Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Trattativa di pace in Medio Oriente, isolando "le forze che praticano la violenza e l'intolleranza" un intervento di Ronald P. Spogli, Ambasciatore in Italia degli Stati Uniti d'America
Testata: Corriere della Sera Data: 23 agosto 2007 Pagina: 41 Autore: Ronald P. Spogli Titolo: «I vincoli da rispettare»
Il CORRIERE della SERA del 23 agosto 2007 pubblica in prima pagina un intervento di Ronald P. Spogli Ambasciatore in Italia degli Stati Uniti d'America sul processo di pace in Medio Oriente:
Caro direttore, alcune popolazioni del Medio Oriente dovranno fare scelte importanti molto presto e noi, quali membri della comunità internazionale, abbiamo la responsabilità di aiutarle a prendere decisioni che favoriscano la stabilità regionale e mondiale, a optare per la moderazione contro l'estremismo violento, e a fare scelte che promettano un futuro migliore. Gli israeliani e i palestinesi hanno l'opportunità di fare progressi e gli Stati Uniti, con la comunità internazionale, guidati dal Quartetto, devono aiutare entrambe le parti a perseguire tale obbiettivo. Nel processo di pace per il Medio Oriente, i Paesi membri del Quartetto possono e devono incidere sui rapporti di forza tra moderati ed estremisti. I palestinesi devono fare una scelta e alcuni dei loro leader, guidati dal presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), sono favorevoli alla scelta moderata. Spetta ai politici di quell'area e alla comunità internazionale sostenere i leader del governo palestinese disposti a cogliere le opportunità di pace, poiché essi rischiano molto ed è nostro dovere aiutarli. Molti, anzi direi la maggioranza, sia sul fronte israeliano che su quello palestinese concordano sui principi fondamentali della pace. Principi molto chiari: la soluzione che prevede due Stati, il rifiuto della violenza e del terrorismo, il riconoscimento a entrambe le parti del diritto di esistere, e l'adesione al processo di pace. Coloro che rifiutano di accettare tali principi non meritano il nostro sostegno e non dovrebbero sedere al tavolo dei negoziati. C'è la possibilità concreta, fondata sulla reiterazione dell'Iniziativa araba per la Pace di quest'anno, dell'adesione al processo di pace di un elemento regionale. Nel momento in cui la Lega araba decideva la sua iniziativa di pace, segnalava il desiderio di pace da parte araba. L'iniziativa conteneva l'idea di un convegno internazionale. Del resto, gli Stati Uniti non si sarebbero lanciati nell'impresa se non avessero creduto che nella regione esiste il desiderio di intraprendere la strada della pace. Per unirsi a loro e a noi a quel tavolo, i palestinesi e i loro leader devono optare per le stesse cose: la soluzione che prevede due Stati, il rifiuto della violenza e del terrorismo, il riconoscimento a entrambe le parti del diritto di esistere, e l'adesione al processo di pace. Tenendo conto di ciò, gli Stati Uniti stanno prendendo le proprio decisioni in merito a coloro che governano secondo le norme internazionali. Ciò è largamente condiviso a livello internazionale, incluso il Quartetto di cui fanno parte l'Italia come membro dell'Unione Europea e gli Stati Uniti, e alle cui decisioni gli stessi Stati Uniti come anche l'Italia sono vincolati. Tutto il popolo palestinese, non importa se residente in Cisgiordania o a Gaza, ha rappresentanti legittimi con i quali riteniamo di poter ottenere risultati in tal senso. E' fuorviante nei confronti dei palestinesi sostenere che si possa evitare di fare quella scelta. Non è possibile. Ed è altrettanto fuorviante sostenere che coloro che rifiutano le condizioni del Quartetto possano far parte dell'accordo. Non possono. Non tutto però è sulle spalle dei palestinesi. Gli israeliani dovranno affrontare l'enorme sfida di un nuovo modello di sicurezza. Avamposti israeliani non autorizzati dovranno essere rimossi e l'allargamento degli insediamenti fermato. Gli israeliani dovranno trovare il modo di alleggerire concretamente la loro presenza fisica all'interno dei territori senza tuttavia ridurre il livello di sicurezza. Alla fine, si dovrà giungere a un accordo territoriale, con confini concordati reciprocamente sulla base di status precedenti, di realtà correnti e di correzioni decise congiuntamente. Da parte nostra, ci impegneremo a fondo per accrescere la fiducia di entrambe le parti nella soluzione che prevede due Stati. A tale riguardo, il Presidente Bush ha sollecitato un meeting internazionale in autunno per esaminare gli sviluppi e dare sostegno alle parti. Il risultato per i palestinesi sarà un fattore determinante per la stabilità regionale e mondiale negli anni a venire e dipenderà dalla scelta a favore della moderazione, contro l'estremismo violento. Un accordo equo tra israeliani e palestinesi aiuterà a prosciugare il pantano di instabilità nel quale il terrorismo e l'estremismo si alimentano. La comunità internazionale deve aiutare a formulare tale scelta stabilendo incentivi per coloro che scelgono il cammino della moderazione e disincentivi per coloro che optano per la violenza. L'Italia ha svolto e continua a svolgere un ruolo fondamentale. Ne abbiamo bisogno e contiamo sul suo impegno costante. Grazie alla sua vicinanza geografica e ai suoi legami storici con il Medio Oriente, alla sua voce autorevole nell'Unione Europea e nel G8, alle truppe in campo nelle missioni Unifil nel Libano e Eubam a Rafah, e al seggio che ricopre attualmente nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, l'Italia ha un forte interesse nella stabilità di una regione così cruciale. Siamo pronti a lavorare con l'Italia per promuovere le aspettative di pace e stabilità nel Medio Oriente, e per isolare le forze che praticano la violenza e l'intolleranza, il cui scopo è quello di ostacolare tali aspettative.
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