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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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Corriere della Sera - Il Messaggero - Il Giorno Rassegna Stampa
29.08.2007 L'Iran minaccia un olocausto nucleare: il monito di Bush
che si preferisce non ascoltare

Testata:Corriere della Sera - Il Messaggero - Il Giorno
Autore: Alessandra Farkas - Anna Guaita - Giampaolo Pioli
Titolo: «Bush sferza l'Iran: "E' come Al Qaeda" - Bush in crisi, alza il tiro: "Teheran come al Qaeda" - Bush, un uomo solo al comando»
Il CORRIERE della SERA del 29 agosto 2007 pubblica a pagina 13 una cronaca di Alessandra Farkas sul discorso di Bush ai veterani dell'American Legion di Reno, nel quale il presidente degli Stati Uniti ha difeso la liberazione dell'Iraq e ha lanciato l'allarme circa la possibilità di un olocausto nucleare provocato dal regime iraniano.
La preoccupazione di Bush è giustificata dalle dichiarazioni aggressive, pressoché quotidiane, di Ahmadinejad e dalla sostanziale impotenza della comunità internazionale a bloccare il programma nucleare di Teheran.
Nonostante questo, Alessandra Farkas scrive di uno "spettro rispolverato"e di "toni apocalittici" , definisce il discorso "aggressivo", attribuisce a Bush e ai neocon un "odio" per l'Iran, mostra il proprio scetticismo circa l'esistenza del "cosiddetto «asse del male»" dei paesi che finanziano il terrorismo e minacciano la pace mondiale.
Cita commenti negativi al discorso  e conclude che è quest'ultimo a far 
"temere una pericolosa escalation ".

Le va dato atto, comunque, di fornire lei stessa ai lettori gli elementi per valutare l'inconsistenza di questa visione della situazione. Scrivendo: "Nelle stesse ore il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad alzava il tono dello scontro affermando, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta tv, che «il potere degli Usa in Iraq sta rapidamente crollando» e che l'Iran «è pronto a entrare in gioco per riempire questo vuoto».
Ahmadinejad ha anche negato che l'Iran abbia rallentato le operazioni nucleari dietro pressione dell'occidente. «È vero il contrario», ha detto in tono provocatorio."

Ecco l'articolo:


NEW YORK — Ha paragonato l'Iran ad Al Qaeda, rispolverato lo spettro di un «olocausto nucleare» e lanciato un monito a Teheran: «Porteremo la battaglia in casa del nemico », rilanciando l'opzione, cara ai neocon, di un attacco militare contro l'odiato Paese, membro del cosiddetto «asse del male».
A due settimane dall'attesissimo rapporto al Congresso Usa del generale David Petraeus sull'andamento della guerra in Iraq, il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, ha difeso con un discorso aggressivo e dai toni apocalittici l'impopolare guerra in Iraq dai sempre più numerosi critici bipartisan che chiedono il ritiro delle truppe.
Rivolgendosi alla platea amica dei veterani dell'American Legion di Reno, in Nevada, Bush ha parlato di «inequivocabili segnali di progressi nella missione». Prima di lanciarsi in un attacco contro Teheran con una violenza verbale — frutto del suo nuovissimo team di speechwriter al lavoro alla Casa Bianca, guidato da Bill McGurn — che ha infiammato la blogosfera («ormai ha le allucinazioni», ha scritto un lettore del Washington Post.com), facendo temere una pericolosa escalation tra le due nazioni.

Nelle stesse ore il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad alzava il tono dello scontro affermando, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta tv, che «il potere degli Usa in Iraq sta rapidamente crollando» e che l'Iran «è pronto a entrare in gioco per riempire questo vuoto».
Ahmadinejad ha anche negato che l'Iran abbia rallentato le operazioni nucleari dietro pressione dell'occidente. «È vero il contrario», ha detto in tono provocatorio.

Bush ha risposto per le rime alla sfida. «Gli sforzi attivi dell'Iran per acquisire tecnologie che possono portare ad armi nucleari rischiano di far divampare la minaccia di un olocausto nucleare nel cuore di una regione già conosciuta per la sua instabilità e violenza », ha detto. Accusando i leader iraniani di contribuire, con la fornitura di ordigni agli insorti dell'Iraq, «agli attacchi contro le forze della coalizione » e di «provocare la morte di iracheni innocenti».
Bush ha usato espressioni catastrofiche anche per indicare le conseguenze di una eventuale «vittoria delle forze del radicalismo e dell'estremismo » nell'estromettere gli Stati Uniti dal Medio Oriente. «La regione sarebbe drammaticamente trasformata in tale maniera da mettere a repentaglio l'intero mondo civilizzato». Proprio poche ore dopo il discorso di Bush, l'ambasciata iraniana a Bagdad ha reso noto che sette connazionali («un diplomatico e sei funzionari del ministero dell'Elettricità») sono stati arrestati l'altra notte durante un'incursione delle truppe statunitensi allo Sheraton hotel della capitale irachena.
Lo scontro a distanza tra il presidente americano e quello iraniano ha assunto ieri anche connotati personali, senza esclusione di colpi e insulti.
Mentre Ahamadinejad si è rivolto al «presidente Usa», definendolo un leader «diabolico, egoista e arrogante», che ha «approfittato del Consiglio di sicurezza Onu per bloccare il programma nucleare iraniano», Bush non ha esitato a paragonare l'Iran al famigerato gruppo terroristico guidato da Osama Bin Laden.
«Il radicalismo islamico violento ha due forme — ha spiegato Bush — l'estremismo sunnita, incarnato da Al Qaeda, e l'estremismo sciita, rappresentato dal governo dell'Iran ». L'inquilino della Casa Bianca ha concluso il suo discorso promettendo agli americani di «affrontare questo pericolo prima che sia troppo tardi».
In gioco, ha tenuto a precisare, è il destino stesso dell'America, «perché i terroristi», ha detto Bush, «vogliono attaccare di nuovo gli Stati Uniti».

Anna Guaita sul MESSAGGERO (pagina 16) ascrive il discorso al tentativo di Bush di riguadagnare consensi, non prende nemmeno in considerazione la fondatezza dell'allarme sui progetti iraniani e non cita le ultime dichiarazioni di Ahmadinejad (riportate però dal quotidiano in un altro articolo)

Giampaolo Pioli sul GIORNO (pagina 21)  tratteggia un Bush impegnato a ben figurare sui libri di storia, che

purtroppo non riesce a capire che un graduale ritiro da Bagdad, col passaggio della mediazione nelle mani  dell'Onu e un impegno vero per la pace in Medio Oriente, gli darebbero molto più onore e prestigio che non un bombardamento chirurgico ai reattori di Teheran, perché dimostrerebbero una volta di più che l'America sa solo iniziare guerre ma non sa vincerle.

Naturalmente Pioli non cita le parole di Ahmadinejad, che, dopo l'auspicato ritiro americano, punta all'egemonia in Iraq.
Naturalmente non cita la conferenza per il Medio Oriente prevista a novembre, tentativo di risolvere il conflitto israelo-palestinese.
Naturalmente non tenta di rispondere alla domanda: "Cosa accadrebbe se l'Iran si dotasse di armi nucleari ?"
 
Lo si capisce: ha voluto scrivere un'analisi politicamente corretta e dunque non poteva prendere in considerazione la realtà.

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