Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Disinformazione sulla risposta israeliana ai razzi kassam rassegna di cronache scorrette
Testata:La Stampa - La Repubblica - Il Messaggero - Il Manifesto - Europa Autore: Francesca Paci - la redazione - Michele Giorgio - la redazione Titolo: «Israele, prove di invasione a Gaza -Elicotteri e tank in azione a Gaza uccisi nove palestinesi - Raid israeliani a Gaza. Uccisi nove palestinesi - Gaza, Israele scatena i tank. Nove morti - Doppio attacco israeliano su Gaza, almeno nove i palestinesi ucci»
Scarseggiano i fatti nella cronaca di Francesca Paci, pubblicata a pagina 19 de La STAMPA del 27 settembre 2007, sull'incursione israelianaa Gaza in risposta ai lanci di razzi kassam. Per esempio, non c'è notizia degli ultimi 12 lanciati contro Sderot. Non c'è notizia che i terroristi uccisi a bordo della loro jeep si stavano probabilmente preparando a un nuovo lancio. Manca l'identificazione delle fonti (palestinesi) che sostengono vi siano stati morti tra i civili. In compenso, in luogo dei fatti, non scarseggiano le coloriture drammatiche (l'articolo si apre con il riconoscimento delle "vittime" dei raid), le illazioni (Israele non si sarebbe preoccupata molto dei razzi contro Sderot, non, comunque, quanto di quelli contro la base militare nel Negev), i dati manipolati (il bombardamento della base ha mandato all'ospedale 69 soldati, non "una trentina" ) e opinioni discutibilissime (eufemismo) come questa, a proposito della vita degli abitanti di Sderot: "si sa che vivere una ventina di chilometri dal nemico comporta qulche rischio". Invitiamo i nostri lettori a scrivere alla STAMPA, protestando per questo articolo scorretto.
Ecco il testo:
«Siamo pronti all'invasione della Striscia», ammette Mu'awiyah Hassanein, direttore del dipartimento d'emergenza del ministero della sanità di Gaza all'uscita dell'ospedale al-Shifaa, dove è andato a riconoscere le vittime dei nuovi raid israeliani. Sul piazzale davanti al pronto soccorso c'è un capannello di donne velate, piangono e urlano «Allah hu akbar». Sono le mogli e le madri di Fawzi al-Ashram, Hussein Ahil, Ayman Dalool, Usama Reif. Con loro, almeno altri tre uomini sono stati uccisi ieri dai bombardamenti sul quartiere di Zeitoun, alla periferia di Gaza City, e dall'incursione di una quarantina di carri armati nel campo profughi di Beit Hanun, «l'azione più massiccia degli ultimi sei mesi» secondo gli abitanti delle baracche accusate di offrire rifugio ai lanciatori di razzi Qassam che, da mesi, bersagliano la città israeliana di Sderot. I palestinesi sostengono che il mirino fosse puntato su Khatab al-Makdisi, portavoce dell'Esercito dell'Islam, il gruppo responsabile del sequestro del giornalista della Bbc Alan Johnston, rilasciato all'inizio di luglio, e del soldato israeliano Gilad Shalit, rapito oltre un anno fa. L'obiettivo, se centrato, si è portato dietro morti, feriti, polemiche tattiche e strategiche. L'estate ha surriscaldato la temperatura di Gaza. Tra i primi di giugno e la fine di settembre la guerra infinita al di là del valico di Eretz ha ucciso diciotto palestinesi con meno di diciannove anni. Yehiya, Mahmoud e Sara, neppure mezzo secolo in tre, sono seppelliti sotto l'albero che usavano «per giocare a nascondino», racconta il padre di Yehiva, Ramadan Abu Ghazala. Nonostante militari e politici israeliani neghino la volontà d'intervenire in modo «pesante» in quella che i media chiamano Hamasland, nel giro di poche settimane c'è stata un'escalation. Finché la pioggia di Qassam martellava gli abitanti di Sderot pazienza. Non che qualcuno dimenticasse mai la sofferenza dei connazionali più sfortunati, però si sa che vivere una ventina di chilometri dal nemico comporta qulche rischio. Ma quando dieci giorni fa i razzi degli islamisti hanno colpito una base militare nel Negev ferendo una trentina di soldati lo scenario è cambiato. E poi lo Shin Bet ha sventato un paio di attentati durante le feste ebraiche, e poi Hamas boicotta il summit di novembre a Washington, e poi il presidente palestinese Abu Mazen non sa più che pesci pigliare. «Siamo pronti a intraprendere una vasta operazione nella Striscia» spiega