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Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.08.2007 L'FBI indaga sull'attacco hacker al sito dell'Onu
due cronache corrette

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Maurizio Molinari - Alessandra Farkas
Titolo: «America e Israele uccidono i bambini - Hacker violano il sito dell'Onu «Usa e Israele uccidono civili»»
Riportiamo la cronaca di Mauriizio Molinari, da pagina 4 della STAMPA del 13 agosto 2007,sull'attacco hacker la sito della Nazioni Unite, compiuto per diffondere propaganda antisraeliana e antiamericana.
Molinari riporta interessanti informazioni riguardo alle indagini in corso sull'attacco informatico.
 Il titolo dell'articolo ripropone il messaggio degli hacker. Nonostante le virgolette, che identificano le parole "America e Israele uccidono i bambini" come l'affermazione di qualcuno e non come un fatto, è scorretto, perché non fa riferimento alla vera notizia (hacker hanno assaltato il sito delle Nazioni Unite per diffondere menzogne su Israele e Stati Uniti).
Ecco il testo dell'articolo:


Blitz degli hacker al Palazzo di Vetro. I pirati del web hanno violato il sito Internet ufficiale delle Nazioni Unite riuscendo a far comparire la scritta «Israele e Usa, non uccidete i bambini e altra gente. Pace per sempre. No alla guerra». È stato il personale dell’Onu ad accorgersi della violazione, avvenuta nelle prime ore del mattino di ieri, che ha avuto come palcoscenico le pagine web dedicate alla quotidiana pubblicazione dei discorsi del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, e della sua agenda di appuntamento. Al fine di lasciare quante più tracce possibili gli hacker hanno fatto apparire la scritta su almeno quattro diverse pagine, firmandola ovunque con la scritta «Sabotato da Kerem125, M0sted e Gsy». L’intento è stato di presentare graficamente il messaggio anti-Usa e anti-Israele come se si trattasse di una comunicazione del Segretario generale.
I portavoce del Palazzo di Vetro hanno preferito non commentare quanto avvenuto, facendo però sapere che le verifiche finora sono state condotte sull'hacker avrebbero portato a individuare almeno una delle fonti dell’attacco in Turchia.
L’episodio è adesso al centro di un’indagine congiunta che vede la task force anti-cyberterrorismo della Fbi collaborare con l’ufficio per la sicurezza informatica dell’Onu. L’Fbi considera ogni violazione degli hacker ai danni di istituzioni e centri nevralgici sul territorio americano un serio pericolo per la sicurezza nazionale, in quanto potrebbe costituire un test per lanciare in un secondo momento azioni di più vasta portata.
L’ultimo rapporto dell’intelligence americana sulle minacce terroristiche contro gli Stati Uniti fa riferimento all’ipotesi di un incremento di azioni di cyberterrorismo. Non a caso nelle recenti settimane è avvenuta almeno una esercitazione per proteggere i siti considerati più a rischio di attacchi online.
C’è poi il fronte della sicurezza informatica gestita dai funzionari del Palazzo di Vetro: fu l’ex segretario generale Kofi Annan a decidere dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 di creare un particolare ufficio responsabile di vegliare sulla protezione online. La sede si trova a Manhattan ed il compito è quello di proteggere ogni comunicazione online che avviene nell’ambito delle agenzie dell’Onu, a cominciare dalla sede del segretariato generale. Il blitz degli hacker Kerem125, M0sted e Gsy lascia intendere che tali sistemi di difesa sono stati beffati e dunque per Ban Ki-moon si annuncia il difficile compito di rafforzarle.
La violazione del sito delle Nazioni Unite, con una terminologia che richiama il linguaggio di gruppi filo-islamici e simpatizzanti del terrorismo, è destinata a rilanciare le critiche nei confronti dell’amministrazione Bush da parte di chi nella comunità di intelligence da tempo lamenta carenza di attenzione verso il cyberterrorismo.
La scorsa settimana è stato Richard Clarke, ex responsabile della lotta al cyberterrorismo alla Casa Bianca, a rimproverare a chiare lettere all’amministrazione Bush di aver «sistematicamente ridotto fondi e strumenti per rendere sicuro il cyberspazio». «Sebbene lo stesso team della Casa Bianca si è lamentato con Bush, il presidente è andato avanti nei tagli» ha aggiunto Clarke, secondo il quale la debolezza sta nel fatto che «l’architettura fondamentale del cyberspazio non è sostanzialmente cambiata dal momento della sua creazione» e bisognerebbe dunque modificare «i suoi protocolli base Dns e Bgp» adottando «nuovi standard per la sicurezza della scrittura assieme a maggiore enfasi sull’autenticazione degli utenti e dei mezzi che vengono adoperati».

