problema. La decisione su eventuali sanzioni Ue deve tener conto anche del «prezzo» che si dovrebbe pagare di fronte a un’eventuale «rottura dell’unità del Consiglio di Sicurezza» perchè sarebbe «molto grave se si aprisse una divisione transatlantica». La gestione del dossier iraniano, ricorda il ministro, è stata fortemente coordinata tra Europa e Usa e «incardinata» nel Consiglio di Sicurezza. In questa ottica, Italia e Germania sono d’accordo sulla necessità di mantenere una stretta concertazione tra i Paesi europei, al fine di mettere a punto - rispetto al programma nucleare dell’Iran - un atteggiamento unitario ed efficace dell’Unione. È quanto è emerso da un lungo e cordiale colloquio telefonico avuto ieri pomeriggio - come riferiscono fonti della Farnesina - da D’Alema con il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeir, su richiesta di quest’ultimo- In particolare, i due ministri si sono trovati concordi sull’opportunità di attendere le prossime scadenze: sia il rapporto che il Direttore generale dell’Aiea presenterà al Consiglio dei Governatori dell’Organizzazione in novembre, che le risultanze della missione affidata al responsabile della politica estera e di sicurezza della Ue, Javier Solana, in occasione della stessa riunione di New York.

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