il ministro della Difesa israeliana Ehud Barak. Pronti a invadere la Striscia dunque, se «tutte le strade diplomatiche non dovessero riuscire nell'intento di indebolire il regime di Hamas». Israele sa che l'impresa è a rischio. che alle vittime civili si sommerebbe l'ostilità della comunità internazionale, sa che un'irruzione finirebbe per rafforzare il consenso di Hamas, in forte calo dopo la guerra civile di giugno. Eppure la tentazione è forte. Per ora Israele si limita agli avvertimenti. Dopo l'allerta del consiglio dei ministri, che mercoledì scorso ha dichiarato Gaza «entità nemica», gli istituti di credito bancario privati, tra cui la Hapoalim e la Discount Bank, hanno troncato i legami con Gaza. Un avvertimento, secondo Eli Karmon: «I ministri hanno approvato misure estreme come il taglio del carburante, dell'acqua, della luce. Gli sportelli bancari sono un primissimo passo». Il percorso è accientato, se la Banca Centrale d'Israele sta cercando un escamotage per aggirare il boicottaggio degli istituti privati. La valuta palestinese è il nuovo schekel israeliano, lo stesso con cui vengono pagati, seppur saltuariamente, gli stipendi dei dipendenti dell'Autorità Nazionale Palestinese, principale alleato di Olmert nel processo di pace. «Lavoriamo a una soluzione legale», rivela, pragmatico, Avi Hochman, presidente dell'Israel Postal Company, che include la pubblica Postal Bank. Una crisi gaziana non gioverebbe a nessuno. L'anemica economia palestinese, denuncia la Word Bank, boccheggia: c'è bisogno di sangue, ma non per le strade.
La cronaca pubblicata da La REPUBBLICA a pagina 19 evita di attribuire alle fonti palestinesi le informazioni sulle vittime civili e non cita i lanci di kassam precedenti ai 12 del giorno precedente all'incursione. E' il titolo ad essere particolarmente scorretto, perché riferisce di 9 "palestinesi" uccisi, senza distinguere terroristi e non combattenti. Ecco il testo:
GERUSALEMME - Alla pioggia di razzi Qassam lanciati dai miliziani integralisti ieri mattina intorno alla cittadina israeliana di Sderot (ne sono caduti almeno 12 in rapida successione, senza provocare vittime), ha risposto l´esercito israeliano, lanciando nella serata una massiccia incursione nel nord della Striscia di Gaza. Il bilancio finora è di almeno nove morti e un numero imprecisato di feriti. Il ministro della Difesa Ehud Barak non ha più dubbi: «Ci stiamo avvicinando», ha detto, «al momento in cui si renderà necessaria una vasta operazione» a Gaza. Mentre decine di carri armati e bulldozer appoggiati da elicotteri da attacco "Apache" entravano poco dopo il tramonto nel campo profughi di Beit Hanun, la città più popolosa nel nord della Striscia, bloccando tutte le strade di accesso, elicotteri da combattimento hanno centrato con due razzi un fuoristrada che viaggiava nell´immediata periferia della città di Gaza, uccidendo i 5 miliziani che si trovavano a bordo ma ferendo anche tre passanti. Probabilmente un´esecuzione mirata, il commando composto da cinque appartenenti all´Esercito dell´Islam, formazione minore che fiancheggia Hamas e che ha preso parte al sequestro del caporale israeliano Gilad Shalit e al rapimento del giornalista della Bbc Alan Johnston - si stava, secondo gli israeliani, preparando a un nuovo lancio di missili Qassam. I tank israeliani hanno invece condotto l´incursione a Beit Hanun. Qui una cannonata sparata da un carro armato ha centrato un´abitazione palestinese uccidendo un miliziano e altri 3 membri della sua famiglia, a quell´ora tutti riuniti per la tradizionale cena del Ramadan, che si consuma solo dopo il tramonto. Se il ministro della Difesa Barak ai microfoni della radio militare ha ammesso che «la decisione di una vasta operazione si avvicina» a Gaza, ha anche però prontamente elencato i gravi condizionamenti (l´entità delle forze da schierare, la durata della permanenza a Gaza, la pericolosità di operazioni militari in zone densamente popolate) che obbligano alla cautela i vertici militari, anche in considerazione delle ricadute politiche che una parziale occupazione della Striscia provocherebbe sul fragile dialogo in corso fra israeliani e palestinesi moderati dell´Anp.
