Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello
Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.
Hamas rinuncia alle bollette dell'elettricità, l'Unione europea riprende a finanziare la centrale di Gaza e per ora Haniyeh non convince il governo italiano
Testata: Corriere della Sera Data: 22 agosto 2007 Pagina: 14 Autore: Davide Frattini - Alessandra Coppola Titolo: «L'Europa riprende a pagare la centrale elettrica di Gaza - L'Italia: «Da Haniyeh spiragli, ma non basta»»
Dal CORRIERE della SERA del 22 agosto 2007, la cronaca di Davide Frattini sulla ripresa dei finanziamenti europei per il carburante necessario al funzionamento della centrale elettrica di Gaza :
GERUSALEMME — Niente bolletta dell'elettricità, torna la luce. L'Unione Europea ricomincia da oggi a pagare il carburante che fa funzionare la centrale per rifornire Gaza. Da venerdì scorso, oltre la metà degli abitanti aveva dovuto arrangiarsi con le candele. I Paesi europei avevano fermato i rifornimenti perché temevano che Hamas stesse progettando di introdurre le tasse sull'elettricità. «Dobbiamo essere certi che i nostri aiuti sono a beneficio esclusivo della popolazione », aveva commentato un funzionario all'agenzia Reuters. Ismail Haniyeh, premier palestinese deposto e uno dei leader del movimento fondamentalista, è intervenuto per chiedere un'indagine indipendente. «Sfidiamo chiunque a dimostrare che il governo di Hamas ha sottratto soldi alla compagnia elettrica o anche solo un litro di gasolio». Haniyeh ha accusato il presidente Abu Mazen di voler screditare Hamas e ha insinuato che l'Unione Europea faccia il gioco del raìs. Dopo che l'organizzazione integralista ha preso il controllo della Striscia in giugno, Abu Mazen ha esentato i residenti di Gaza, oltre un milione e quattrocentomila, dal pagamento delle tasse per evitare che Haniyeh potesse in qualche modo aggirare l'embargo politico ed economico, decretato dalla comunità internazionale. La decisione di fermare gli aiuti per pagare il carburante era arrivata perché nelle ultime settimane gli uomini di Hamas erano andati casa per casa ordinando di pagare le bollette della luce. Haniyeh ha negato di controllare la compagnia elettrica, gli avversari del Fatah hanno invece denunciato l'arresto del direttore della società. «Siamo pronti ad accettare che l'Unione Europea gestisca direttamente la centrale », ha commentato Ahmed Youssef, consigliere politico del primo ministro deposto. L'esercito israeliano ha continuato le operazioni contro i razzi Qassam. Due bambini, 10 e 12 anni, sono rimasti uccisi al confine nord, colpiti dal fuoco di un tank. «Erano vicino a un lanciarazzi — ha commentato un portavoce dello Stato Maggiore —. I terroristi usano i ragazzini per andare a recuperare gli armamenti dopo un'operazione». Tre membri della Jihad Islamica sono stati ammazzati nel sud della Striscia, quando si sono avvicinati alla barriera sulla frontiera.
Una cronaca di Alessandra Coppola sulle reazioni del governo italiano all'intervista del CORRIERE ad Ismail Haniyeh (vedi qui ):
ROMA — Un sottile spiraglio, uno «spicchio di apertura». Niente di più. A Palazzo Chigi hanno letto l'intervista al premier di Gaza Ismail Haniyeh, ieri sul Corriere («Europa e Italia ci aiutino a cancellare l'embargo »). Hanno anche notato con soddisfazione l'attenzione di Hamas alla linea italiana della «ragionevolezza». Che però, rilevano, non è stata ancora ricambiata: tra le risposte del capo del governo islamico nella Striscia non si trovano le condizioni perché si avvii un concreto dialogo. Soprattutto: manca il riconoscimento dello Stato di Israele. La posizione del governo italiano dunque non cambia rispetto a quella chiarita dal presidente del Consiglio Romano Prodi nella lettera al Corriere a ferragosto: disponibilità con tutti, ma se Hamas vuole rientrare nei giochi deve fare ulteriori passi avanti. È la linea che per la Farnesina sostiene anche il viceministro Ugo Intini (con la delega al Medio Oriente): «Haniyeh indica posizioni a partire dalle quali non sarebbe impossibile avviare un dialogo». Sì ai confini del '67, la possibilità di una tregua decennale. Non abbastanza. «Bisogna restare prudenti», frena Intini, e soprattutto «non bisogna dare ad Hamas l'impressione sbagliata che la comunità internazionale abbia smesso di appoggiare Abu Mazen», il presidente palestinese esponente di Al Fatah nei cui confronti, nota il viceministro, Haniyeh si esprime ancora con «troppa durezza». L'Italia può accogliere l'appello a intercedere per cancellare l'embargo? «Il nostro governo si muove in ambito multilaterale, non agisce da solo. Nella comunità internazionale nessuno pensa che non si debba tenere aperta la porta del dialogo. Ma Hamas deve aver chiaro che la vittoria militare a Gaza non ha pagato. E deve fare dei passi concreti. Innanzitutto verso la pace tra i palestinesi». Più scettico Umberto Ranieri (Ds), presidente della Commissione Esteri della Camera. «Dalle parole di Haniyeh purtroppo non emerge una disponibilità a partecipare a una trattativa», rileva. Se non apre a colloqui con Israele, «Hamas si autoesclude da una prospettiva negoziale per la costruzione di uno Stato palestinese ». Il senatore dell'Ulivo Furio Colombo va oltre: «Proporre ad Hamas il dialogo è un invito ad aumentare la posta. Tocca piuttosto ad Hamas alzare la mano e dire "vorremmo parlare" ». Perché è Hamas, spiega, ad auspicare la distruzione dello Stato di Israele, non viceversa. Più propenso a sottolineare la disponibilità di Haniyeh il verde Paolo Cento, sottosegretario all'Economia: «Un dialogo anche con questa formazione può essere utile per rilanciare una politica di pace in Medio Oriente». Per l'opposizione interviene duro Luca Volonté (Udc): «L'Italia respinga al mittente la proposta di Hamas. L'embargo deve rimanere. L'appello di Haniyeh dimostra solo il grave grado di compromissione tra il nostro governo e i gruppi terroristi islamici, una vergogna internazionale».
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