Un filmato recuperato dall’esercito israeliano durante le operazioni nella Striscia di Gaza mostra sei ostaggi israeliani mentre cercano di accendere le candele della festa di Hanukkah in un tunnel con scarso ossigeno. I sei ostaggi sono Hersh Goldberg-Polin, 23 anni, Eden Yerushalmi, 24 anni, Ori Danino, 25 anni, Alex Lobanov, 32 anni, Carmel Gat, 40 anni, e Almog Sarusi, 27 anni. Il filmato risale al dicembre 2023. Otto mesi dopo, il 29 agosto 2024, all’approssimarsi delle Forze di Difesa israeliane al tunnel sotto il quartiere di Tel Sultan, a Rafah (Striscia di Gaza meridionale), tutti e sei gli ostaggi furono assassinati con un colpo alla testa dai terroristi palestinesi.
Estate è tempo di viaggi, magari nel passato oltre che fra una spiaggia e l’altra, insieme a una storia molto lunga e da sempre con una sua misura di indecifrabilità. Fors’anche per questa sua natura la vicenda del popolo ebraico è così vulnerabile alle “idee preconcette”, come le definisce Riccardo Caimani nella Prefazione alla sua ultima fatica, Storia del pregiudizio contro gli ebrei. Antigiudaismo, antisemitismo, antisionismo. Come per alcuni, anzi per molti, “ebreo” è sinonimo di “avaro”, così per altri significa “intelligente”: sono entrambi pregiudizi, entrambi perniciosi. Gli ebrei non sono né più né meno intelligenti degli altri popoli, per fortuna. Ma la storia d’Israele è continuamente in bilico fra realtà e deformazione: gli ebrei sono stati e sono ancora spesso lo specchio degli incubi e delle speranze, delle bassezze e dei sogni altrui. Ha ragione Caimani, nel mettere in risalto come l’esperienza ebraica nella realtà sia sempre il frutto di “dinamiche religiose, sociali, economiche e politiche”: non è una storia statica, malgrado la tenacia del pregiudizio. La sua dose di mistero sta proprio nella inverosimile sopravvivenza del popolo ebraico: “Sono scomparsi grandi imperi, eppure quel piccolo popolo è sopravvissuto”.
Dopo queste premesse fondamentali, che in qualche modo tracciano i confini della storia ebraica, Caimani offre un dettagliato excursus dentro il pregiudizio, attraverso i nomi e le vicende con cui esso si articola: dal popolo presunto deicida al subumano degno di essere cancellato dalla faccia della terra, all’ebreo che “funziona” fintanto che erra in balia delle storie altrui ma che non ha diritto all’autodeterminazione della propria.