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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Il Manifesto - Il Riformista Rassegna Stampa
12.09.2007 I kassam non fanno male...
tranne che al diaologo con Hamas

Testata:Il Manifesto - Il Riformista
Autore: la redazione
Titolo: «Vince la resistenza. Alla pace - Qassam ferisce 69 soldati»

Nell'articolo pubblicato sul MANIFESTO a pagina 3 il terrorismo è definito "resistenza armata", il governo di Gerusalemme diventa di "di Tel Aviv", i raid aerei contro i terroristi sono "mirati" solo tra virgolette.
L'articolo si conclude con un tentativo di adossare la responsabilità dell'accaduto al governo israeliani, sfruttando la protesta delle famiglie delle reclute per la presenza dei soldati in una base sotto il tiro dei kassam.
Volendo strafare l'autore dell'articolo definisce nella stessa frase i razzi 
gli"imprecisi e quasi mai letali Qassam".
Ecco il testo:

Un soldato israeliano in condizioni critiche, quattro feriti gravemente, una decina in maniera lieve, 54 colpiti da schegge o sotto shock. È il bilancio dell'attacco, rivendicato dalla Jihad islamica e dai Comitati di resistenza popolare, che con un razzo Qassam lanciato dal nord della Striscia di Gaza hanno colpito ieri una base militare israeliana nel deserto del Negev. Il governo di Tel Aviv ritiene responsabili dell'azione gli islamisti di Hamas, che controllano la Striscia dopo averne cacciati i leader del rivale Fatah del presidente Abu Mazen. «Non importa quale organizzazione ne abbia rivendicata la responsabilità. Gaza è interamente controllata da Hamas, che ha la capacità di fermare il lancio di razzi e ha deciso di non farlo», ha dichiarato il ministro degli Esteri Tzipi Livni. Mentre l'ultra destra israeliana spinge per una risposta militare immediata contro i palestinesi, il governo Olmert (il premier ieri pomeriggio ha convocato una riunione d'emergenza) sarebbe più prudente, perché un'offensiva sul modello di Scudo difensivo - l'operazione con la quale il governo Sharon stroncò nel 2002 la resistenza armata palestinese - lascerebbe scoperto il fronte settentrionale proprio nel momento in cui più acuta si fa la tensione con la Siria. Per questo l'esecutivo di coalizione guidato da Kadima e dai laburisti spingerebbe per brevi incursioni in territorio palestinese e per una ripresa in grande stile dei raid «mirati» dell'aviazione, mai interrotti e che negli ultimi anni hanno causato centinaia di morti, molti dei quali civili innocenti. I parenti dei soldati però accusano il governo: che ci facevano centinaia di soldati semplici, accampati nella Base di Zikkim le cui tende erano nel raggio di tiro degli imprecisi e quasi mai letali Qassam. La pressione dell'opinione pubblica potrebbe spingere Olmert a spingere sull'acceleratore.

Dal RIFORMISTA un editoriale che condanna l'attentato, tra l'altro perchè mina gli sforzi di quanti pensano che "in un modo o nell’altro, bisogna riuscire a parlare anche con gli sponsor di Hamas".
L'attentato, ricordiamo, è stato lodato da Hamas, che controlla la striscia. forse quanti sostengono il dialogo con il gruppo terroristico o con i suoi "sponsor" (l'Iran? ) farebbero meglio a riflettere sul grado di realismo, assai scarso, delle loro posizioni.
Ecco il testo:

L'hanno definita «una vittoria mandata da Dio per la resistenza». Così Hamas ha rivendicato l’attacco da Gaza a una base militare israeliana, che, se miracolosamente non ha ucciso nessuno, ha ferito più o meno gravemente una settantina di soldati. Che sia stata fortuna o premeditazione, l’aggressione sembra voler cavalcare la rabbia israeliana e ottenere la grancassa mediatica che fa da triste corollario agli spargimenti di sangue. Una grancassa stupida, in questo caso, se si pensa che il lancio di razzi avveniva proprio mentre altrove i vertici dello stato ebraico cercavano la via del negoziato di pace con i palestinesi, e altrove si comincia a far strada l’idea che, in un modo o nell’altro, bisogna riuscire a parlare anche con gli sponsor di Hamas. Quei razzi, dunque, appaiono sì una vittoria: la vittoria della resistenza alla pace.

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cipiace@ilriformista.it

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