La cronaca pubblicata dal MESSAGGERO a pagina 21 inizia con le dichiarazioni di Ehud Barak sull'avvicinarsi di una vasta operazione a Gaza. "Alle parole sonos eguiti i fatti", commenta il giornalista. In realtà, i fatti di ieri sonos eguiti ad altri fatti: ovvero la risposta israeliana è seguita agli attacchi dei terroristi palestinesi. Nell'articolo le fonti palestinesi sono presentate come oggettive e certe (a proposito del raid contro la jeep di terroristi) o taciute ( a proposito dell'operazione a Beit Hanun). Non si fa nemmeno menzione del terrorista morto nell'abitazione colpita da una cannonata: stando al quotidiano romano vi sarebbero solo vittime civili. Il titolo, come quello di REPUBBLICA , riferisce genericamente di nove "palestinesi" uccisi.
Una buona dose di retorica per deplorare la violenza dei cattivi israeliani che turbano il ramadan viene messa in campo da Michele Giorgio sul MANIFESTO (pagina 10). Il titolo ("Gaza, Israele scatena i tank. Nove morti") è coerente con questa impostazione. Le fonti palestinesi, naturalmente, sono trattate come indiscutibili. Ecco il testo:
È usanza antica, durante il Ramadan, che, al tramonto, oltre al muezzin anche un colpo di cannone, a salve, segnali quotidianamente l'interruzione del digiuno per i musulmani osservanti. Ieri pomeriggio a Gaza però la cannonata, proprio pochi minuti prima dell'iftar, la cena, l'ha sparata l'esercito israeliano durante un'incursione di fanteria e mezzi corazzati nel nord della Striscia. Il colpo che si è abbattuto su una casa di Beit Hanun, uccidendo un militante dei comitati di resistenza popolare ma anche tre persone innocenti, tra cui un ragazzino. Almeno altre venti civili sono rimaste feriti. Ma il totale di vittime, di una delle giornate più insanguinate degli ultimi mesi, è ben più alto, almeno nove morti, perché poche ore prima della cannonata a Beit Hanun, cinque militanti dell'Esercito dell'Islam - una piccola organizzazione coinvolta nel rapimento del giornalista della Bbc Alan Johnston e nella cattura del soldato israeliano Gilad Shalit - sono stati uccisi a Zaitun (Gaza city), mentre si trovavano a bordo della loro automobile centrata in pieno dai missili sganciati dall'aviazione israeliana. Tra i morti figura anche il portavoce del gruppo, Khateb Al-Makdisi. Un attacco violento che tuttavia non ha sorpreso nessuno a Gaza, dichiarata la scorsa settimana «entità nemica» dal gabinetto di sicurezza israeliano e quindi divenuta bersaglio di dure misure punitive, che paga soprattutto la popolazione civile, e di attacchi militari. Il ministro della difesa, Ehud Barak, ieri mattina, parlando ai microfoni della radio militare, ha annunciato che lo stato di Israele è «vicino» a compiere un'operazione militare «su vasta scala», per porre fine al lancio di razzi Qassam (ieri ne sono caduti 12 su Sderot, senza fare danni). È stata la prima dichiarazione pubblica del governo israeliano riguardo un piano di attacco massiccio contro Gaza , che da metà giugno è sotto il controllo pieno di Hamas. «Ci stiamo avvicinando a mettere in atto una complessa operazione a Gaza. Finora abbiamo rimandato per diversi motivi - ha detto Barak - e non possiamo certo dire che si tratterà di un'operazione semplice». Hamas ma anche altre fazioni palestinesi, da settimane si preparano a fronteggiare l'offensiva israeliana. In questi ultimi giorni gruppi di centinaia di uomini in uniforme militare e con il volto coperto dal passamontagna si sono addestrati nei campi alla periferia dei centri abitanti. Secondo indiscrezioni sarebbero state minate numerose strade per bloccare una avanzata di mezzi corazzati verso Gaza city e Khan Yunis, sono state scavate gallerie e preparati centinaia di rifugi sotterranei, alcuni dei quali destinati a proteggere i leader politici di Hamas che, si presume, saranno i bersagli principali degli attacchi israeliani. È possibile però che Israele decida di rinviare a dicembre l'offensiva contro Gaza per non compromettere la convocazione, a metà novembre a Washington, dell'incontro sul Medio Oriente che l'Amministrazione Bush sta organizzando. Ciò in considerazione dei magri risultati che il meeting produrrà. Israele, in definitiva, sa che dall'incontro in terra americana non verranno fuori intese con i palestinesi e quindi prosegue senza sosta la sua campagna militare. Inoltre il ritrovamento ieri vicino Betlemme di prototipi di razzi artigianali, simili ai Qassam prodotti artigianalmente a Gaza, offre al governo Olmert il pretesto anche per intensificare i raid in Cisgiordania, chiusa ieri fino a nuovo ordine, per la festa ebraica di Sucot (la festa dei Tabernacoli). Intanto ieri a Gaza, poco prima degli attacchi israeliani, centinaia di ex ufficiali dei servizi di sicurezza fedeli ad Abu Mazen hanno manifestato per chiedere il versamento degli stipendi arretrati. Dalla presa di potere di Hamas a Gaza, il governo palestinese ad interim, nominato dalla presidenza, non ha elargito lo stipendio a 16.000 ufficiali e agenti. Circa 400 persone sono scese in piazza, sostenendo di essere vittime incolpevoli dello scontro tra Hamas e Fatah ed esortando il governo di Ramallah a rispettare i suoi impegni.
EUROPA, a pagina 6, annuncia nel titolo "almeno nove palestinesi uccisi". Le fonti palestinesi sono citate, ma non dichiarate, a Beit Hanun risultano morti "4 civili ", senza menzione del terrorista. La scorrettezza più grave è però la totale assenza di riferimenti ai lanci di razzi kassam che hanno motivato l'operazione israeliana. Ecco il testo:
Sei miliziani e tre civili palestinesi sono stati uccisi, ieri, in una duplice operazione israeliana condotta nella Striscia di Gaza. Un raid aereo, in cui un razzo israeliano ha centrato un fuoristrada, ha provocato la morte di quattro, forse cinque militanti di Hamas. In un attacco via terra, invece, circa quaranta carri armati sono entrati nella città di Beit Hanun, uccidendo quattro civili paIestinesi. Secondo i testimoni, si è trattato della «più massiccia incursione mai vista negli ultimi mesi. I guerriglieri, che secondo testimoni appartenevano alle brigate Ezzedin al Qassam, erano a bordo di un’auto lungo una strada del quartiere di Zaitun quando il veicolo è stato centrato da un missile. Secondo altre fonti, i tre appartenevano al gruppo radicale “Esercito islamico”, riconducibile ad al Qaeda ed uno di essi fu coinvolto nel rapimento del giornalista britannico Alan Johnston. La «vasta operazione» era stata annunciata nella mattinata dal ministro alla difesa Ehud Barak.