Di seguito, dal CORRIERE della SERA (pagina 11), la cronaca di Alessandra Farkas, che riporta le interessanti considerazioni di Anne Bayefsky sul rapporto Onu- Israele

NEW YORK — «Questa è una cyberprotesta contro Israele e gli Usa: non uccidete i bambini e altri civili. Pace per sempre, no alla guerra».
La requisitoria, con tanto di firma — Kerem 125, MOsted e Gsy — è stata scribacchiata in inglese maccheronico e per ben cinque volte da un gruppo di hacker che ieri hanno violato il portale ufficiale dell'Onu per inserire il loro messaggio di protesta contro la politica americana e israeliana in Medio Oriente.
Dopo alcune ore l'ormai inagibile sit o (all'indirizzo www.un.org/sg/) è stato oscurato dagli addetti del Palazzo di Vetro, con un messaggio di scuse per gli internauti: «Questo sito sarà temporaneamente non disponibile a causa di lavori di manutenzione— recitava il messaggio — Ci scusiamo per gli inconvenienti che ciò può causare e vi invitiamo a riprovare più tardi».
La cyber-protesta ha fatto rapidamente il giro del mondo grazie all'abilità di tre hacker che sono riusciti a penetrare nella pagina web dell'Onu e a infilarsi nella sezione di Ban Ki-moon riservata ai «latest statements». Le dichiarazioni più recenti del segretario generale, considerato da alcuni «troppo amico di Israele», soprattutto rispetto al suo predecessore Kofi Annan.
«Qualcuno vorrebbe invertire le lancette dell'orologio», ha commentato ieri un portavoce della Missione israeliana al Palazzo di Vetro. Non è certo un mistero che Israele e le Nazioni Unite hanno un rapporto difficile e tormentato dalla nascita dello Stato ebraico, il 14 maggio 1948.
Durante la Guerra fredda l'Unione Sovietica guidò una crociata senza esclusione di colpi contro Israele, spalleggiata da vari regimi arabi. La posizione ufficiale del Cremlino: «Il sionismo è lo strumento usato dagli ebrei e dagli americani per mettere a segno il loro imperialismo razzista». Da decenni i molti detrattori dell'Onu l'accusano di pregiudizio anti- israeliano, sfociato in un numero senza precedenti nella sua storia di risoluzioni di condanna nei confronti dello Stato ebraico. Inclusa la famigerata
Resolution 3379, del 1975, che equiparava sionismo e razzismo e fu poi revocata da una successiva risoluzione.
Ma gli incidenti di percorso non si contano. Nell'aprile del 2004 l'inviato speciale dell'Onu in Iraq, Lakhdar Brahimi, fece scandalo quando, durante un'intervista a una radio francese, affermò che «il grande veleno della regione è Israele». E nel gennaio dello scorso anno, Kofi Annan fu accusato di promuovere un'agenda anti-israeliana dopo aver appeso nel suo quartier generale newyorchese una cartina da cui mancava del tutto lo Stato ebraico, proprio all'indomani del discorso del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad che auspicava «la cancellazione di Israele dalle cartine geografiche».
«Molti ignorano che Israele è stato per anni l'unico Paese di serie B all'interno dell'Onu», punta il dito Anne Bayefsky, nota giurista internazionale specializzata in diritti umani. Per poter essere eletto tra i membri non permanenti del Consiglio di sicurezza o a uno dei tanti organismi dell'Onu bisogna infatti appartenere ad uno dei cinque gruppi regionali rappresentati all'Onu. «Geograficamente lo Stato di Israele appartiene al Gruppo asiatico che però continua da sempre a far quadrato, per negargli l'accesso — incalza la Bayefsky — trasformandolo de facto nell'unico membro dell'Onu "apolide" e quindi senza diritti».
L'elezione di Ban Ki-moon come successore di Kofi Annan è stata salutata con favore dagli ambienti diplomatici di Gerusalemme. Oltre a essere stato il primo ministro degli Esteri sudcoreano a visitare il Paese, da quando è segretario generale Ban si sta prodigando per rilanciare il processo di pace tra palestinesi e israeliani.

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