giovedi` 15 maggio 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele 06/04/2025

Jordan Peterson intervista Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele
Video con sottotitoli italiani a cura di Giorgio Pavoncello

Jordan B. Peterson intervista il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu sulla storia di Israele e sul diritto degli ebrei alla loro terra ancestrale, la Terra d'Israele, situata tra il fiume Giordano e il Mar Mediterraneo. Questa è la risposta alla narrazione falsa araba e alla loro assurda rivendicazione della terra di Israele, la patria del popolo ebraico da tempo immemorabile. La risposta a qualsiasi rivendicazione araba su una terra che chiamano "Palestina". La terra di Israele, che hanno invaso, non è mai stata terra araba e non sarà mai loro.



Clicca qui






Il Manifesto - L'Unità Rassegna Stampa
08.08.2007 Giudizi non equilibrati in grande evidenza
e notizie nascoste

Testata:Il Manifesto - L'Unità
Autore: la redazione
Titolo: «Betselem denuncia: «I check point - Ong israeliana: illegali i posti di blocco in Cisgiordania»
I posti di blocco israeliani in Cisgirodania sono  "una punizione collettiva per i palestinesi"  sostiene l'organizzazione israeliana Betselem, dimenticando la minaccia terroristica.
Il MANIFESTO dell'8 agosto 2007 raccoglie subito la non equlibrata denuncia.
Da pagina 9:

I posti di blocco costruiti dalle forze di occupazione israeliane in Cisgiordania sono illegali e costituiscono una punizione collettiva per i palestinesi che vivono in quelle terre. È questa la denuncia contenuta nel rapporto diffuso ieri dal Centro israeliano per i diritti umani Betselem. Descritti dalle autorità militari come una «misura di sicurezza», in realtà i posti di blocco rendono la vita impossibile ai palestinesi e facilitano al tempo stesso gli spostamenti dei coloni ebrei lungo strade che sono invece vietate alla popolazione araba. I check-point principali, sottolinea ancora Betselem, sono 47. A questi bisogna poi aggiungere 455 blocchi stradali presenti in tutta la Cisgiordania e 312 chilometri di strade che le macchine con targhe palestinesi non possono percorrere o possono farlo solo con forti limitazioni. La Cisgiordania, spiega Betselem, di fatto è divisa in sei zone separate e ciò rende oltremodo difficile per la popolazione palestinese raggiungere il lavoro, gli ospedali o far visita ai parenti, con forti danni esistenziali ed economici per un popolo intero.

Lo stesso fa L'UNITA', che nasconde nell'articolo sulla presa di posizione di Betselem la notizia della morte di due bambini palestinesi per l'esplosione accidentale a Gaza di due razzi kassam che dovevano essere utilizzati contro i civili israeliani.
Da pagina 10:


ALL’INDOMANI dell’incontro fra il premier israeliano Ehud Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) avvenuto l’altro ieri a Gerico e
durante il quale per la prima volta si è ipotizzata la riduzione dei posti di blocco israeliani in Cisgiordania, l’associazione per i diritti umani israeliana B’Tselem ha pubblicato ieri un dettagliato rapporto che definisce la loro presenza «abusiva e illegale». Nel documento si denuncia la vastità del fenomeno iniziato durante la violenta intifada del 2000 ma che da allora, sostiene B’Tselem, prosegue nonostante siano venuti meno molti dei suoi presupposti. «Lo Stato di Israele ha il diritto, anzi il dovere, di garantire la sicurezza ai propri cittadini - si legge nel rapporto - ma quelle restrizioni nella libertà di movimento dei palestinesi inizialmente imposte da ragioni di sicurezza, oggi in realtà servono per altri scopi, primo fra tutti quello di creare strade libere dal traffico e sterilizzate dai palestinesi, e quindi consentire spostamenti comodi e rapidi ai coloni e agli altri israeliani che si muovono in Cisgiordania».
Intanto, ieri il quotidiano «Haaretz», ieri ha svelato che il futuro stato palestinese potrebbe nascere cedendo quella parte di territorio sul quale sorgono le colonie, ma ottenendone in cambio altrettanto da parte di Israele, che su queste zone rinuncerebbe alla propria sovranità. È la formula magica sulla quale il presidente israeliano Shimon Peres vorrebbe costruire quella pace stabile e duratura per i due popoli che da decenni si aspettano tutti. Un piano che sembra un sogno e che pure, secondo il quotidiano israeliano «Haaretz» sarebbe già sul tavolo del primo ministro Ehud Olmert. Il gabinetto del premier ha provato a smentire puntualizzando che «questo progetto non è mai stato neppure discusso», ma fonti vicine a Peres citate dal quotidiano insistono, e confermano non soltanto che quel piano esiste ma che Olmert lo starebbe valutando con estremo interesse. Il «piano Peres» avrebbe il merito di accogliere, sia pure di traverso, una richiesta fondamentale che i palestinesi hanno ripresentato anche durante il vertice di Gerico: la restituzione cioè di tutti i territori di cui disponevano fino all’occupazione israeliana del 1967. Il «piano» risolverebbe il nodo garantendo che la superficie territoriale sarà effettivamente la stessa, ma proponendo che quel 5 per cento del territorio della Cisgiordania oggi occupato dalle colonie ebraiche, venga compensato con altrettanto territorio che Israele si preparerebbe a cedere. Magari individuato in quelle zone oggi abitate da popolazione araba.
Intanto ieri mattina 3.000 fra soldati e agenti di polizia israeliani hanno eseguito con la forza lo sgombero di tre famiglie di coloni che occupavano illegalmente alcuni edifici nel vecchio mercato generale di Hebron, in Cisgiordania. Una operazione che ha provocato la durissima reazione di altre centinaia di coloni, invitati alla resistenza dai propri rabbini. I militari si sono trovati di fronte alle barricate erette dai manifestanti che hanno provato a respingere l’attacco con lancio di uova e sassi, mentre per ostacolare l’avanzata delle forze dell’ordine hanno rovesciato su scale e pavimenti interi bidoni di olio. A Gaza intanto, centinaia di persone hanno preso parte nella Striscia di Gaza ai funerali dei due fratellini palestinesi rimasti uccisi ieri mattina dall’esplosione accidentale di un razzo Qassam.

Per inviare una e-mail alla redazione  del Manifesto e dell'Unità cliccare sul link sottostante

redazione@ilmanifesto.it
lettere@unita.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT